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MOSTRA EASEL - Genova
EASEL
European
Art Slam Exhibition Launch
A cura della Galleria Studio 44 in
collaborazione con Roberta Allesina, Rossana Borroni, Daniela Legotta,
Alessandra Piatti.
4 - 25 settembre 2010
Inaugurazione: 4 settembre ore 18
Galleria Studio44 di Genova
Il 4 settembre inaugura la mostra
dei vincitori del
1° Art Slam
europeo svoltosi lo scorso 29 Maggio 2010 presso le sale della galleria. Il
fenomeno Art Slam è poco conosciuto in Italia,
ha radici americane
e prende le mosse dal
Poetry Slam,
in cui gli artisti sono chiamati a sfidarsi a suon di versi. È un modo nuovo e
assolutamente coinvolgente di proporre l’arte, ridefinendo i rapporti tra
artista e pubblico. L’edizione genovese ha avuto il merito di esser stata
occasione di scambio e confronto tra artisti diversi per età, provenienza e
ricerca espressiva. Un'esperienza positiva, soprattutto come opportunità di
crescita e arricchimento per tutti coloro che vi hanno preso parte, anche per il
pubblico che si è mostrato caloroso e partecipativo. L'esperimento è stato
soddisfacente, sia per gli organizzatori che per gli artisti stessi.
La giuria di addetti
ai lavori e il pubblico ha giudicato i sessanta partecipanti decretando i sei
artisti vincitori che si sono aggiudicati la possibilità prendere parte alla
collettiva:
Antonio
Lucà, Mauro Panichella, Alessandro Ripane, Fabio Taramasco, Francesca Traverso e
Giulia Vasta.
La collettiva ospita
artisti che utilizzano tutte le diverse forme espressive dell'arte, dalla
fotografia alla pittura,
dall’illustrazione alla scultura, dall’installazione a nuove sperimentazioni.
Antonio Lucà
presenta alcune fotografie del suo repertorio, rigorosamente in bianco e nero,
che congelano istanti della realtà quotidiana, valorizzandone la “magia del
momento”:
attimi e situazioni comuni, piccoli gesti, propri della vita di tutti ergono
qui a protagonisti. Queste immagini ci obbligano a fermarci, a riflettere sulle
piccole cose di tutti i giorni.
Anche Mauro Panichella
utilizza il linguaggio fotografico ma attraverso un medium decisamente
non convenzionale: lo scanner. Questo dispositivo diviene il mezzo con cui il
giovane artista ligure traduce, non più dallo stato analogico ma direttamente da
quello reale a quello virtuale, parti del proprio corpo che, in maniera
maniacale, si susseguono l’uno all’altra.
Intervenendo con un “processo
di pittura digitale”, l’artista presenta queste singole parti come
appartenenti ad un tutto, classificate e ordinatamente disposte come in uno
schedario: lo scanner non produce più copie di documenti ma “copie di identità”.
Notevoli anche le sperimentazioni
del mondo animale in cui serpenti, polpi, seppie, imprigionati dal vetro dello
scanner, vengono scansiti, assumendo forme organiche e fluttuanti. Questi
animali appaiono come identità perverse, specchio di una condizione umana ormai
dilagante. In queste opere, chiamate “Scantype”, protagonista è sempre l’essere
umano, infatti i corpi umani e animali intrappolati, schedati e classificati
come meri oggetti, portano lo spettatore a riflettere sul proprio ruolo nella
società odierna, come parte di un immenso casellario.
L’originale fantasia di
Alessandro Ripane emerge nelle sue illustrazioni attraverso improbabili
situazioni tra uomini e animali, inverosimili contesti in cui la consuetudine
dei rapporti viene capovolta. La realtà è un’importante fonte di spunti e idee
per Ripane, che rimodella nella sua mente con particolare disinvoltura e con
vivace immaginazione. Questi personaggi assurdi, ibridi di esseri viventi,
animali e oggetti, prendono vita sulla carta attraverso un tratto intricato,
nervoso, dai leggeri colori acquerellati, che rendono ancor più inquietante il
soggetto rappresentato.
Particolare è la scelta di
Fabio Tamarasco di utilizzare per le sue opere pittura e scultura come un
unicum espressivo, anche se le due tecniche mantengono ben distinte le
proprie identità, creando un interessante gioco di rapporti. Nell’opera
dell’artista sono presenti le radici della propria terra, quella ligure, con la
sua tradizione ceramica. In ogni opera presente in mostra, infatti, questo
antico medium è presentato in maniera non-tradizionale, dove le tipiche
stoviglie presenti sulle nostre tavole sono rivisitate nell’apparenza e nella
funzione: appese, ricomposte in nuovi elementi, frammentate dalla forza del
vento o come sipario di una scena teatrale. Influenzato dal Nouveau Réalisme,
Taramasco ricerca - come lui stesso afferma - un equilibrio armonico tra il
concetto, l’idea e i materiali, dove la diversa nobiltà degli elementi riesca a
trasmettere il pensiero in modo raffinato.
L’interessante ricerca che Francesca Traverso
porta avanti da anni sulla fiaba russa si materializza in galleria attraverso
l’installazione di una “casa” realizzata ad hoc per questa mostra.
Oltrepassare la porta di questa casa è come varcare la soglia della fantasia,
entrare in una fiaba, suggerita da un racconto fatto di suoni, particolari,
dettagli, che ognuno interiorizza e fa propri, superando il limite tra realtà e
fantasia. Bisogna stare al gioco, però, per essere trasportati in questa
dimensione altra, in uno spazio mentale che può essere paragonato a
quello dei bambini, dove la magia di semplici oggetti come cartone, carta
velina, lenzuola è data dalla mente di chi li vive in maniera nuova e diversa
dalla loro quotidianità. Protagonista di questa avvolgente ambientazione è la
poetica del piccolo, del “poco”, forse dell’apparentemente insignificante, ma
scelto con scrupolosa attenzione per creare un’atmosfera sospesa, magica
appunto. Bisogna lasciarsi trasportare e farsi coinvolgere, come in un sogno o
in una fiaba, dove gli oggetti più semplici prendono nuova vita.
Nelle opere di Giulia Vasta la tela diventa il pretesto per sfogare nel
gesto sensazioni da cui liberarsi. Nelle sue tele non sono presenti elementi
presi dalla realtà, ma una materia informe che portano il visitatore ad
interrogarsi sulle piccole cose, sulle proprie emozioni. La materia pittorica
oggettivizza le sensazioni dell’artista, dalla rabbia alla paura, creando un
muro. Quello stesso muro è anche rappresentante di cose non notate, abbandonate
o semplicemente dimenticate. Come afferma la stessa artista è
facile non accorgersi di piccoli particolari, non attribuire la bellezza alle
cose più semplici e banali, nascoste alla nostra attenzione dalla frenesia di
tutto ciò che ci circonda.
Quel muro è lì, a ricordarcelo. Quel muro è anche simbolo e testimone del tempo
che scorre attraverso l’azione che compie sul materiale che cambia l’opera come
lo spettatore che tornerà ad osservarla.
Muri come metafore della nostra
esistenza.
Muri come contenitori.
Noi stessi come contenitori di
paure, speranze, emozioni.
Il
prossimo appuntamento con un nuovo Art Slam è previsto per il 13 Novembre 2010.
Galleria Studio 44
Vico Colalanza, 12R
laterale di via San Luca
16123 Genova
T. 328/3322671
E-mail: galleria_studio44@yahoo.it
Sito: www.galleriastudio44.it
martedì-sabato ore 16 –19
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