|
136 RECITE PER LA
KITCHEN COMPANY - Milano
136 RECITE PER LA THE
KITCHEN COMPANY
AL TEATRO FRANCO PARENTI
DI MILANO
DAL 19 OTTOBRE AL 19
DICEMBRE 2010

La The Kitchen Company
nasce verso la fine del 2008 per volontà di un
produttore privato, Massimo Chiesa, il quale,
dopo ventuno anni di esperienza come impresario teatrale
e più di settanta spettacoli prodotti scritturando i
migliori interpreti del panorama italiano (da Sergio
Castellitto a Claudia Cardinale, da Dario
Fo a Paolo Villaggio, da Nancy Brilli
a Stefania Sandrelli, da Stefano Accorsi a
Luca Barbareschi) ha deciso di cambiare rotta e
di investire su giovani attori diplomati nelle più
prestigiose Accademie italiane.
In un momento di grande
crisi culturale, il percorso che sta intraprendendo la
The Kitchen Company ci sembra assolutamente meritorio.
Per altro il nostro Presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano lo scorso 23 luglio, in occasione
della tradizionale cerimonia di consegna al Presidente
della Repubblica del “ventaglio” da parte
dell’Associazione della stampa parlamentare: “… il
problema numero uno resta sempre irrisolto: si chiama
disoccupazione giovanile. Il problema dei giovani non
impegnati nel mondo del lavoro o in quello dello studio
è il problema numero uno dell’Italia”; concetto che
Napolitano ha poi nuovamente ribadito il 2 settembre
scorso durante la sua visita a Mestre.
La
The Kitchen Company, sensibile alla problematica e
interessata ad un teatro capace di formare e coinvolgere
i giovani, ha così scelto di iniziare il suo cammino
puntando sui grandi numeri, ovvero su
un nucleo consistente di ben 40 attori di
età compresa tra i 23 e i 28 anni.
Al suo secondo anno di
vita, la The Kitchen Company è già riuscita a farsi
conoscere e apprezzare da una buona fetta di pubblico,
grazie anche alla prestigiosa vetrina del Festival dei
Due Mondi di Spoleto, che ha accolto la The Kitchen
Company nelle due ultime edizioni regalandole un grande
successo.
La stagione 2010-2011 del
Teatro Franco Parenti di Milano si aprirà con la
lunga permanenza della TKC.
La TKC in due mesi
effettuerà ben 136 repliche portando in scena due
testi di rottura e di impegno civile: “Nemico di
Classe” di Nigel Williams e “Mea Culpa”
di Eleonora d’Urso. Due testi che, pur
affrontando tematiche scottanti e a volte scomode, fanno
dell’ironia e della comicità strumenti raffinati di
denuncia sociale.
NEMICO DI CLASSE di Nigel
Williams. In scena dal 19 ottobre al 19 dicembre 2010
con Luca Avagliano,
Gabriele Bajo, Nicola Nicchi, Daniele Parisi, Giovanni
Prosperi, Carlo Zanotti e Giorgio Regali, regia di
Massimo Chiesa.
Nemico di Classe
fu
il testo che lanciò nel 1983 il Teatro dell’Elfo.
Elio De Capitani ne fece uno spettacolo che è ormai
parte della storia del Teatro Italiano.
Il cast era composto da giovanissimi attori allora
sconosciuti: Paolo Rossi,
Claudio Bisio, Antonio Catania, Riccardo Bini,
Sebastiano Filocamo e lo stesso De Capitani.
Oggi, la The Kitchen
Company, con la regia di Massimo Chiesa, dopo 27 anni
lo ripropone a Milano e la scelta è dettata dall’indiscutibile
attualità di un testo che racconta la condizione
alienata e alienante di un gruppo di studenti che si
ritrovano a vivere quel disagio giovanile di cui sempre
più spesso si legge sui giornali.
Nemico di classe racconta
la storia di sei ragazzi “difficili” ed
emarginati che, ogni giorno, si ritrovano in un’aula di
una scuola di periferia di una grande città in attesa
di un professore, in attesa di una guida, di un
qualcuno che dia loro gli strumenti necessari per uscire
da quella gabbia e affrontare il mondo.
In questa attesa, i sei
ragazzi decidono, a turno, di tenere una lezione
su un argomento a piacere. Si esprimono in modo goffo e
arrabbiato, comico e crudele, discutono di sesso,
di cucina, di giardinaggio, di razzismo,
della loro rabbia. È così che il pubblico assiste
al ribaltamento dei ruoli, i giovani studenti si mettono
in cattedra e le loro lezioni, tanto crude quanto
esilaranti, ne raccontano la spiazzante
vulnerabilità che coincide, sempre e comunque, con il
bisogno d’aiuto, il bisogno di un intervento esterno, il
bisogno dell’altro, sia esso compagno di banco, genitore
o insegnante.
Quando, verso la fine dello spettacolo, fa il suo
ingresso in aula un professore, risulta talmente
inadeguato e incapace di ascoltare e comprendere le
mancanze di quei ragazzi “incazzati” con la vita e con
il mondo, che l’unica via plausibile sembra essere
quella di abbandonarli al loro destino. Viene allora
spontaneo domandarsi cosa e chi
rappresenti quel professore, cosa incarni, e la
risposta non può che essere una: lo Stato, la
Famiglia, la Società. Tempo fa si sarebbe potuto
dire che la responsabilità era anche della Scuola
stessa, ma mai come oggi, la
Scuola, è invece al pari di quei ragazzi, anch’essa
dissestata, abbandonata, vessata dai tagli e da una
politica che non da più alcun valore alla cultura.
Nemico di Classe,
nonostante il linguaggio spesso troppo diretto,
è uno spettacolo rivolto a tutti, agli
studenti in primis certo, ma anche a chi nei confronti
dei giovani deve imparare ad assumersi le proprie
responsabilità, ovvero la società tutta.
MEA CULPA di Eleonora
d’Urso. In scena dal 26 ottobre al 19 dicembre 2010
con Fatima Corinna
Bernardi, Daria D’Aloia, Eleonora d’Urso, Barbara
Giordano e Valeria Perdonò, regia di Eleonora d’Urso.
Una prostituta rumena
costretta ad avere un rapporto sessuale non protetto,
una studentessa che per pagarsi gli studi ha venduto
il suo corpo alla persona “sbagliata”, una ragazza di
provincia che porta in grembo il figlio di uno
stupro, una minorenne adescata dal fedele amico
di famiglia, una mogliettina arricchita ingannata
da chi le aveva promesso aiuto e conforto.
Cinque giovani donne,
cinque corpi toccati, ingannati, violati e un unico
responsabile, Don Luigi. Cinque donne ingabbiate in
un Cattolicesimo che le spinge a ricercare in se
stesse la colpa dell’abuso subito, poiché mai
punterebbero il dito contro l’unico vero
responsabile ovvero un uomo intoccabile, insospettabile,
il parroco di quartiere, il proprio confessore,
la guida spirituale di famiglia, un uomo che, in nome di
Dio, ha potuto agire indisturbato, tutelato da un ruolo
che ne garantisce l’immunità.
Un testo spietato che
ritrova però nell’ironia l’unico modo per dire tutto e
fino in fondo.
Un testo che affronta il
tema dell’abuso sulla donna ma, prima ancora, si pone
delle domande sull’ingerenza del Cattolicesimo nella
vita di ognuno di noi, sulla rigidità dei suoi dogmi e
su un’idea di fede da molti vissuta come cieca credenza.
Questo è Mea Culpa, uno spettacolo che ha
debuttato al Festival di Asti nel 2008 ma che, da
allora, non è stato facile rappresentare in Italia.
Benché mai come in questi ultimi tempi si senta parlare
di abusi da parte dei preti, Mea Culpa è un testo
scomodo poiché si schiera, senza peli sulla lingua,
contro l’ingerenza di una
Chiesa troppo spesso incapace di riconoscere i propri
errori.
La scelta di Andree Ruth
Shammah di ospitarlo per quasi due mesi al Teatro Franco
Parenti, è un vero atto di coraggio.
|
|