Titolo dell’evento:
La seduzione
dell’immagine
Artista:
Claudia Rachele
Giordano
Spazio espositivo :
Palazzo Abadessa
Data di vernissage: 7
novembre 2009
Data di chiusura: 6
dicembre 2009
Palazzo Abadessa •
Calle Priuli, Cannaregio 4011, 30131 Venezia, Italia •
Tel. +39.041.2413784 • Fax +39.041.5212236 •
Abstract di
presentazione:
Claudia Rachele
Giordano sceglie con consapevolezza di cogliere i suoi
soggetti da riviste, pubblicazioni oppure album
fotografici; sotto questi rispetti, ridisegnandone e
rielaborandone la figura, reinterpretandoli in maniera
vivida ed espressiva, imprimendo in essi una nuova
linfa, “spogliandoli” ed estrapolandoli dal loro
contesto, la Giordano sembra cercare di “liberare”
letteralmente questi soggetti dal loro ruolo.
Orari di apertura:
10-21
Ingresso libero
Orario di
presentazione: 17,00
Curatrice : Tiziana
Di Bartolomeo
Ufficio stampa:
ufficiostampa@espressionidarte.it
;
www.espressionidarte.it
rachele.giordano@email.it
Organizzazione:
berardo@tecnolayout.it
bbsarredi@yahoo.it
Testo critico di
presentazione:
di Davide Corsetti
Osservando le opere
di Claudia Giordano ci si immerge inevitabilmente in un
mondo fresco e vitale, espresso attraverso colori
guizzanti ed energici gesti dai quali emerge e prende
forma una figurazione libera e spontanea dal taglio
decisamente attuale. Nella Giordano infatti, si ritrova
tutta l’energia e la creatività di una giovane artista
che si racconta misurando la distanza che separa il
proprio vissuto ed il mondo contemporaneo in un
susseguirsi di immagini che ridisegnano e ricreano
ambienti e personaggi con uno sguardo proteso
all’identificazione dell’individuo ed alla sua priorità
sul rapporto con il mondo che lo circonda.
In una realtà attuale
così satura d’immagini, dalla pubblicità ai social
network, la Giordano sceglie con consapevolezza di
cogliere i suoi soggetti da riviste, pubblicazioni
oppure album fotografici; sotto questi rispetti,
ridisegnandone e rielaborandone la figura,
reinterpretandoli in maniera vivida ed espressiva,
imprimendo in essi una nuova linfa, “spogliandoli” ed
estrapolandoli dal loro contesto, la Giordano sembra
cercare di “liberare” letteralmente questi soggetti dal
loro ruolo.
Operazione che può
apparire vagamente “pop” per questo suo recupero di
soggetti dal mondo della comunicazione di massa, ma che
in qualche modo va oltre, che si nega, cancellando le
sue tracce pop e dichiarando un intento più rivolto alla
posizione ed al disagio dell’uomo moderno che vive l’era
della comunicazione. Un disagio tuttavia che non viene
trasmesso dalle opere della Giordano, che invece di
condannare questa tempesta di immagini e di
informazioni, propone una via da seguire, una sorta di
guida alla ricerca dell’individualità di ciascuno
attraverso la foresta di modelli che propone la società
contemporanea.
Secondo questa chiave
di lettura, Claudia Giordano parla di sé e di noi, del
suo e del nostro cercare noi stessi e la nostra
autenticità in un mondo di prodotti da comprare, di
regole da seguire e di ruoli da interpretare; un mondo
in cui la ricerca di sé è diventata un esercizio quasi
archeologico, di scavo nel proprio vissuto e nella
realtà quotidiana alla ricerca dei propri sogni e delle
proprie aspirazioni, della propria naturalezza ed
istintività; un lavoro su sé stessi e sul proprio
sguardo sul mondo che implica un necessario sforzo di
sintesi e di scelta ma soprattutto di eliminazione delle
nostre paure di apparire inadatti o poco adeguati al
comune senso di conformità.
E questo ben si
riverbera nella sua particolare elaborazione delle
opere: fotografie sintetizzate e rielaborate al computer
che, ridipinte successivamente su tela o su tavola con
decise pennellate a secco, scavano, cercano e ritrovano
fresca immediatezza e lucida vitalità.
Un processo istintivo
e calibrato al contempo quindi, in continua rilettura di
sé stesso e di una via da seguire che possa essere il
più possibile vicina ad una libertà espressiva ed allo
stesso tempo cercando di non cadere nelle tentazioni di
un’intimistica ricerca autoreferenziale ma riproponendo
un immaginario in cui ciascuno possa riconoscersi e
ritrovare la propria necessaria autonomia e libertà.
Identità liberate
Nota critica di
Davide Corsetti (ottobre 2009)