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FESTIVAL VIOLONCELLISTICO ALFREDO PIATTI - Bergamo

FESTIVAL VIOLONCELLISTICO INTERNAZIONALE

“ALFREDO PIATTI”

V EDIZIONE - NOVEMBRE 2010

 

Lunedì 1

ANDREA NOFERINI Recital Violoncellistico

Musiche di: Alfredo Piatti

 

Domenica 7

ROMAIN DHAINAUT Violoncello - PIERRE BRUNELLO Pianoforte

Musiche di: Liszt - Piatti - Schumann - Servais

 

Domenica 14

MARC MOSKOVITZ Violoncello - DEBRA AYERS Pianoforte

Musiche di: Piatti - Popper - Schubert - Zemlinsky

 

Domenica 21

SIMONE MAGNANI Danza - MICHAEL CHIARAPPA Violoncello

“Suono Mobile e Passeggiata Capricciosa del Duo Grögn”

 

Domenica 28

LJUBA BERGAMELLI Voce - GIOVANNI SOLLIMA Violoncello

“Dal Recitar Cantando ai giorni nostri”

 

SALA PIATTI - ore 17.00 - Via San Salvatore - Bergamo

ingresso libero fino ad esaurimento dei posti a sedere

 

Info ASSOCIAZIONE “ALFREDO PIATTI”

Tel. e Fax: +39.035.575781 - www.alfredopiatti.it

 

Direzione artistica: Andrea Bergamelli

 


 

LUNEDI, 1 NOVEMBRE 2010

Andrea Noferini, violoncello

 

ALFREDO PIATTI 1822-1901

Dodici Capricci op. 25

n. 1 Allegro quasi presto

n. 2 Andante religioso

n. 3 Moderato

n. 4 Allegretto

n. 5 Allegro comodo

n. 6 Adagio largamente

n. 7 Maestoso

n. 8 Moderato, ma energico

n. 9 Allegro

n. 10 Allegro deciso

n. 11 Adagio

n. 12 Allegretto capriccioso

 

ALFREDO PIATTI 1822-1901

Capriccio op. 22 sopra un tema della “Niobe” di Giovanni Pacini

Tempo a Capriccio

Lento

Allegro

 

Il 25 agosto 1843, a Pest, Alfredo Piatti eseguì in pubblico “un suo Capriccio a violoncello solo, il primo pezzo che qui un violoncellista pubblicamente azzardi senza esser accompagnato”. Impossibile per noi identificare con certezza questo “Capriccio a violoncello solo”, ma certamente significativo il fatto che il critico della Gazzetta Musicale di Milano giudichi il comportamento di Piatti un “azzardo”. All’epoca, il violoncello non era uno strumento che poteva presentarsi in pubblico “senza essere accompagnato”. Non sappiamo quale fu l’esito del concerto, ma Vittorio Camplani, il biografo di Piatti, ci informa del fatto che “nel 1843, a Pest, l’avversa sorte lo colse doppiamente, cadendo cioè ammalato e caricandosi di debiti, ed impegnando o vendendo il violoncello”. Fu necessario l’intervento di un amico, il “generoso e nobile mecenate, il signor Giovanni Presti di Bergamo, il quale sentiva, come si conviene, la vera amicizia” che “recossi a Pest soccorrendolo in ogni maniera nella doppia critica posizione”. E quando Piatti, nel 1858, ormai affermato concertista ed esperto conoscitore dei gusti del pubblico, tornò a Pest, propose al pubblico ungherese solo composizioni per violoncello ed orchestra. Ciò nonostante, nel 1864, quando da Londra si recò a Milano per suonare ad uno dei primi concerti della Società del Quartetto, aveva nella valigia, fra le opere che sperava di riuscire a pubblicare, un Capriccio per violoncello solo sopra un tema della Niobe di Pacini. Il concerto fu un successo: “Bazzini e Piatti, ad onta di una giornata piovosa, attirarono gran folla nella maggior aula del Conservatorio e provocarono una serie di emozioni così deliziose, inattese e possenti, che mai le maggiori”. Fu così che l’Editore Ricordi, organizzatore del concerto, accettò di pubblicare nel suo catalogo il Capriccio per violoncello solo sopra un tema della Niobe di Pacini op. 22 insieme ad altri quattro nuovi spartiti di Piatti: il Notturno con pianoforte op. 20, le Rimembranze del Trovatore con pianoforte op. 21, la Sesta Sonata in La di L. Boccherini, ridotta con accompagnamento di pianoforte e la Tarantella con pianoforte. op. 23. Piatti all’epoca stava completando i suoi Capricci per violoncello solo op. 25 (che riportano la data 26 giugno 1865) e forse ne aveva proposto l’edizione a Ricordi. La pubblicazione del Capriccio sopra un tema della Niobe di Pacini, per violoncello solo, dedicata da Piatti all’amico violoncellista Guglielmo Quarenghi, allora direttore del Conservatorio di Milano, fu probabilmente un “esperimento editoriale”. E’ difficile per noi oggi sapere come andarono le vendite, per certo sappiamo che Ricordi non pubblicò i Capricci, probabilmente perché dal suo punto di vista erano un prodotto non vendibile. All’epoca si vendevano bene gli spartiti di composizioni orecchiabili e ad un livello di difficoltà di esecuzione medio-bassa, che i musicisti dilettanti compravano dopo averle ascoltate in concerto. I Capricci di Piatti erano difficilissimi e all’epoca nessun concertista “sensato” avrebbe mai “azzardato” eseguirli in pubblico senza accompagnamento di pianoforte. Forse Piatti tentò di andare incontro alle esigenze di Ricordi, proponendogli di realizzare l’accompagnamento pianistico dei Capricci. Nel fondo Piatti-Lochis si trova infatti l’accompagnamento pianistico (autografo di Piatti) del settimo Capriccio, indiscutibilmente il Capriccio più “di facile ascolto” della serie. Alla fine i Capricci furono pubblicati solo nel 1874 a Berlino e Londra da N. Simrock e Stanley Lucas, Weber & Co. Eppure oggi i Capricci sono le composizioni di Piatti più note ed eseguite dai violoncellisti di tutto il mondo che studiandoli scoprono che sono sì difficili, ma che sono sicuramente anche una sfida “interessante”. Pochi sanno che per vincere questa sfida è necessario mettersi dal punto di vista giusto, il punto di vista del loro compositore così come ce lo presenta chi ebbe modo di ascoltarlo: “Ecco Piatti:... Aria modesta – fisionomia da galantuomo che non vuol far pompa di quello che sa, e non dà in ismanie, e non si contorce, e non passeggia con tutto il corpo sullo strumento per cavarne quel paradiso di suoni!” (Fanfulla, novembre 1875) “non c’è pericolo che in una frase, in una cadenza, pretesto ad altri di sdolcinature e di esagerazioni, egli si permetta il benché minimo eccesso.- Canta e non strilla, sorride e non fa boccacce, piange e non urla” (La sentinella Bresciana, 28 novembre 1875). “Non parla mai delle entusiastiche accoglienze che il pubblico gli fa, né dei trionfi meritati, ma si limita a dire: - Non mi hanno fischiato” (L’Illustrazione Italiana, 26 dicembre 1875)

 

Andrea Noferini, violoncellista, appartenente a una famiglia di musicisti, si è formato strumentalmente a Bruxelles in Belgio, alla scuola del grande violinista Arthur Grumiaux al quale deve tutta la sua impostazione, spiccatamente di stampo violinistico. Diplomato a 18 anni, nel 1987, con il massimo dei voti e la lode, al Conservatorio "G. Verdi"  si Milano, si è perfezionato con Antonio Janigro e ha seguito corsi con Paul Tortelier, André Navarra e Yo-yo Ma. Vincitore di molti concorsi nazionali e internazionali, ha suonato in veste di solista con le più importanti Orchestre  Sinfoniche Italiane e le Filarmoniche di Stato di Romania, Bulgaria, Ucraina, Messico, ecc.. tenendo, inoltre, recital solistici e concerti con pianoforte, suonando tutto il repertorio del proprio strumento, sia nell’ambito di prestigiosi  Festivals, sia nelle più qualificate sedi concertistiche in Italia, Europa, Argentina, USA, Africa, Brasile, Giappone,  ecc....., senza dimenticare l’esecuzione della Suite n. 1 in sol maggiore, per violoncello solo, di J.S. Bach,  trasmessa in Mondovisione dalla “Grotta della Natività” in Betlemme (Israele) il giorno di Natale 2001. Incide per Dynamic, Warner Bros, Bongiovanni, Naxos, Brilliant, Tactus, Amadeus e RAI Trade. Alla sua attività strumentale affianca quella didattica in qualità di docente di Violoncello in Corsi e Master Class in tutta Italia, nonché presso il Conservatorio "S.Cecilia" di Roma e in Workshop nelle principali Accademie di Musica Internazionali. Dal 1991 è Primo Violoncello Solista del Teatro dell' Opera di Roma. In ambito cameristico è fondatore del Trio d'Archi del Teatro dell'Opera di Roma, dello "SchuberTrio", del Trio d'Archi "Giordano Noferini", insieme ai fratelli Anna e Roberto, inoltre, collabora anche con i violinisti Roberta Nitta, Franco Mezzena e Rodolfo Bonucci e suona e incide con i pianisti Bruno Canino, Paolo Restani e Antonio Ballista. Nel 1997 gli è stato assegnato il premio "Nettuno d'Oro" dalla Città di Bologna quale miglior Artista dell'anno, nel 1999 e nel 2007 il Virtuosity Award per i due CD "The Cello Virtuoso" e "A. Piatti Capricci op.22 & op.25" (definito e premiato dalla critica internazionale come "nuovo parametro di paragone tecnico sul Violoncello"), nel 2001 il riconoscimento "Son de Cristal" per il CD "Cello Miniatures", nell' Aprile 2004 il CD per la Naxos è stato votato come miglior disco del mese, mentre, nel 2002, è stato insignito, sotto l'Alto Patronato della Presidenza del Consiglio dei Ministri, presso l'Università La Sapienza di Roma, di Medaglia d'Oro, per meriti artistici, dall'Associazione "Foyer des Artistes". Il suo Violoncello è un Tomaso Balestrieri costruito a Mantova nel 1759.

 

 

 

 

DOMENICA, 7 NOVEMBRE 2010

Romain Dhainaut, violoncello

Pierre Brunello, pianoforte

 

FRANZ LISZT 1811-1886

Due elegie

La Lugubre gondola

Die Zelle in Nonnenwerth

Romance Oubliée

 

ALFREDO PIATTI 1822-1901

La Bergamasca

Introduzione e Variazioni

su un tema della “Lucia di Lammermoor”

di Gaetano Donizetti

“dedicato a Adrien François Servais“

 

ROBERT SCHUMANN 1810-1856

Fünf Stücke im Volkston op. 102

Mit humor

Langsam

Nicht schnell, mit viel Ton zu spielen

Nicht zu rasch

Stark un markiert

 

ADRIEN FRANÇOIS SERVAIS 1807-1866

*Andante cantabile et Rondò à la Mazurka op.7

su un tema di Michael William Balfe

 

“Nella grande accademia graziosamente proposta e data da Liszt a beneficio de’ Bavaresi in Grecia alla quale accorsero più di 3000 spettatori, si produsse anche Alfredo Piatti distintissimo concertista di violoncello. Dopo che il Titano del pianoforte ebbe suscitato indescrivibile entusiasmo col magnifico suo “Capriccio sulla Sonnambula”, si presentò il modesto Piatti a suonare una espressiva e brillante fantasia sopra i temi dell’aria finale della Lucia di bella sua composizione. Da nessun applauso alla prima venne accolto, chè qui ei non era conosciuto. A poco a poco il pubblico prese interesse per gli spontanei e sicuri suoi modi, poi lo si applaudì, quindi ogni suo canto espresso con un sentire veramente italiano, e tutti i suoi azzardosi e complicati passi di bravura, ove è straordinario, vennero interrotti o susseguiti da generali acclamazioni, e dopo il pezzo lo si volle rivedere per ben tre volte; ed entrato nelle scene, Liszt gli corse incontro e lo baciò dimostrandogli colla maggior cordialità la piena sua soddisfazione, ed in seguito per tutto il tempo che si trattenne a Monaco gli prodigò le più lusinghiere ed amichevoli cortesie e lo impegnò a recarsi a Parigi dicendogli: “Andateci pure senza paura, voi sarete contento di Parigi, perchè i Parigini saranno contenti di voi; di più vi prometto di prendere parte al primo vostro concerto”. Era l’autunno del 1843 e Piatti era a Monaco di Baviera, di passaggio verso Parigi, quando aveva conosciuto Listz per caso. Nella primavera successiva era a Parigi: “Piatti, il violoncellista che per bravura non ha uguali, oggi invitò uno scelto numero di persone ad un suo concerto nelle sale dell’egregio Erard; fra questi eravi anche Liszt che attentamente si pose ad ascoltare l’allievo di Merighi; ad un tratto ei diede segni di soddisfazione, di ammirazione; le sue portentose mani echeggiarono di applausi

diretti all’eletto esecutore, al quale, appena terminato il pezzo, avvicinossi per dirgli: - Invece del biglietto, che io non ho preso, vi prego caro Piatti, di voler accettare un violoncello che serberete per mia memoria...Il violoncello si è uno de’ migliori, e si dice del valore di circa cinque mila franchi - Il Piatti è confuso da tanta gloria e fortuna”. Sempre seguendo i consigli di Listz, Piatti andò poi a Londra e da qui in Russia, dove conobbe il più grande violoncellista di quei tempi. “Non v’ha cosa che uguagli la sorpresa e l’estasi di un viaggiatore il quale per la prima volta si trovi sulla più alta torre del Kremlin allorché nella sera prima di Pasqua le bulbose cupole delle trecento chiese e tutta la pittoresca sterminata città Santa della Russia è rischiarata da mille e mille faci, ed il popolo moscovita tripudiante serpeggia e s’affolla nelle piazze e nelle larghe vie ed accorre alla solenne cerimonia nel maggior tempio.

Non bastano le parole a descrivere il delizioso e nuovo panorama: uman pensiero non può di esso formarsi alquanto adeguata idea. Una tale invidiabile sorte tessé toccò ad Alfredo Piatti, appena giunto da Pietroburgo ove aveva conseguito un successo sì eminente da meritarsi di essere qualificato pel Rubini dei violoncellisti. Ei sbalordito e commosso volgeva l’abbagliato suo sguardo da questa e da quella parte, e da tutto lo ritraeva ridondante d’ammirazione e di stupore. A lui vicino, in abito da viaggio, un uomo di età non molto lontana dagli otto lustri pure non sapeva trattenere la piena d’ineffabile orgasmo e ristare dal farne meraviglia con una garbata signora, ed esclamava: “Oh, se avessi il mio violoncello, vorrei farti udire de’ suoni consentanei all’elevatezza de’ sentimenti che ora provo!” La sua compagna, scherzando, soavemente rispondeva - Qui val meglio una buona ed acuta vista che il tuo Stradivario, o Servais...” A questo armonico nome il Piatti si scosse, trasalì e da istantaneo moto spinto si volse a proferire: “Ed è vero che voi siate Servais, l’incomparabile suonatore le cui prodezze son decantate in tutta Europa e che da due anni vo’ cercando di capitale in capitale?” Allora Servais, chiesto e saputo chi fosse l’entusiasta suo interlocutore (per fama a lui già noto qual altro prodigio dell’esecuzione) gentilmente gli offrì la mano e i due più grandi violoncellisti dell’epoca si abbracciarono: Eglino non dimenticheranno mai il sito, la sera e il modo della loro conoscenza”. Così narra il corrispondente da Mosca della Gazzetta Musicale di Milano dell’8 giugno 1845. Piatti e Servais suonarono così insieme e “Chi non ebbe a bearsi de’ loro impareggiabili suoni fusi insieme ne’ difficili duetti di Romberg non può figurarsi a quanto possa giungere la perfezione esecutiva. Wielhorski, il dilettante violoncellista di fama europea, n’era rapito all’entusiasmo. Più competente e degno giudice i due campioni non potevano desiderare”. La loro fu una collaborazione basata su grande stima reciproca, suggellata da un cavalleresco scambio di dediche: Piatti dedicò a Servais le sue Variazioni su un tema della Lucia di Lammermmor mentre Servais dedicò a Piatti le sue Variazioni su un tema di Balfe.

 

Romain Dhainaut, nato nel 1985, inizia lo studio del violoncello all’età di sei anni con Christiane Divicq al Conservatorio di Tournai, in seguito si forma per quattro anni con Didier Poskin, prima alla Cappella Musicale “Regina Elisabetta”, poi al Conservatorio Reale di Bruxelles dove ottiene il diploma con grande distinzione nel 2006 e il premio Fély Waselle nel 2007. Prosegue gli studi al Koninklijk Conservatorium Den Haag con Harro Ruijsenaars e attualmente si perfeziona con Mats Lindstrom alla Royal Academy of Music di Londra. Primo premio al Concorso Dexia Axion Classics, di Bruxelles, nel 2003 e terzo premio al Concorso Internazionale Adrien-François Servais, di Halle, nel 2009. Si è esibito come solista con l’Orchestra Reale da Camera della Wallonia, la Cappella Musicale di Tournai e l’Ensemble Orchestrale di Bruxelles. Attivo camerista ha suonato per importanti festivals in Belgio, Germania, Francia, Paesi Bassi, Ghana e Shanghai. Recentemente si è laureato alla “Fondation Belge de la Vocation”.

 

Pierre Brunello, si è laureato in pianoforte, musica da camera e collaborazione pianistica al Conservatorio Reale di Bruxelles e suona con lo stesso piacere sia il pianoforte che il clavicembalo o l’organo. Particolarmente attivo come camerista ha suonato in Europa, (Luxemburgo, Francia, Germania, Austria, Ungheria, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Italia, Malta...) Colombia e Giappone. Membro del “Duo Arpeggione”, del “Duo Clavitromba”, del “Titanic Ensemble” dell’ensemble “Camerata Con Cor(d)e”, dell’ensemble “Sammartini Choir Consort” e della “Tivoli Band”; collabora con numerosi concorsi internazionali ed ha effettuato numerose incisioni di CD. Si dedica anche alla composizione di brani strumentali e di musica sacra oltre a numerosi arrangiamenti e revisioni d’opere strumentali. Svolge il ruolo di collaboratore pianistico al Conservatorio Reale di musica di Bruxelles.


 

DOMENICA, 14 NOVEMBRE 2010

Marc Moskovitz, violoncello

Debra Ayers, pianoforte

 

ALFREDO PIATTI 1822-1901

“Follia” in re minore

su un’aria di Francesco Geminiani

Notturno op. 20

 

DAVID POPPER 1843-1913

Nocturne op. 42

Im Walde op. 50

Eintritt

Gnomentanz

Andacht

Reigen

Herbstblume

Heimkehr

 

FRANZ SCHUBERT 1797-1828

“Am Meer”

arrangiamento di Alfredo Piatti

 

ALEXANDER ZEMLINSKY 1871-1942

Sonata in la minore

Mit Leidenschaft

Andante

Allegretto

 

Quando Alfredo Piatti, piccolo violoncellista, suonava nell’orchestra della Basilica di Santa Maria Maggiore a Bergamo, lo spartito che si trovava sul suo leggio era sempre manoscritto. I fogli di carta pentagrammata erano costosi e dovevano essere sfruttati al massimo. Per questo le note si inseguivano fitte, senza lasciare inutili spazi bianchi, e parevano oscillare confuse fra le righe, alla luce incerta delle candele, di fronte ai suoi

occhi assonnati di bimbo. Fogli di carta da musica coperti di note dovevano essere sparsi anche per la sua casa, dove tutti erano musicisti da generazioni. L’immagine di questi fogli, preziosi e da trattare con cura rimase certamente impressa nella sua mente. Trattò sempre con gran cura i suoi spartiti, che non presentano

quasi mai segni o annotazioni, e si dedicò con passione alla ricerca di spartiti antichi. Quando a Londra aveva un minuto libero faceva un giretto da White’s, un negozio di musica di “seconda mano” in Oxford Street, e tornava sempre a casa con qualche “tesoro”. Una volta comprò una sonata per violoncello di Boccherini al prezzo di due scellini, le aggiunse un accompagnamento di pianoforte e la eseguì in pubblico. Qualche giorno dopo tornò nel negozio e trovò un’altra sonata di Boccherini. Con stupore, quando chiese il prezzo, si sentì dire che costava 15 scellini. Protestò con il negoziante dicendo “ma ne ho comprata una l’altro giorno per 2 scellini!” e si sentì rispondere “Sì, ma allora non era stata eseguita in pubblico da Alfredo Piatti..”. Boccherini, Marcello, Locatelli, Porpora, Viotti, Antoniotti, Geminiani, Marcello, Ariosti, Tartini, uno dopo l’altro vennero proposti al pubblico londinese, che imparò a conoscere ed apprezzare le composizioni di questi autori italiani che Piatti pazientemente trascriveva da antichi fogli ingialliti dal tempo. Di Geminiani egli propose al suo pubblico londinese le Sonate n 1, 2, 3 e 5 dell’op.5 e la Follia in Re minore per le quali aveva realizzato l’accompagnamento pianistico. Piatti tuttavia non era solo collezionista ed esperto di spartiti antichi, era anche collezionista ed esperto di strumenti musicali. Nel 1844 aveva visto per la prima volta, nella vetrina di

un negozio di Dublino, un violoncello Stradivari ed aveva sognato di comprarlo. Più volte incrociò nella sua vita quel violoncello, finché lo strumento fu poi comprato, per 350 sterline, dal generale Olliver, violoncellista dilettante ed amico di Piatti. E così, il 18 giugno 1866, si vide recapitare a casa lo strumento dei suoi sogni accompagnato da un bigliettino: “Mio caro Piatti - Mi procuro il piacere di mandarvi il violoncello che spero aggradirete come il segno della mia stima di voi e ammirazione del vostro talento straordinario - Vostro sinceramente - T. Olliver”. L’anno prima Piatti gli aveva dedicato il suo Notturno, op.20 e l’amico ricambiò generosamente il favore. Il Notturno, composto per la tournée italiana del 1864, fu uno dei pezzi che Piatti eseguì più frequentemente nel corso della sua carriera. L’esecuzione più nota è certamente quella dell’8 marzo 1886, in occasione del suo rientro a Londra dopo un grave incidente che aveva rischiato di costringerlo a rinunciare per sempre alla sua carriera. Al termine di un concerto “gli applausi continuarono finché egli ricomparve e suonò il suo “Notturno” come egli solo sa suonarlo. Tutti all’unanimità trovarono che suonò, come sempre, alla perfezione. La cavata fu angelica ed incantevole e le note commoventi trovarono un eco nel petto di molti ammiratori uditori”. I “notturni” all’epoca erano un genere molto di moda. Non stupisce quindi il fatto di trovare ben quattro Notturni anche fra le composizioni di David Popper, violoncellista della generazione successiva a quella di Piatti, che trascrisse per violoncello anche uno dei Notturni di Chopin. Alla stessa tipologia di pezzi brevi e di facile ascolto appartengono anche le trascrizioni per violoncello di composizioni di Schubert alle quali Piatti si dedicò negli ultimi anni della sua vita. Le trascrizioni dell’Ave Maria, della Serenata e di Am Meer, furono pubblicate dall’editore J.&W.Chester di Brighton, nel 1894, lo stesso anno in cui a Vienna fu eseguita per la prima volta la Sonata in La minore di Zemlinsky. L’autografo della Sonata, dedicata ed eseguita per la prima volta da Friedrich Buxbaum, rimase poi agli eredi della famiglia Buxbaum e per questo la sonata solo in tempi recenti è stata riscoperta ed ha conquistato un meritato posto nel repertorio violoncellistico.

 

Marc Moskovitz, violoncellista, ha seguito un percorso di formazione musicale partendo dal North Caroline, passando per l’Indiana, Virginia, Ohio, Boston e tornando al luogo d’origine dove attualmente vive. Allievo di Janos Starker è stato il terzo violoncellista ad ottenere la laurea all’Indiana University, grazie alla quale è diventato docente di Violoncello all’Università della Virginia e all’Università di Toledo dove è stato anche  membro del “Toledo Trio”. Nel 2001 si è spostato a Boston dove ha suonato per le più importanti associazioni musicali e dove ha fondato, con Debra Ayers, la MONTAGE Music Society. Ha inciso musiche di virtuosi violoncellisti come Alfredo Piatti e David Popper per VAI e di compositori ebrei rifugiati per ASV Quicksilva label. Ha scritto numerosi articoli apparsi su qualificati giornali di musica e su The new Grove Dictionary of Music and Musicians e recentemente la sua biografia sul compositore e direttore “Alexander Zemlinsky” è stata pubblicata da Boydell & Brewer.

 

Debra Ayers, pianista, svolge intensa attività come collaboratrice pianistica di cantanti e strumentisti ed in seno ad ensembles di musica da camera fra i quali: Arcadian Winds, Vega string Quartet, Auros New Music, Aspen Santa Fe Ballet, Aspen Music Festival Chamber Players, Emerald City Opera, Breckenridge Music Festival, Serenata of Santa Fe e Taos Chamber Music Group. Cofondatrice e pianista della MONTAGE Music Society con il violoncellista Marc Moskovitz ha presentato in prima esecuzione nordamericana la ritrovata Sonata di A.Zemlisky alla Library of Congress di Washington. Suona frequentemente musica contemporanea e ha tenuto numerose prime esecuzioni di compositori come: William Bolcom, Paul Elwood, Andrew List, Daniel Schnyder, Ron Strauss e molti altri. Ha ricevuto numerosi premi fra cui quello dell’ “Adele Marcus Foundation” e “ USC Norman Cousins”. Formatasi alle Università di Southern California e Wisconsis, ha effettuato numerose incisioni discografiche molto apprezzate dalla critica specializzata.

 


 

DOMENICA, 21 NOVEMBRE 2010

Simone Magnani, danzatore e coreografo

Michaël Chiarappa, violoncellista,

 

Spettacolo di Musica Antica e Danza Contemporanea

 

“Suono Mobile”

J. S. BACH 1685-1750

Estratti dalle Suites

per violoncello solo

Improvvisazioni

in stile antico e libere

 

“Passeggiata capricciosa”

prima esecuzione assoluta

ALFREDO PIATTI 1822-1901

Temi e cellule dei Capricci op. 25

per violoncello solo

 

Il Duo Grögn, nasce nel Ottobre 2007 dall'unione artistica tra Simone Magnani (danzatore, coreografo) e Michaël Chiarappa (violoncellista, musicista barocco). La curiosità di poter sperimentare il rapporto tra musica barocca e danza contemporanea, la volontà di trovare nuovi stimoli creativi sono gli elementi fondanti di questa formazione. Dopo anni di carriera nelle rispettive discipline che li hanno visti esibirsi in contesti di grande valore artistico, è nata la decisione di unire le proprie competenze e la propria esperienza con l'intento di giungere ad una sintesi originale delle due arti. Il confronto ha permesso ad entrambi di individuare un nucleo di elementi essenziali riguardo l'aspetto creativo sui quali costruire il cammino da condividere. A un anno dalla nascita il duo ha proposto il proprio lavoro in diverse situazioni performative. Ogni appuntamento ha permesso alla formazione di concentrarsi su alcuni aspetti ed approfondirli. Giocare, inventare, comporre, strutturare ma anche distruggere, rincorrendo un ideale di sintesi. Due uomini. I corpi, i movimenti, i gesti, i suoni, lo spazio, le potenzialità delle relazioni e delle evoluzioni: fattori elementari di ciò che chiamiamo danza e di ciò che chiamiamo musica. Da qui “ripartono” Michaël Chiarappa e Simone Magnani che - dopo anni di esperienze - si sono uniti per dar vita ad una nuova formazione. Una giovane compagnia con molta esperienza, dunque, che affida alla sua opera prima dal titolo Suono Mobile il compito di ridefinire gli elementi ma soprattutto le necessità e le motivazioni del rapporto musica/danza. Una premessa chiara per poter esplorare un territorio comune tra le due arti senza limitare le possibilità creative. Un cammino personale e professionale basato sulla volontà di approfondire la propria conoscenza. Un desiderio comune giunto per entrambi nel medesimo momento della propria carriera personale: arrivare ad una sintesi, ad una sorgente da cui attingere, sottraendo ogni singolo orpello. Toccare la vibrazione della materia sonora, la vitalità del gesto e le sue potenzialità espressive. Comprendere la materia musicale nella sua invisibile presenza, plasmare lo spazio musicale attraverso l'ascolto corporeo. Nei tre anni di lavoro tali intenti hanno accompagnato i due artisti in ogni situazione performativa. Lo spettacolo si è arricchito di ogni nuova esperienza permettendo una crescita umana e professionale. Il duo si è esibito davanti a diversi tipi di pubblico, dalla situazione urbana a quella “ufficiale”. In ogni situazione ha potuto constatare una coinvolgente risposta da parte degli spettatori. Cercare la radice, affrontare un percorso che conduce all'essenziale è sinonimo di ricerca, confronto; è cosa difficoltosa ma anche piacevole e divertente! Per il Festival “Piatti” il duo presenterà in prima assoluta “Passeggiata capricciosa” sui temi dei Capricci opera 25.

 

Simone Magnani, danzatore e coreografo è nato nel 1969. Inizia il proprio percorso professionale nel 1989 lavorando nella compagnia teatrale: LA PINGUICOLA SULLE VIGNE diretta da Graziella Martinoli, con la quale partecipa al FRINGE FESTIVAL di Edinburgo nel 1992. Arriva alla danza attraverso il teatro e ne segue le esperienze più significative nell'ambito del contemporaneo e della ricerca in Italia. Studia stabilmente con Giovanni Di Cicco, Giorgio Rossi, Adriana Borriello, Alessandro Certini, Charlotte Zerbey, Massimiliano Barachini, Ron Howell, Silvana Barbarini, Michelle Noiret. Lavora e collabora come danzatore con varie compagnie: DERVISCI MEVLEVI ENSEMBLE, SOSTA PALMIZI, ARBALETE, VERA STASI, COMPAGNIE TANDEM, COMPANY BLU, ENZO PROCOPIO videodanza, MASSIMILIANO BARACHINI. Nel 2000 comincia ad occuparsi di coreografia con varie collaborazioni. Nel novembre 2003, fonda insieme a Cristiano Fabbri la compagnia LISCHE. Presenta i propri lavori in vari teatri e festival in Italia e all'estero (AEROWAVES, Londra; YOUNGBLOOD, Leeds; BMA, Bratislava...) incontrando i favori della critica e del pubblico. Si occupa da circa 7 anni di insegnamento, integrando alle tecniche di danza principi delle arti marziali (aikido, kinomici, tai chi cuan) e di discipline esperienziali (BMC, anatomia esperienziale). Collabora, dal 2006, con il Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano, in qualità di coreografo e insegnante esterno di movimento scenico.

 

Michaël Chiarappa, violoncellista, è nato nel 1968 a Bruxelles dove ha studiato con il Maestro E. Baert presso il Conservatoire Royal e con il Maestro E. Carlier. Ha poi proseguito gli studi musicali a Milano con il Maestro N. Cicoria diplomandosi nel 1992. Ha concluso, nel 2000, il corso quadriennale di violoncello barocco e classico con il Maestro C. Coin, presso la Schola Cantorum di Basilea, dove ha partecipato ai progetti dell'orchestra e di vari gruppi strumentali-vocali. In questo contesto ha collaborato con H. M. Linde, Chiara Banchini, J. Christensen… Ha studiato con il Maestro G. Nasillo presso la Accademia Internazionale della Musica di Milano diplomandosi brillantemente in violoncello barocco. La sua attività concertistica, sia con strumento antico che moderno, spazia dalle più svariate articolazioni cameristiche all'orchestra. Collabora con varie formazioni tra le quali la Chapelle Ancienne, la Freitagsakademie, Arion, Risonanze, Fête Rustique, l'Ensemble Pange Lingua, il Quartettone, l'Accademia Litta, la Capela Obliqua, Theatrum Instrumentorum, l'Ensemble ClairObscur.

È membro fondatore dell'Ensemble Stellario di Milano. Nel 2007 ha fondato con Simone Magnani il duo Grögn, violoncello barocco e danza contemporanea, ricercando nuove dimensioni attraverso il movimento e l'improvvisazione e esibendosi in numerosi spettacoli. Ha inciso con le case discografiche: Denon Nippon Columbia, Tactus, Frequenz e per RAI, RTSI, RTB. È docente di violoncello e musica antica presso il Conservatorio della Svizzera italiana. Suona un violoncello André Droulot, Paris, 1792.


 

DOMENICA, 28 NOVEMBRE 2010

Ljuba Bergamelli, voce

Giovanni Sollima, violoncello

 

“Dal Recitar Cantando ai giorni nostri”

elenco d’autori dai quali sarà scelto il programma

 

SIGISMONDO D’INDIA 1580-1629

HENRY PURCELL 1659-1695

JOHANN SEBASTIAN BACH 1685-1750

VIRGILIO MORTARI 1902-1111

DOMENICO SCARLATTI 1685-1757

ALFREDO PIATTI 1822-1901

ERIK SATIE 1866-1925

GEORGE GERSHWIN 1898-1937

IVAN FEDELE 1953

GIOVANNI SOLLIMA 1962

DIMITRIJ SHOSTAKOVIC 1906-1975

 

Un incontro di gesti

due strumenti

due corpi

sei corde

per dare vita ad un percorso

che ci condurrà dalla parola al suono e

viceversa.

In un breve viaggio

toccheremo epoche lontanissime

accomunate dalla stessa profondità

nel concepire l'indagine emotiva

che sta alla base del canto.

Dal Recitar Cantando ai nostri giorni

con due soli strumenti

pronti ad intrecciare il loro canto essenziale

per ricreare mondi

apparentemente distanti

che sveleranno invece legami impensabili.

Da Sigismondo d'India a Shostakovic.....

da Bach a Scarlatti..a Piatti,

da Mortari a Purcell...

da Sollima a Satie.....

da Fedele a Gershwin…

and so on!

 

Ljuba Bergamelli, voce, nata a Bergamo nel 1984, dopo la maturità linguistica ha intrapreso lo studio del canto artistico sotto la guida di Luisa Castellani e Silvia Lorenzi. Laureata a pieni voti con lode al triennio di Musica Vocale da Camera, presso il Conservatorio “G. Verdi” di Milano, nella classe della Prof.ssa Daniela Uccello, si è diplomata brillantemente in Canto Artistico con la Prof.ssa Margaret Hayward, sempre presso il Conservatorio milanese. Ha seguito seminari e masterclasses con: Marinella Pennicchi, Dalton Baldwin, Luisa Castellani, Francoise Ogéas e Karl Kammerlander. Ha collaborato con Dimitri e Vovka Ashkenazy, Bruno Canino, il Farben Ensemble di Parma ed è la voce solista del “Texture Ensemble” (diretto da Pierre Hoppé), con cui svolge un'intensa attività concertistica nell'ambito della musica contemporanea. Ha interpretato il ruolo di Criside nel Satyricon di Bruno Maderna con il “Divertimento Ensemble” di Sandro Gorli. Particolarmente interessata all'arte del Novecento e Contemporanea e al Teatrodanza ha partecipato come attrice-danzatrice allo spettacolo “La Sagra della Primavera” realizzato per il Festival MiTo, con la regia di Pasquale D'Ascola. Con lo stesso regista e il coreografo Simone Magnani ha realizzato, nel ruolo di cantante e danzatrice, lo spettacolo di Teatro Musicale “Ivresses” a Milano. Ha partecipato con Bruno Canino e Antonio Ballista ad uno spettacolo dedicato a Cage, per la trasmissione televisiva “Passepartout” di Philippe Daverio, registrata dal vivo a Bologna. Con il padre Attilio e il fratello Andrea fa parte del “Trio di Bergamo”, con cui ha già sostenuto numerosi concerti in tutta Italia, in particolare con un programma dedicato ai Songs di Alfredo Piatti, riproposti anche in versione jazzistica con l'Ensemble “Alfredo Piatti” (di cui fanno parte anche Gianluigi Trovesi al sax e Umberto Petrin al pianoforte). Collabora stabilmente con la chitarrista Sara Collodel, affrontando un repertorio che spazia da Mozart a Henze.

 

Giovanni Sollima, nasce a Palermo da una famiglia di musicisti. Studia violoncello con G. Perriera e A. Janigro e composizione con il padre Eliodoro e M. Kelemen. Fin da giovanissimo collabora con musicisti quali F. Ferrara, C. Abbado, G. Sinopoli, J. Demus, M. Argerich, P. Glass, R. Muti, Y. Bashmet, G. Kremer, R. Raimondi e P. Smith. La sua attività, in veste di solista con orchestra e con diversi ensemble (tra i quali la Giovanni Sollima Band, da lui fondata a New York nel 1997), si dispiega fra sedi ufficiali ed ambiti alternativi in tutto il mondo. A New York, in tutt’altro contesto, si esibisce anche alla Knitting Factory, tempio dell’underground, quando Justin Davidson (Premio Pulitzer per la Critica 2002) lo fa conoscere negli USA come “The Jimi Hendrix of the Cello”. Parallelamente, all’attività violoncellistica, la sua curiosità lo spinge ad esplorare nuove frontiere nel campo della composizione attraverso contaminazioni fra generi diversi avvalendosi anche dell'utilizzo di strumenti orientali, elettrici e di sua invenzione. Per la danza collabora, tra gli altri, con K. Armitage e C. Carlson, per il teatro con B. Wilson, A. Baricco e P. Stein e per il cinema con M. T. Giordana, P. Greenaway, J. Turturro e L. Gjertsen (DayDream, 2007). Nel 2008, assieme alla violoncellista croata Monika Leskovar (primo violoncello dell'Orchestra Filarmonica di Monaco di Baviera) sua compagna da 5 anni, incide per la Sony l’album “We Were Trees” nel quale partecipa anche Patti Smith e il Solistenensemble Kaleidoscop di Berlino. Nel settembre 2009, su commissione della Budapest Festival Orchestra diretta da Ivan Fisher, compone Folktales, per violoncello e orchestra, eseguendolo al Mahler Festival di Budapest, alla Brucknerhaus di Linz e alla Philharmonie di Colonia. Tra i progetti in corso si evidenziano il recital per violoncello solo, intitolato Ba-Rock Cello, il duo con Monika Leskovar e il duo con il pianista Giuseppe Andaloro (1° premio al Concorso Busoni 2005). Giovanni Sollima suona su un violoncello Francesco Ruggeri (Cremona, 1679). Insegna violoncello presso la Fondazione Romanini di Brescia e, dal 2010, presso la prestigiosa “Accademia di Santa Cecilia” a Roma, dove è stato recentemente nominato accademico effettivo, una distinzione di enorme valore concessa agli artisti più prestigiosi del panorama musicale internazionale.

 


 

 

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