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MOSTRA MARIO LATTES -
Monforte d'Alba (CN)
Cambi di stagione 2010
Monforte d'Alba, Fondazione Bottari Lattes
Mario Lattes
o la solitudine delle marionette
Manforte d'Alba, 20 marzo - 30 aprile
Charleston Manor (GB), estate 2010
Vernice: sabato 20 marzo, ore 17
Musica e arte, questa è la cifra di "Cambi di
stagione" il Festival lungo un anno che ha nei
giorni di cambio di stagione, i suoi quattro apici.
Riunendo a Monforte d'Alba musicisti da mezzo mondo per
suonare, ma soprattutto per vivere questa esperienza,
insieme.
A proporre l'affascinante formula è Caterina Bottari
Lattes che a Monforte d'Alba ha voluto dare vita ad
una Fondazione, la Bottari Lattes appunto, dedicata alla
promozione delle arti, chiamando Nicola Campogrande a
dirigere le stagioni musicali e affidando ad un gruppo
di intellettuali amici la scelta delle mostre.
Quello che Caterina Bottari Lattes ha voluto creare a
Monforte d'Alba è un cenacolo culturale aperto al mondo,
una proposta che ben si sposa con la bellezza dei
luoghi, le Langhe piemontesi. Cenacolo che sta già
diventando parte di una costellazione internazionale di
realtà private consimili, tant'è che già da quest'anno
il Festival di Monforte d'Alba è partner ufficiale di
uno dei più sofisticati, forse il più sofisticato,
Festival musicale estivo inglese, il Charleston Manor
Festival. In un connubio che va al di là della
sola musica, tanto che anche la mostra che la Bottari
Lattes propone nella stagione primaverile, in estate
sarà riallestita nel fantastico "deposito delle
carrozze" della dimora del Sussex inglese.
La mostra di avvio del progetto sarà dedicata, e non
poteva che essere così, a Mario Lattes, l'uomo
che Ernesto Ferrero, che la cura, definisce come
il "misterioso editore-scrittore-pittore" che fu
"nemico del presenzialismo e, per scelta, pessimo
promotore di se stesso, quando sgomitare e mettersi
troppo avanti era ancora una grave caduta di stile".
"Scrittura e gesto figurativo sono,
scrive ancora Ferrero - strettamente connessi in Lattes,
due facce dello stessa medaglia, e coinvolgono anche
l'editore".
"Lattes pittore non corre dietro a nessuno, ma sin dagli
anni '50 avvia sulla pagina e sulla tela un'autoanalisi
destinata a non trovare requie...
In questo mondo fantasmatico, le uniche entità a
possedere un'identità definita, uno status che le
preserva e giustifica, sono le marionette. Che
non sono le marionette di Kleist, agili e leggere come
saltimbanchi o libellule, libere dalle schiavitù della
gravità terrestre, ma degli impiccati di cui molte cose
ci vengono raccontate, come la famosa Marionetta
Malvagia del 1976, cattiva perché ferita, offesa (dice
memorabilmente la Creatura del dottor Frankenstein:
"Sono crudele perché sono infelice"). Hanno la rigidità
delle funzioni narrative della fiaba, che restano
immodificabili, ma anche livree lussuose, quasi
sofisticate, sebbene appena logore. Sono manifestamente
dei nobili decaduti, dei dignitari di corte che già
avevano svolto importanti funzioni al servizio del loro
signore, e ora accettano stoicamente la loro uscita di
scena e insieme a quella la decadenza del loro padrone.
In un mondo che si disfa e si agglutina e si perde in
nebbie malate, le marionette rivendicano la dignità
della loro solitudine lanciando la sfida della loro
inattingibile alterità. Insieme a loro, chi si salva
sono gli animali (il gatto sulla sedia,
placidamente addormentato, sazio di colore) e i
bambini, che si sottraggono agli enigmatici
disfacimenti degli interni domestici correndo per
giardini su cui imprimono l'allegria scomposta dei loro
movimenti. I bambini hanno ancora un volto, anche quello
di L'enfant et le sortilège che, muovendo verso l'età
adulta, sta cominciando a perderlo.
Forse quello che Lattes pratica è una sorta di
disseppellimento archeologico, in cui ogni strato
rimanda a uno strato sottostante. Frugando in quei
detriti, Lattes sembra provare un oscuro sollievo.
Partito per attuare un'autoanalisi ininterrotta, si
guarda bene dal darci notizie dirette di sé. Troppo
facile. Tocca anche a noi misurarci con le rilevazioni
della disgregazione della realtà che alla fine possono
semplicemente testimoniare la disgregazione del soggetto
che osserva. In L'amore è niente persino l'ombra
abbandona il protagonista, e quella sparizione gli
certifica la propria non-esistenza.
I quadri selezionati per questa mostra vogliono
proprio dar conto dei vari momenti progressivi di questa
lotta contro con l'ombra e dentro l'ombra, di questo
periplo nella desolazione di un teatrino in cui le
figure umane sono sinonimo di sofferenza e le assenze
pesano più delle presenze, di questi drammi di un io
alle prese con un impossibile noi. Drammi per
interposta marionetta. Gli stessi autoritratti - e
sono molti- non ci forniscono informazioni
sull'effigiato, il cui volto ci viene negato. Di lui
possiamo cogliere solo un occhio, spaventato e come
interrogante attraverso bendaggi da mummia, in una tela
del 1983. Solo nell'autoritratto con manichini del 1990
quel volto si svela per intero, ed è il volto di chi ha
imparato a sopravvivere a ogni possibile spavento o
disgusto. Chissà che, avvertendo imminente il congedo,
Lattes abbia voluto comunicarci (ma in primo luogo dire
a se stesso) quell'accettazione di sé che per tanto
tempo aveva puntigliosamente negato, chiamando a
testimoni le uniche entità di cui si poteva fidare:
le marionette, con la loro solitudine favolosa e
fraterna".
"MARIO LATTES o la solitudine delle marionette",
Monforte d'Alba, Fondazione Bottari Lattes (via Marconi
16), dal 20 marzo al 30 giugno 2010.Mostra promossa
dalla Fondazione Bottari Lattes, a cura di Ernesto
Ferrero. Orario: lunedì - giovedì, dalle 14.30 alle
17.00 e venerdì, sabato e domenica dalle 10 alle 12 e
dalle 15 alle 18.0.
Info: Fondazione Bottari Lattes
www.fondazionebottarilattes.it tel. 3338685149
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