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MOSTRA: ATTESE - Milano
La galleria
Gli eroici furori – Arte contemporanea
per il ciclo «Dialogo a due»
presenta
ATTESE
Fabrizio Pozzoli dialoga con Gianfranco Ferroni
Inaugurazione mercoledì 10 novembre ore 18,30
a cura di Chiara Gatti
catalogo in galleria con testi di Silvia Agliotti e Chiara Gatti
La galleria Gli
eroici furori – Arte contemporanea presenta, per la prossima stagione
espositiva, un nuovo ciclo di mostre dedicate al dialogo ideale fra autori di
generazioni diverse. Coppie di artisti, maestri e allievi, figure consacrate del
mondo dell’arte e giovani interpreti, saranno chiamati per l’occasione a
confrontarsi su temi, riflessioni e linguaggi che, a distanza di tempo, sembrano
combaciare, intrecciarsi in un gioco di rimandi e citazioni dagli esiti
affascinanti.
Primi
protagonisti di questo incontro sono Gianfranco Ferroni (1927-2001), autore di
spicco della pittura italiana di secondo Novecento, celebrato tre anni fa da una
grande antologica allestita a Palazzo Reale a Milano, e Fabrizio Pozzoli,
giovane scultore milanese, salito nel 2009 sul podio del Premio San Fedele
Giovani Artisti e noto per le sue figure, corpi d’uomini e teste, spesso di
dimensioni monumentali, ottenuti dalla tessitura inesausta del filo di ferro,
capace di sagomare nell’aria fisionomie dal retrogusto esistenziale. Lo stesso
che distingue da sempre la ricerca di Ferroni, con i suoi interni spogli, i
pochi oggetti, nature morte di ordinaria solitudine dove persino la polvere in
sospensione sembra bloccata nel vuoto in attesa di un accadimento.
"Seriamente,
che si può dire sul vuoto? – scrisse l’artista in risposta a un quesito di
Fagiolo dell’Arco – In diversi titoli dei miei quadri compare con una certa
frequenza: “la stanza vuota”, “lo spazio vuoto”, “il vuoto-la melanconia”. Il
senso è presto detto: la non presenza umana; l’estraniazione e spesso, più
recentemente l’attesa. Il vuoto che si coniuga con l’aspirazione a una
religiosità “altra”. Io, laico convinto, sono in attesa: attesa di un
improbabile evento, o miracolo o apparizione; ma soprattutto di un senso da dare
alle cose: dare nuova significanza a ciò che non ha più significato".
Quello che
colpisce tuttavia in tutto ciò, e che lega la riflessione di Ferroni alle ultime
ricerche di Pozzoli, è proprio il senso della presenza umana, il cui peso
impalpabile si percepisce sempre e comunque dietro i tavoli spogli di Ferroni,
come un’ombra, un fantasma, un’impronta umana che sembra avere, per un attimo,
attraversato la scena. È il suo profilo asciutto, il suo fisico sofferente che
si intravede o si immagina in un angolo della stanza e che certe fotografie
scattate con la sua vecchia Assemblad catturano nel bianco e nero; esattamente
come Pozzoli ingabbia nelle sue matasse di metallo parvenze senza volto, emblemi
di una solitudine universale, che il giovane autore milanese non tarda ad
ispirare alle figure del maestro, attualizzandole nelle forme e nei sentimenti.
Biografia
Gianfranco Ferroni
Gianfranco
Ferroni nasce a Livorno il 22 febbraio del 1927. Nel 1946 comincia a frequentare
l’ambiente di Brera e del bar Giamaica. Nel 1949 si iscrive al Partito Comunista
del quale straccerà, nel 1956, la tessera come gesto di protesta in seguito alla
rivolta di Ungheria. Nel cuore di Milano, negli anni in cui a Brera
s’incontrano, da un lato, Fontana e Manzoni, dall’altro gli ultimi naturalisti
arcangeliani, Ferroni comincia a frequentare un gruppo di giovani allievi di
Carpi, che tempo qualche anno saranno i portavoce del movimento del realismo
esistenziale, come Banchieri, Ceretti, Guerreschi, Romagnoni e Vaglieri. Dopo
una personale alla galleria Schettini di Milano, spetta alla Galleria Bergamini
rappresentare il suo lavoro fra il 1956 e il 1960. Nel 1957 Ferroni è invitato
alla quinta edizione della rassegna «Italia-Francia», a Torino, curata da Luigi
Carluccio, mentre, l’anno successivo, approda alla Biennale di Venezia. Nel 1959
partecipa alla Quadriennale di Roma, alla Biennale del Mediterraneo di
Alessandria d’Egitto. Dopo l’ultima mostra alla Bergamini nel 1960 e la presenza
alla Biennale di Tokio nel 1964 e alla Quadriennale di Roma del 1965, Ferroni
torna a Venezia per la Biennale del 1968 dove gli viene assegnata una sala
personale. Dal 1968 al 1972, Ferroni abita a Viareggio, in una sorta di
isolamento che preannuncia un nuovo stadio della sua pittura. Dopo il 1975 si
collocano alcuni eventi espositivi importanti, al Fante di Spade di Roma e
Milano (nel 1974 e nel 1976), all’Eunomia di Milano (nel 1969 e nel 1970), alla
Mulina di Modena (nel 1966, nel 1968 e nel 1978) e alla Galatea di Torino (nel
1964, nel 1966 e nel 1970). La personale alla galleria Documenta di Torino, nel
febbraio del 1974, rappresenta un episodio significativo per la comparsa dei
prototipi di quelle stanze silenziose. Cadono, in questo stesso arco di tempo,
la pubblicazione della prima monografia di Duilio Morosini e la presentazione di
Giovanni Testori per la mostra alla Galleria Du Dragon di Parigi, nel 1977,
oltre a rassegne quali: «Dal Realismo esistenziale al nuovo racconto» curata da
Mascherpa per la Galleria Ricci Oddi di Piacenza nel 1979 e la galleria del
Centro Culturale San Fedele nel 1981; o ancora «Realismo esistenziale: momenti
di una vicenda dell’arte italiana 1955-1965» allestita, nel 1991, al Palazzo
della Permanente di Milano, a cura di De Micheli, Mascherpa, Seveso e Corradini.
Gli esordi degli anni ottanta sono marcati da una grande antologia a Napoli.
Questo decennio è caratterizzato anche dall’adesione di Ferroni alla Metacosa,
nome che identifica un gruppo di autori riunitisi nello suo studio milanese già
dal 1979 e sostenuti dal critico Roberto Tassi. Nel 1982 Ferroni è di nuovo a
Venezia con una sala personale, scelto dai curatori (Dell’Acqua e Mascherpa) fra
i rappresentanti di quel ritorno alla pittura in polemica con il mondo delle
speculazioni concettuali e della Transavanguardia. Negli anni novanta ogni
travaglio sembra improvvisamente quietarsi e le immagini di Ferroni ne sono la
prova; gli oggetti fluttuano ora in un’aura di magia e sospensione. Dopo una
prima rassegna allestita nel 1991 a Palazzo Sarcinelli di Conegliano Veneto, a
cura di Marco Goldin, fra il 1959 e il 1990, Ferroni sarà al centro di altre
manifestazioni. Insignito, nel 1993, del Premio Presidente della Repubblica
dall’Accademia di San Luca, è protagonista nel 1994 di una antologica alla
Galleria d’arte moderna di Bologna, con una presentazione di Fagiolo Dell’Arco.
Nel 1997 è allestita la retrospettiva a Palazzo Reale a Milano e nel 1999 vince
il primo premio alla Quadriennale d’Arte di Roma. Gianfranco Ferroni muore a
Bergamo il 12 maggio del 2001. Nel 2007 il Palazzo Reale di Milano e il Palazzo
della Ragione di Bergamo dedicano all’artista una doppia, grande retrospettiva.
Biografia
Fabrizio Pozzoli
Fabrizio
Pozzoli nasce nel 1973 a Milano, dove vive e lavora. Affianca a studi
scientifici esperienze come aiuto scenografo. Compie stages negli Stati Uniti e
in Inghilterra. Ricerca in ambito grafico e di scrittura e si forma ai corsi
della Scuola del fumetto di Milano, dove consegue precise capacità di
rappresentazione anatomica della figura cui sarà sempre fedele. Dagli ultimi
anni novanta lavora a sculture metalliche tridimensionali, realizzate in filo di
ferro, generalmente protetto da silicone, ma a volte lasciato alla corrosione
della ruggine. Alla fine del 1999 realizza la prima opera in filo di ferro.
Partendo da un piede, nell’arco di un mese riproduce sé stesso a grandezza
naturale. Questa figura rappresenta l’incipit del suo cammino artistico. Nel
2002 alcune delle figure si dispongono all’interno o emergono da strutture
architettoniche in ferro ammantato di ruggine: si tratta dei prodromi, in chiave
di studio, di una più ampia concezione della figura nello spazio come scena, che
in seguito ha verificato il contestualizzarsi di eventi teatrali attorno a
sculture di Pozzoli, eseguite a grandezza naturale. Al filo di ferro si
accompagna a volte filo di rame, con un incremento del dato drammatico o come
indicatore di percorsi dello sguardo sul corpo della figura. Un incremento
dell’impatto luministico è inoltre ottenuto con la zincatura del materiale. Nel
2005 inizia a lavorare a sculture di grandi dimensioni, concentrando
l’attenzione non più soltanto sul corpo nella sua totalità, ma sul volto e i
suoi caratteri fisionomici. A partire dal 2007, compare nei lavori di Pozzoli
l’elemento ruggine, ottenuto attraverso la naturale ossidazione del metallo
esposto agli agenti atmosferici. Nel 2008 l’esposizione personale OVERSIZE,
presso la Galleria Montrasio Arte di Milano, è impreziosita dagli scatti del
grande maestro della fotografia Gianni Berengo Gardin, che ritrae il giovane
artista milanese al lavoro nel suo studio. Pozzoli soggiorna per tre mesi a New
York, presso la Residenza per Artisti HSF, dove tiene una mostra personale. Nel
2009 partecipa al Premio Artivisive San Fedele a Milano, dove è terzo
classificato. Compare nel catalogo “Gianni Berengo Gardin – Reportrait”, tra i
personaggi del mondo della cultura del ‘900 immortalati dall’illustre fotografo.
Al catalogo è legata una grande mostra tenutasi a Palazzo Penotti Ubertini di
Orta San Giulio (NO). In occasione della mostra “Milo Manara”, tenutasi a
Venezia, presso il Palazzo Querini Stampalia, Pozzoli viene invitato a
realizzare quattro sculture in omaggio del grande disegnatore.
ATTESE
Fabrizio Pozzoli dialoga con
Gianfranco Ferroni
10 novembre 2010 - 30 gennaio
2011
Orari: 16,00 - 19,30 dal lunedì al
venerdì
mattina e sabato su appuntamento
Gli eroici furori – Arte contemporanea
Via Melzo 30 - 20129 Milano
tel +39 02 37648381 - +39 347
8023868
www.furori.it e-mail:
silvia.agliotti@furori.it
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