MOSTRA
PASTORELLO - Cupra Marittima (AN)
Pastorello
in
Giovanni Manunta Pastorello
testo e cura
Simonetta Angelini
L’inaugurazione si terrà
domenica 2 maggio alle 18:00
La mostra termina il 30 maggio
La Galleria Marconi è aperta tutti giorni
dalle 16.00 alle 20.00, esclusa la domenica
Domenica 2 maggio alle 18.00
la
Galleria
Marconi
di Cupra Marittima presenta
Gianni
Manunta Pastorello
mostra personale di
Pastorello,
a cura di
Simonetta Angelini,
che è anche autrice del testo critico.
Dopo il successo della
personale di Rocco Dubbini che ha concluso il mini ciclo
di Marche Centro d'Arte, la mostra di Pastorello
conclude la rassegna
Non lo so e
non lo voglio sapere.
Pastorello è uno degli artisti più
importanti del nuovo panorama dell'arte italiana, al
centro della sua ricerca pone la pittura stessa e
un'estetica limpida, ricca anche se inquieta.
“La Galleria Marconi dedica una personale
a Giovanni Manunta Pastorello dal titolo omonimo.
Il nomen che diventa segnale di
una deviazione, di uno spostamento identitario.
Inatteso.
«Il nome proprio è la strana sintesi
verbale di un’unicità che si espone alla sua domanda
senza che venga a corrisponderle nessuna ulteriore
conoscenza» scrive la filosofa Adriana Cavarero nel suo
saggio «Tu che mi guardi tu che
mi racconti».
L’io, declinato in terza persona, diventa
un interrogativo, un sé dalla pelle metamorfica.
Possibile al plurale, narrabile. A prescindere dal
testo. L’identità è mobile, un work in progress.
I lavori pittorici di Pastorello hanno un
impulso ad abstrahere che dice il processo di
distillazione, di sintesi, di concentrazione potente.
La natura, inquieta e patologica, ha
volumi tubolari da struttura. E’ un daimon
femmina. Imprevedibile, bugiardo. La variabile casuale.
Dentro una realtà in mutazione chimica,
in dissoluzione acida e sintetica, dalla consistenza
pulviscolare quasi lucreziana”. (Simonetta Angelini)
Non lo so e non lo voglio sapere
non è solo una risposta, è anche una provocazione, un
atteggiamento e in fondo una forma di agnosticismo, che
nel caso dell’arte potremmo definire culturale. È un
modo per affrontare i grandi quesiti dell’umanità: da
dove veniamo? Dove andiamo? Perché il dolore? Perché le
patate al forno sono sempre troppo poche?
Una risposta spesso comoda, a volte
sconvolgente, che esprime una volontà di ignoranza che è
molto lontana dall’affermazione socratica che il vero
saggio è colui che sa di non sapere. Non c’è nessuna
tensione alla conoscenza, nessuna curiosità, solo
distacco e indifferenza.
Spesso davanti a una proposta di tipo
artistico questa frase arriva e fa un po’ male. Chi la
adotta può sembrare un po’ fuori dal tempo, ma in verità
spesso appartiene a una maggioranza, nemmeno troppo
silenziosa.
Sarebbe legittimo adesso rispondere alla
domanda: perché intitolare in questa maniera una
rassegna di mostre?
La risposta in fondo è già nel titolo.
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