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FESTIVAL
VIOLONCELLISTICO ALFREDO PIATTI - Bergamo
FESTIVAL VIOLONCELLISTICO INTERNAZIONALE
“ALFREDO PIATTI”
V
EDIZIONE - NOVEMBRE 2010
Lunedì
1
ANDREA NOFERINI
Recital Violoncellistico
Musiche di: Alfredo Piatti
Domenica 7
ROMAIN DHAINAUT
Violoncello -
PIERRE BRUNELLO
Pianoforte
Musiche di: Liszt - Piatti - Schumann - Servais
Domenica 14
MARC MOSKOVITZ
Violoncello -
DEBRA AYERS
Pianoforte
Musiche di: Piatti - Popper - Schubert - Zemlinsky
Domenica 21
SIMONE MAGNANI
Danza -
MICHAEL CHIARAPPA
Violoncello
“Suono
Mobile e Passeggiata Capricciosa del Duo Grögn”
Domenica 28
LJUBA BERGAMELLI
Voce -
GIOVANNI SOLLIMA
Violoncello
“Dal
Recitar Cantando ai giorni nostri”
SALA PIATTI - ore 17.00 - Via San Salvatore - Bergamo
ingresso libero fino ad esaurimento dei posti a sedere
Info
ASSOCIAZIONE “ALFREDO PIATTI”
Tel. e
Fax: +39.035.575781 -
www.alfredopiatti.it
Direzione artistica:
Andrea
Bergamelli
LUNEDI,
1 NOVEMBRE 2010
Andrea Noferini, violoncello
ALFREDO PIATTI 1822-1901
Dodici
Capricci op. 25
n. 1
Allegro quasi presto
n. 2
Andante religioso
n. 3
Moderato
n. 4
Allegretto
n. 5
Allegro comodo
n. 6
Adagio largamente
n. 7
Maestoso
n. 8
Moderato, ma energico
n. 9
Allegro
n. 10
Allegro deciso
n. 11
Adagio
n. 12
Allegretto capriccioso
ALFREDO PIATTI 1822-1901
Capriccio op. 22 sopra un tema della “Niobe” di Giovanni
Pacini
Tempo
a Capriccio
Lento
Allegro
Il 25
agosto 1843, a Pest, Alfredo Piatti eseguì in pubblico
“un suo Capriccio a violoncello solo, il primo pezzo che
qui un violoncellista pubblicamente azzardi senza esser
accompagnato”. Impossibile per noi identificare con
certezza questo “Capriccio a violoncello solo”, ma
certamente significativo il fatto che il critico della
Gazzetta Musicale di Milano giudichi il comportamento di
Piatti un “azzardo”. All’epoca, il violoncello non era
uno strumento che poteva presentarsi in pubblico “senza
essere accompagnato”. Non sappiamo quale fu l’esito del
concerto, ma Vittorio Camplani, il biografo di Piatti,
ci informa del fatto che “nel 1843, a Pest, l’avversa
sorte lo colse doppiamente, cadendo cioè ammalato e
caricandosi di debiti, ed impegnando o vendendo il
violoncello”. Fu necessario l’intervento di un amico, il
“generoso e nobile mecenate, il signor Giovanni Presti
di Bergamo, il quale sentiva, come si conviene, la vera
amicizia” che “recossi a Pest soccorrendolo in ogni
maniera nella doppia critica posizione”. E quando
Piatti, nel 1858, ormai affermato concertista ed esperto
conoscitore dei gusti del pubblico, tornò a Pest,
propose al pubblico ungherese solo composizioni per
violoncello ed orchestra. Ciò nonostante, nel 1864,
quando da Londra si recò a Milano per suonare ad uno dei
primi concerti della Società del Quartetto, aveva nella
valigia, fra le opere che sperava di riuscire a
pubblicare, un Capriccio per violoncello solo sopra un
tema della Niobe di Pacini. Il concerto fu un successo:
“Bazzini e Piatti, ad onta di una giornata piovosa,
attirarono gran folla nella maggior aula del
Conservatorio e provocarono una serie di emozioni così
deliziose, inattese e possenti, che mai le maggiori”. Fu
così che l’Editore Ricordi, organizzatore del concerto,
accettò di pubblicare nel suo catalogo il Capriccio per
violoncello solo sopra un tema della Niobe di Pacini op.
22 insieme ad altri quattro nuovi spartiti di Piatti: il
Notturno con pianoforte op. 20, le Rimembranze del
Trovatore con pianoforte op. 21, la Sesta Sonata in La
di L. Boccherini, ridotta con accompagnamento di
pianoforte e la Tarantella con pianoforte. op. 23.
Piatti all’epoca stava completando i suoi Capricci per
violoncello solo op. 25 (che riportano la data 26 giugno
1865) e forse ne aveva proposto l’edizione a Ricordi. La
pubblicazione del Capriccio sopra un tema della Niobe di
Pacini, per violoncello solo, dedicata da Piatti
all’amico violoncellista Guglielmo Quarenghi, allora
direttore del Conservatorio di Milano, fu probabilmente
un “esperimento editoriale”. E’ difficile per noi oggi
sapere come andarono le vendite, per certo sappiamo che
Ricordi non pubblicò i Capricci, probabilmente perché
dal suo punto di vista erano un prodotto non vendibile.
All’epoca si vendevano bene gli spartiti di composizioni
orecchiabili e ad un livello di difficoltà di esecuzione
medio-bassa, che i musicisti dilettanti compravano dopo
averle ascoltate in concerto. I Capricci di Piatti erano
difficilissimi e all’epoca nessun concertista “sensato”
avrebbe mai “azzardato” eseguirli in pubblico senza
accompagnamento di pianoforte. Forse Piatti tentò di
andare incontro alle esigenze di Ricordi, proponendogli
di realizzare l’accompagnamento pianistico dei Capricci.
Nel fondo Piatti-Lochis si trova infatti
l’accompagnamento pianistico (autografo di Piatti) del
settimo Capriccio, indiscutibilmente il Capriccio più
“di facile ascolto” della serie. Alla fine i Capricci
furono pubblicati solo nel 1874 a Berlino e Londra da N.
Simrock e Stanley Lucas, Weber & Co. Eppure oggi i
Capricci sono le composizioni di Piatti più note ed
eseguite dai violoncellisti di tutto il mondo che
studiandoli scoprono che sono sì difficili, ma che sono
sicuramente anche una sfida “interessante”. Pochi sanno
che per vincere questa sfida è necessario mettersi dal
punto di vista giusto, il punto di vista del loro
compositore così come ce lo presenta chi ebbe modo di
ascoltarlo: “Ecco Piatti:... Aria modesta – fisionomia
da galantuomo che non vuol far pompa di quello che sa, e
non dà in ismanie, e non si contorce, e non passeggia
con tutto il corpo sullo strumento per cavarne quel
paradiso di suoni!” (Fanfulla, novembre 1875) “non c’è
pericolo che in una frase, in una cadenza, pretesto ad
altri di sdolcinature e di esagerazioni, egli si
permetta il benché minimo eccesso.- Canta e non strilla,
sorride e non fa boccacce, piange e non urla” (La
sentinella Bresciana, 28 novembre 1875). “Non parla mai
delle entusiastiche accoglienze che il pubblico gli fa,
né dei trionfi meritati, ma si limita a dire: - Non mi
hanno fischiato” (L’Illustrazione Italiana, 26 dicembre
1875)
Andrea Noferini,
violoncellista, appartenente a una famiglia di
musicisti, si è formato strumentalmente a Bruxelles in
Belgio, alla scuola del grande violinista Arthur
Grumiaux al quale deve tutta la sua impostazione,
spiccatamente di stampo violinistico. Diplomato a 18
anni, nel 1987, con il massimo dei voti e la lode, al
Conservatorio "G. Verdi" si Milano, si è perfezionato
con Antonio Janigro e ha seguito corsi con Paul
Tortelier, André Navarra e Yo-yo Ma. Vincitore di molti
concorsi nazionali e internazionali, ha suonato in veste
di solista con le più importanti Orchestre Sinfoniche
Italiane e le Filarmoniche di Stato di Romania,
Bulgaria, Ucraina, Messico, ecc.. tenendo, inoltre,
recital solistici e concerti con pianoforte, suonando
tutto il repertorio del proprio strumento, sia
nell’ambito di prestigiosi Festivals, sia nelle più
qualificate sedi concertistiche in Italia, Europa,
Argentina, USA, Africa, Brasile, Giappone, ecc.....,
senza dimenticare l’esecuzione della Suite n. 1 in sol
maggiore, per violoncello solo, di J.S. Bach, trasmessa
in Mondovisione dalla “Grotta della Natività” in
Betlemme (Israele) il giorno di Natale 2001. Incide per
Dynamic, Warner Bros, Bongiovanni, Naxos, Brilliant,
Tactus, Amadeus e RAI Trade. Alla sua attività
strumentale affianca quella didattica in qualità di
docente di Violoncello in Corsi e Master Class in tutta
Italia, nonché presso il Conservatorio "S.Cecilia" di
Roma e in Workshop nelle principali Accademie di Musica
Internazionali. Dal 1991 è Primo Violoncello Solista del
Teatro dell' Opera di Roma. In ambito cameristico è
fondatore del Trio d'Archi del Teatro dell'Opera di
Roma, dello "SchuberTrio", del Trio d'Archi "Giordano
Noferini", insieme ai fratelli Anna e Roberto, inoltre,
collabora anche con i violinisti Roberta Nitta, Franco
Mezzena e Rodolfo Bonucci e suona e incide con i
pianisti Bruno Canino, Paolo Restani e Antonio Ballista.
Nel 1997 gli è stato assegnato il premio "Nettuno d'Oro"
dalla Città di Bologna quale miglior Artista dell'anno,
nel 1999 e nel 2007 il Virtuosity Award per i due CD
"The Cello Virtuoso" e "A. Piatti Capricci op.22 &
op.25" (definito e premiato dalla critica internazionale
come "nuovo parametro di paragone tecnico sul
Violoncello"), nel 2001 il riconoscimento "Son de
Cristal" per il CD "Cello Miniatures", nell' Aprile 2004
il CD per la Naxos è stato votato come miglior disco del
mese, mentre, nel 2002, è stato insignito, sotto l'Alto
Patronato della Presidenza del Consiglio dei Ministri,
presso l'Università La Sapienza di Roma, di Medaglia
d'Oro, per meriti artistici, dall'Associazione "Foyer
des Artistes". Il suo Violoncello è un Tomaso
Balestrieri costruito a Mantova nel 1759.
DOMENICA,
7 NOVEMBRE 2010
Romain Dhainaut, violoncello
Pierre Brunello, pianoforte
FRANZ LISZT 1811-1886
Due
elegie
La
Lugubre gondola
Die
Zelle in Nonnenwerth
Romance Oubliée
ALFREDO PIATTI 1822-1901
La
Bergamasca
Introduzione e Variazioni
su un
tema della “Lucia di Lammermoor”
di
Gaetano Donizetti
“dedicato a Adrien François Servais“
ROBERT SCHUMANN 1810-1856
Fünf
Stücke im Volkston op. 102
Mit
humor
Langsam
Nicht
schnell, mit viel Ton zu spielen
Nicht
zu rasch
Stark
un markiert
ADRIEN FRANÇOIS SERVAIS 1807-1866
*Andante cantabile et Rondò à la Mazurka op.7
su un
tema di Michael William Balfe
“Nella
grande accademia graziosamente proposta e data da Liszt
a beneficio de’ Bavaresi in Grecia alla quale accorsero
più di 3000 spettatori, si produsse anche Alfredo Piatti
distintissimo concertista di violoncello. Dopo che il
Titano del pianoforte ebbe suscitato indescrivibile
entusiasmo col magnifico suo “Capriccio sulla
Sonnambula”, si presentò il modesto Piatti a suonare una
espressiva e brillante fantasia sopra i temi dell’aria
finale della Lucia di bella sua composizione. Da nessun
applauso alla prima venne accolto, chè qui ei non era
conosciuto. A poco a poco il pubblico prese interesse
per gli spontanei e sicuri suoi modi, poi lo si
applaudì, quindi ogni suo canto espresso con un sentire
veramente italiano, e tutti i suoi azzardosi e
complicati passi di bravura, ove è straordinario,
vennero interrotti o susseguiti da generali
acclamazioni, e dopo il pezzo lo si volle rivedere per
ben tre volte; ed entrato nelle scene, Liszt gli corse
incontro e lo baciò dimostrandogli colla maggior
cordialità la piena sua soddisfazione, ed in seguito per
tutto il tempo che si trattenne a Monaco gli prodigò le
più lusinghiere ed amichevoli cortesie e lo impegnò a
recarsi a Parigi dicendogli: “Andateci pure senza paura,
voi sarete contento di Parigi, perchè i Parigini saranno
contenti di voi; di più vi prometto di prendere parte al
primo vostro concerto”. Era l’autunno del 1843 e Piatti
era a Monaco di Baviera, di passaggio verso Parigi,
quando aveva conosciuto Listz per caso. Nella primavera
successiva era a Parigi: “Piatti, il violoncellista che
per bravura non ha uguali, oggi invitò uno scelto numero
di persone ad un suo concerto nelle sale dell’egregio
Erard; fra questi eravi anche Liszt che attentamente si
pose ad ascoltare l’allievo di Merighi; ad un tratto ei
diede segni di soddisfazione, di ammirazione; le sue
portentose mani echeggiarono di applausi
diretti all’eletto esecutore, al quale, appena terminato
il pezzo, avvicinossi per dirgli: - Invece del
biglietto, che io non ho preso, vi prego caro Piatti, di
voler accettare un violoncello che serberete per mia
memoria...Il violoncello si è uno de’ migliori, e si
dice del valore di circa cinque mila franchi - Il Piatti
è confuso da tanta gloria e fortuna”. Sempre seguendo i
consigli di Listz, Piatti andò poi a Londra e da qui in
Russia, dove conobbe il più grande violoncellista di
quei tempi. “Non v’ha cosa che uguagli la sorpresa e
l’estasi di un viaggiatore il quale per la prima volta
si trovi sulla più alta torre del Kremlin allorché nella
sera prima di Pasqua le bulbose cupole delle trecento
chiese e tutta la pittoresca sterminata città Santa
della Russia è rischiarata da mille e mille faci, ed il
popolo moscovita tripudiante serpeggia e s’affolla nelle
piazze e nelle larghe vie ed accorre alla solenne
cerimonia nel maggior tempio.
Non
bastano le parole a descrivere il delizioso e nuovo
panorama: uman pensiero non può di esso formarsi
alquanto adeguata idea. Una tale invidiabile sorte tessé
toccò ad Alfredo Piatti, appena giunto da Pietroburgo
ove aveva conseguito un successo sì eminente da
meritarsi di essere qualificato pel Rubini dei
violoncellisti. Ei sbalordito e commosso volgeva
l’abbagliato suo sguardo da questa e da quella parte, e
da tutto lo ritraeva ridondante d’ammirazione e di
stupore. A lui vicino, in abito da viaggio, un uomo di
età non molto lontana dagli otto lustri pure non sapeva
trattenere la piena d’ineffabile orgasmo e ristare dal
farne meraviglia con una garbata signora, ed esclamava:
“Oh, se avessi il mio violoncello, vorrei farti udire
de’ suoni consentanei all’elevatezza de’ sentimenti che
ora provo!” La sua compagna, scherzando, soavemente
rispondeva - Qui val meglio una buona ed acuta vista che
il tuo Stradivario, o Servais...” A questo armonico nome
il Piatti si scosse, trasalì e da istantaneo moto spinto
si volse a proferire: “Ed è vero che voi siate Servais,
l’incomparabile suonatore le cui prodezze son decantate
in tutta Europa e che da due anni vo’ cercando di
capitale in capitale?” Allora Servais, chiesto e saputo
chi fosse l’entusiasta suo interlocutore (per fama a lui
già noto qual altro prodigio dell’esecuzione)
gentilmente gli offrì la mano e i due più grandi
violoncellisti dell’epoca si abbracciarono: Eglino non
dimenticheranno mai il sito, la sera e il modo della
loro conoscenza”. Così narra il corrispondente da Mosca
della Gazzetta Musicale di Milano dell’8 giugno 1845.
Piatti e Servais suonarono così insieme e “Chi non ebbe
a bearsi de’ loro impareggiabili suoni fusi insieme ne’
difficili duetti di Romberg non può figurarsi a quanto
possa giungere la perfezione esecutiva. Wielhorski, il
dilettante violoncellista di fama europea, n’era rapito
all’entusiasmo. Più competente e degno giudice i due
campioni non potevano desiderare”. La loro fu una
collaborazione basata su grande stima reciproca,
suggellata da un cavalleresco scambio di dediche: Piatti
dedicò a Servais le sue Variazioni su un tema della
Lucia di Lammermmor mentre Servais dedicò a Piatti le
sue Variazioni su un tema di Balfe.
Romain Dhainaut,
nato nel 1985, inizia lo studio del violoncello all’età
di sei anni con Christiane Divicq al Conservatorio di
Tournai, in seguito si forma per quattro anni con Didier
Poskin, prima alla Cappella Musicale “Regina
Elisabetta”, poi al Conservatorio Reale di Bruxelles
dove ottiene il diploma con grande distinzione nel 2006
e il premio Fély Waselle nel 2007. Prosegue gli studi al
Koninklijk Conservatorium Den Haag con Harro Ruijsenaars
e attualmente si perfeziona con Mats Lindstrom alla
Royal Academy of Music di Londra. Primo premio al
Concorso Dexia Axion Classics, di Bruxelles, nel 2003 e
terzo premio al Concorso Internazionale Adrien-François
Servais, di Halle, nel 2009. Si è esibito come solista
con l’Orchestra Reale da Camera della Wallonia, la
Cappella Musicale di Tournai e l’Ensemble Orchestrale di
Bruxelles. Attivo camerista ha suonato per importanti
festivals in Belgio, Germania, Francia, Paesi Bassi,
Ghana e Shanghai. Recentemente si è laureato alla
“Fondation Belge de la Vocation”.
Pierre Brunello,
si è laureato in pianoforte, musica da camera e
collaborazione pianistica al Conservatorio Reale di
Bruxelles e suona con lo stesso piacere sia il
pianoforte che il clavicembalo o l’organo.
Particolarmente attivo come camerista ha suonato in
Europa, (Luxemburgo, Francia, Germania, Austria,
Ungheria, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Italia,
Malta...) Colombia e Giappone. Membro del “Duo
Arpeggione”, del “Duo Clavitromba”, del “Titanic
Ensemble” dell’ensemble “Camerata Con Cor(d)e”,
dell’ensemble “Sammartini Choir Consort” e della “Tivoli
Band”; collabora con numerosi concorsi internazionali ed
ha effettuato numerose incisioni di CD. Si dedica anche
alla composizione di brani strumentali e di musica sacra
oltre a numerosi arrangiamenti e revisioni d’opere
strumentali. Svolge il ruolo di collaboratore pianistico
al Conservatorio Reale di musica di Bruxelles.
DOMENICA,
14 NOVEMBRE 2010
Marc Moskovitz, violoncello
Debra Ayers,
pianoforte
ALFREDO PIATTI 1822-1901
“Follia” in re minore
su
un’aria di Francesco Geminiani
Notturno op. 20
DAVID POPPER 1843-1913
Nocturne op. 42
Im
Walde op. 50
Eintritt
Gnomentanz
Andacht
Reigen
Herbstblume
Heimkehr
FRANZ SCHUBERT 1797-1828
“Am
Meer”
arrangiamento di Alfredo Piatti
ALEXANDER ZEMLINSKY 1871-1942
Sonata
in la minore
Mit
Leidenschaft
Andante
Allegretto
Quando Alfredo Piatti, piccolo
violoncellista, suonava nell’orchestra della Basilica di
Santa Maria Maggiore a Bergamo, lo spartito che si
trovava sul suo leggio era sempre manoscritto. I fogli
di carta pentagrammata erano costosi e dovevano essere
sfruttati al massimo. Per questo le note si inseguivano
fitte, senza lasciare inutili spazi bianchi, e parevano
oscillare confuse fra le righe, alla luce incerta delle
candele, di fronte ai suoi
occhi assonnati di bimbo. Fogli di carta
da musica coperti di note dovevano essere sparsi anche
per la sua casa, dove tutti erano musicisti da
generazioni. L’immagine di questi fogli, preziosi e da
trattare con cura rimase certamente impressa nella sua
mente. Trattò sempre con gran cura i suoi spartiti, che
non presentano
quasi mai segni o annotazioni, e si
dedicò con passione alla ricerca di spartiti antichi.
Quando a Londra aveva un minuto libero faceva un giretto
da White’s, un negozio di musica di “seconda mano” in
Oxford Street, e tornava sempre a casa con qualche
“tesoro”. Una volta comprò una sonata per violoncello di
Boccherini al prezzo di due scellini, le aggiunse un
accompagnamento di pianoforte e la eseguì in pubblico.
Qualche giorno dopo tornò nel negozio e trovò un’altra
sonata di Boccherini. Con stupore, quando chiese il
prezzo, si sentì dire che costava 15 scellini. Protestò
con il negoziante dicendo “ma ne ho comprata una l’altro
giorno per 2 scellini!” e si sentì rispondere “Sì, ma
allora non era stata eseguita in pubblico da Alfredo
Piatti..”. Boccherini, Marcello, Locatelli, Porpora,
Viotti, Antoniotti, Geminiani, Marcello, Ariosti,
Tartini, uno dopo l’altro vennero proposti al pubblico
londinese, che imparò a conoscere ed apprezzare le
composizioni di questi autori italiani che Piatti
pazientemente trascriveva da antichi fogli ingialliti
dal tempo. Di Geminiani egli propose al suo pubblico
londinese le Sonate n 1, 2, 3 e 5 dell’op.5 e la Follia
in Re minore per le quali aveva realizzato
l’accompagnamento pianistico. Piatti tuttavia non era
solo collezionista ed esperto di spartiti antichi, era
anche collezionista ed esperto di strumenti musicali.
Nel 1844 aveva visto per la prima volta, nella vetrina
di
un negozio di Dublino, un violoncello
Stradivari ed aveva sognato di comprarlo. Più volte
incrociò nella sua vita quel violoncello, finché lo
strumento fu poi comprato, per 350 sterline, dal
generale Olliver, violoncellista dilettante ed amico di
Piatti. E così, il 18 giugno 1866, si vide recapitare a
casa lo strumento dei suoi sogni accompagnato da un
bigliettino: “Mio caro Piatti - Mi procuro il piacere di
mandarvi il violoncello che spero aggradirete come il
segno della mia stima di voi e ammirazione del vostro
talento straordinario - Vostro sinceramente - T. Olliver”.
L’anno prima Piatti gli aveva dedicato il suo Notturno,
op.20 e l’amico ricambiò generosamente il favore. Il
Notturno, composto per la tournée italiana del 1864, fu
uno dei pezzi che Piatti eseguì più frequentemente nel
corso della sua carriera. L’esecuzione più nota è
certamente quella dell’8 marzo 1886, in occasione del
suo rientro a Londra dopo un grave incidente che aveva
rischiato di costringerlo a rinunciare per sempre alla
sua carriera. Al termine di un concerto “gli applausi
continuarono finché egli ricomparve e suonò il suo
“Notturno” come egli solo sa suonarlo. Tutti
all’unanimità trovarono che suonò, come sempre, alla
perfezione. La cavata fu angelica ed incantevole e le
note commoventi trovarono un eco nel petto di molti
ammiratori uditori”. I “notturni” all’epoca erano un
genere molto di moda. Non stupisce quindi il fatto di
trovare ben quattro Notturni anche fra le composizioni
di David Popper, violoncellista della generazione
successiva a quella di Piatti, che trascrisse per
violoncello anche uno dei Notturni di Chopin. Alla
stessa tipologia di pezzi brevi e di facile ascolto
appartengono anche le trascrizioni per violoncello di
composizioni di Schubert alle quali Piatti si dedicò
negli ultimi anni della sua vita. Le trascrizioni
dell’Ave Maria, della Serenata e di Am Meer, furono
pubblicate dall’editore J.&W.Chester di Brighton, nel
1894, lo stesso anno in cui a Vienna fu eseguita per la
prima volta la Sonata in La minore di Zemlinsky.
L’autografo della Sonata, dedicata ed eseguita per la
prima volta da Friedrich Buxbaum, rimase poi agli eredi
della famiglia Buxbaum e per questo la sonata solo in
tempi recenti è stata riscoperta ed ha conquistato un
meritato posto nel repertorio violoncellistico.
Marc Moskovitz,
violoncellista, ha seguito un percorso di formazione
musicale partendo dal North Caroline, passando per
l’Indiana, Virginia, Ohio, Boston e tornando al luogo
d’origine dove attualmente vive. Allievo di Janos
Starker è stato il terzo violoncellista ad ottenere la
laurea all’Indiana University, grazie alla quale è
diventato docente di Violoncello all’Università della
Virginia e all’Università di Toledo dove è stato anche
membro del “Toledo Trio”. Nel 2001 si è spostato a
Boston dove ha suonato per le più importanti
associazioni musicali e dove ha fondato, con Debra Ayers,
la MONTAGE Music Society. Ha inciso musiche di virtuosi
violoncellisti come Alfredo Piatti e David Popper per
VAI e di compositori ebrei rifugiati per ASV Quicksilva
label. Ha scritto numerosi articoli apparsi su
qualificati giornali di musica e su The new Grove
Dictionary of Music and Musicians e recentemente la sua
biografia sul compositore e direttore “Alexander
Zemlinsky” è stata pubblicata da Boydell & Brewer.
Debra Ayers,
pianista, svolge intensa attività come collaboratrice
pianistica di cantanti e strumentisti ed in seno ad
ensembles di musica da camera fra i quali: Arcadian
Winds, Vega string Quartet, Auros New Music, Aspen Santa
Fe Ballet, Aspen Music Festival Chamber Players, Emerald
City Opera, Breckenridge Music Festival, Serenata of
Santa Fe e Taos Chamber Music Group. Cofondatrice e
pianista della MONTAGE Music Society con il
violoncellista Marc Moskovitz ha presentato in prima
esecuzione nordamericana la ritrovata Sonata di
A.Zemlisky alla Library of Congress di Washington. Suona
frequentemente musica contemporanea e ha tenuto numerose
prime esecuzioni di compositori come: William Bolcom,
Paul Elwood, Andrew List, Daniel Schnyder, Ron Strauss e
molti altri. Ha ricevuto numerosi premi fra cui quello
dell’ “Adele Marcus Foundation” e “ USC Norman Cousins”.
Formatasi alle Università di Southern California e
Wisconsis, ha effettuato numerose incisioni
discografiche molto apprezzate dalla critica
specializzata.
DOMENICA,
21 NOVEMBRE 2010
Simone Magnani, danzatore e coreografo
Michaël Chiarappa, violoncellista,
Spettacolo di Musica Antica e Danza Contemporanea
“Suono Mobile”
J.
S. BACH 1685-1750
Estratti dalle Suites
per
violoncello solo
Improvvisazioni
in
stile antico e libere
“Passeggiata capricciosa”
prima
esecuzione assoluta
ALFREDO PIATTI 1822-1901
Temi e
cellule dei Capricci op. 25
per
violoncello solo
Il Duo
Grögn, nasce nel Ottobre 2007 dall'unione artistica tra
Simone Magnani (danzatore, coreografo) e Michaël
Chiarappa (violoncellista, musicista barocco). La
curiosità di poter sperimentare il rapporto tra musica
barocca e danza contemporanea, la volontà di trovare
nuovi stimoli creativi sono gli elementi fondanti di
questa formazione. Dopo anni di carriera nelle
rispettive discipline che li hanno visti esibirsi in
contesti di grande valore artistico, è nata la decisione
di unire le proprie competenze e la propria esperienza
con l'intento di giungere ad una sintesi originale delle
due arti. Il confronto ha permesso ad entrambi di
individuare un nucleo di elementi essenziali riguardo
l'aspetto creativo sui quali costruire il cammino da
condividere. A un anno dalla nascita il duo ha proposto
il proprio lavoro in diverse situazioni performative.
Ogni appuntamento ha permesso alla formazione di
concentrarsi su alcuni aspetti ed approfondirli.
Giocare, inventare, comporre, strutturare ma anche
distruggere, rincorrendo un ideale di sintesi. Due
uomini. I corpi, i movimenti, i gesti, i suoni, lo
spazio, le potenzialità delle relazioni e delle
evoluzioni: fattori elementari di ciò che chiamiamo
danza e di ciò che chiamiamo musica. Da qui “ripartono”
Michaël Chiarappa e Simone Magnani che - dopo anni di
esperienze - si sono uniti per dar vita ad una nuova
formazione. Una giovane compagnia con molta esperienza,
dunque, che affida alla sua opera prima dal titolo Suono
Mobile il compito di ridefinire gli elementi ma
soprattutto le necessità e le motivazioni del rapporto
musica/danza. Una premessa chiara per poter esplorare un
territorio comune tra le due arti senza limitare le
possibilità creative. Un cammino personale e
professionale basato sulla volontà di approfondire la
propria conoscenza. Un desiderio comune giunto per
entrambi nel medesimo momento della propria carriera
personale: arrivare ad una sintesi, ad una sorgente da
cui attingere, sottraendo ogni singolo orpello. Toccare
la vibrazione della materia sonora, la vitalità del
gesto e le sue potenzialità espressive. Comprendere la
materia musicale nella sua invisibile presenza, plasmare
lo spazio musicale attraverso l'ascolto corporeo. Nei
tre anni di lavoro tali intenti hanno accompagnato i due
artisti in ogni situazione performativa. Lo spettacolo
si è arricchito di ogni nuova esperienza permettendo una
crescita umana e professionale. Il duo si è esibito
davanti a diversi tipi di pubblico, dalla situazione
urbana a quella “ufficiale”. In ogni situazione ha
potuto constatare una coinvolgente risposta da parte
degli spettatori. Cercare la radice, affrontare un
percorso che conduce all'essenziale è sinonimo di
ricerca, confronto; è cosa difficoltosa ma anche
piacevole e divertente! Per il Festival “Piatti” il duo
presenterà in prima assoluta “Passeggiata capricciosa”
sui temi dei Capricci opera 25.
Simone Magnani,
danzatore e coreografo è nato nel 1969. Inizia il
proprio percorso professionale nel 1989 lavorando nella
compagnia teatrale: LA PINGUICOLA SULLE VIGNE diretta da
Graziella Martinoli, con la quale partecipa al FRINGE
FESTIVAL di Edinburgo nel 1992. Arriva alla danza
attraverso il teatro e ne segue le esperienze più
significative nell'ambito del contemporaneo e della
ricerca in Italia. Studia stabilmente con Giovanni Di
Cicco, Giorgio Rossi, Adriana Borriello, Alessandro
Certini, Charlotte Zerbey, Massimiliano Barachini, Ron
Howell, Silvana Barbarini, Michelle Noiret. Lavora e
collabora come danzatore con varie compagnie: DERVISCI
MEVLEVI ENSEMBLE, SOSTA PALMIZI, ARBALETE, VERA STASI,
COMPAGNIE TANDEM, COMPANY BLU, ENZO PROCOPIO videodanza,
MASSIMILIANO BARACHINI. Nel 2000 comincia ad occuparsi
di coreografia con varie collaborazioni. Nel novembre
2003, fonda insieme a Cristiano Fabbri la compagnia
LISCHE. Presenta i propri lavori in vari teatri e
festival in Italia e all'estero (AEROWAVES, Londra;
YOUNGBLOOD, Leeds; BMA, Bratislava...) incontrando i
favori della critica e del pubblico. Si occupa da circa
7 anni di insegnamento, integrando alle tecniche di
danza principi delle arti marziali (aikido, kinomici,
tai chi cuan) e di discipline esperienziali (BMC,
anatomia esperienziale). Collabora, dal 2006, con il
Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano, in qualità di
coreografo e insegnante esterno di movimento scenico.
Michaël Chiarappa,
violoncellista, è nato nel 1968 a Bruxelles dove ha
studiato con il Maestro E. Baert presso il Conservatoire
Royal e con il Maestro E. Carlier. Ha poi proseguito gli
studi musicali a Milano con il Maestro N. Cicoria
diplomandosi nel 1992. Ha concluso, nel 2000, il corso
quadriennale di violoncello barocco e classico con il
Maestro C. Coin, presso la Schola Cantorum di Basilea,
dove ha partecipato ai progetti dell'orchestra e di vari
gruppi strumentali-vocali. In questo contesto ha
collaborato con H. M. Linde, Chiara Banchini, J.
Christensen… Ha studiato con il Maestro G. Nasillo
presso la Accademia Internazionale della Musica di
Milano diplomandosi brillantemente in violoncello
barocco. La sua attività concertistica, sia con
strumento antico che moderno, spazia dalle più svariate
articolazioni cameristiche all'orchestra. Collabora con
varie formazioni tra le quali la Chapelle Ancienne, la
Freitagsakademie, Arion, Risonanze, Fête Rustique,
l'Ensemble Pange Lingua, il Quartettone, l'Accademia
Litta, la Capela Obliqua, Theatrum Instrumentorum,
l'Ensemble ClairObscur.
È membro fondatore dell'Ensemble
Stellario di Milano. Nel 2007 ha fondato con Simone
Magnani il duo Grögn, violoncello barocco e danza
contemporanea, ricercando nuove dimensioni attraverso il
movimento e l'improvvisazione e esibendosi in numerosi
spettacoli. Ha inciso con le case discografiche: Denon
Nippon Columbia, Tactus, Frequenz e per RAI, RTSI, RTB.
È docente di violoncello e musica antica presso il
Conservatorio della Svizzera italiana. Suona un
violoncello André Droulot, Paris, 1792.
DOMENICA,
28 NOVEMBRE 2010
Ljuba Bergamelli,
voce
Giovanni Sollima, violoncello
“Dal Recitar Cantando ai giorni nostri”
elenco d’autori dai quali sarà scelto il programma
SIGISMONDO D’INDIA 1580-1629
HENRY PURCELL 1659-1695
JOHANN SEBASTIAN BACH 1685-1750
VIRGILIO MORTARI 1902-1111
DOMENICO SCARLATTI 1685-1757
ALFREDO PIATTI 1822-1901
ERIK SATIE 1866-1925
GEORGE GERSHWIN 1898-1937
IVAN FEDELE 1953
GIOVANNI SOLLIMA 1962
DIMITRIJ SHOSTAKOVIC 1906-1975
Un
incontro di gesti
due
strumenti
due
corpi
sei
corde
per
dare vita ad un percorso
che ci
condurrà dalla parola al suono e
viceversa.
In un
breve viaggio
toccheremo epoche lontanissime
accomunate dalla stessa profondità
nel
concepire l'indagine emotiva
che
sta alla base del canto.
Dal
Recitar Cantando ai nostri giorni
con
due soli strumenti
pronti
ad intrecciare il loro canto essenziale
per
ricreare mondi
apparentemente distanti
che
sveleranno invece legami impensabili.
Da
Sigismondo d'India a Shostakovic.....
da
Bach a Scarlatti..a Piatti,
da
Mortari a Purcell...
da
Sollima a Satie.....
da
Fedele a Gershwin…
and so
on!
Ljuba Bergamelli,
voce,
nata a Bergamo nel 1984, dopo la maturità linguistica ha
intrapreso lo studio del canto artistico sotto la guida
di Luisa Castellani e Silvia Lorenzi. Laureata a pieni
voti con lode al triennio di Musica Vocale da Camera,
presso il Conservatorio “G. Verdi” di Milano, nella
classe della Prof.ssa Daniela Uccello, si è diplomata
brillantemente in Canto Artistico con la Prof.ssa
Margaret Hayward, sempre presso il Conservatorio
milanese. Ha seguito seminari e masterclasses con:
Marinella Pennicchi, Dalton Baldwin, Luisa Castellani,
Francoise Ogéas e Karl Kammerlander. Ha collaborato con
Dimitri e Vovka Ashkenazy, Bruno Canino, il Farben
Ensemble di Parma ed è la voce solista del “Texture
Ensemble” (diretto da Pierre Hoppé), con cui svolge
un'intensa attività concertistica nell'ambito della
musica contemporanea. Ha interpretato il ruolo di
Criside nel Satyricon di Bruno Maderna con il
“Divertimento Ensemble” di Sandro Gorli. Particolarmente
interessata all'arte del Novecento e Contemporanea e al
Teatrodanza ha partecipato come attrice-danzatrice allo
spettacolo “La Sagra della Primavera” realizzato per il
Festival MiTo, con la regia di Pasquale D'Ascola. Con lo
stesso regista e il coreografo Simone Magnani ha
realizzato, nel ruolo di cantante e danzatrice, lo
spettacolo di Teatro Musicale “Ivresses” a Milano. Ha
partecipato con Bruno Canino e Antonio Ballista ad uno
spettacolo dedicato a Cage, per la trasmissione
televisiva “Passepartout” di Philippe Daverio,
registrata dal vivo a Bologna. Con il padre Attilio e il
fratello Andrea fa parte del “Trio di Bergamo”, con cui
ha già sostenuto numerosi concerti in tutta Italia, in
particolare con un programma dedicato ai Songs di
Alfredo Piatti, riproposti anche in versione jazzistica
con l'Ensemble “Alfredo Piatti” (di cui fanno parte
anche Gianluigi Trovesi al sax e Umberto Petrin al
pianoforte). Collabora stabilmente con la chitarrista
Sara Collodel, affrontando un repertorio che spazia da
Mozart a Henze.
Giovanni Sollima,
nasce a Palermo da una famiglia di musicisti. Studia
violoncello con G. Perriera e A. Janigro e composizione
con il padre Eliodoro e M. Kelemen. Fin da giovanissimo
collabora con musicisti quali F. Ferrara, C. Abbado, G.
Sinopoli, J. Demus, M. Argerich, P. Glass, R. Muti, Y.
Bashmet, G. Kremer, R. Raimondi e P. Smith. La sua
attività, in veste di solista con orchestra e con
diversi ensemble (tra i quali la Giovanni Sollima Band,
da lui fondata a New York nel 1997), si dispiega fra
sedi ufficiali ed ambiti alternativi in tutto il mondo.
A New York, in tutt’altro contesto, si esibisce anche
alla Knitting Factory, tempio dell’underground, quando
Justin Davidson (Premio Pulitzer per la Critica 2002) lo
fa conoscere negli USA come “The Jimi Hendrix of the
Cello”. Parallelamente, all’attività violoncellistica,
la sua curiosità lo spinge ad esplorare nuove frontiere
nel campo della composizione attraverso contaminazioni
fra generi diversi avvalendosi anche dell'utilizzo di
strumenti orientali, elettrici e di sua invenzione. Per
la danza collabora, tra gli altri, con K. Armitage e C.
Carlson, per il teatro con B. Wilson, A. Baricco e P.
Stein e per il cinema con M. T. Giordana, P. Greenaway,
J. Turturro e L. Gjertsen (DayDream, 2007). Nel 2008,
assieme alla violoncellista croata Monika Leskovar
(primo violoncello dell'Orchestra Filarmonica di Monaco
di Baviera) sua compagna da 5 anni, incide per la Sony
l’album “We Were Trees” nel quale partecipa anche Patti
Smith e il Solistenensemble Kaleidoscop di Berlino. Nel
settembre 2009, su commissione della Budapest Festival
Orchestra diretta da Ivan Fisher, compone Folktales, per
violoncello e orchestra, eseguendolo al Mahler Festival
di Budapest, alla Brucknerhaus di Linz e alla
Philharmonie di Colonia. Tra i progetti in corso si
evidenziano il recital per violoncello solo, intitolato
Ba-Rock Cello, il duo con Monika Leskovar e il duo con
il pianista Giuseppe Andaloro (1° premio al Concorso
Busoni 2005). Giovanni Sollima suona su un violoncello
Francesco Ruggeri (Cremona, 1679). Insegna violoncello
presso la Fondazione Romanini di Brescia e, dal 2010,
presso la prestigiosa “Accademia di Santa Cecilia” a
Roma, dove è stato recentemente nominato accademico
effettivo, una distinzione di enorme valore concessa
agli artisti più prestigiosi del panorama musicale
internazionale.
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