A otto
anni dalla scomparsa del grande regista, drammaturgo ed
attore Alessandro Fersen, una Fondazione intitolata a
suo nome gli rende omaggio attraverso la nascita di una
serie di attività poliedriche che lo ricordano, lo
evocano e ne ripercorrono le fasi salienti della
carriera e del pensiero anche tramite materiali di sua
proprietà.
E’
stata infatti la meticolosa ricostruzione e
indicizzazione del Fondo Fersen – un catalogo di
centinaia di documenti tra carteggi, epistolari,
filmati, bozzetti, fotografie e testi inediti - a far
scaturire l’idea di creare una Fondazione. Ariela
Fajrajzen, l’unica figlia del maestro del “mnemodramma”,
ne è stata l’artefice e sarà in Italia il 29 ottobre,
presso la Biblioteca del Burcardo di Roma, per parlare
degli obiettivi prefissati, dei lavori in corso di
pubblicazione su Alessandro Fersen e delle attività
correlate, tra le quali alcune prestigiose partnership a
livello internazionale.
Con lei
saranno presenti, coordinati da Pasquale Pesce
(direttore della Fondazione), alcuni
illustri nomi del
mondo dell’insegnamento e del teatro coinvolti
nell’operato del maestro, tra i quali il Prof.
Ferruccio Marotti, ordinario di Storia del teatro
all'Università Sapienza di Roma, che ha in corso un
progetto sulla digitalizzazione di tutto l’archivio
cinematografico Fersen; il Dott. Eugenio Pallestrini,
presidente del Civico Museo Biblioteca dell'Attore di
Genova, ente depositario del Fondo Fersen; il Dott.
Sergio Noberini, direttore del Museo Internazionale
Emanuele Luzzati, l’artista grande amico e collaboratore
alle scene delle più significative regie ferseniane; il
Prof. Renato Nicolini, docente di architettura
presso l’Università di Reggio Calabria; la Prof.ssa
Silvia Carandini, ordinario di storia del teatro
all’Università Sapienza di Roma e membro del comitato
scientifico; la Dott.ssa Maricla Boggio, docente
di scrittura drammaturgica all’Accademia Nazionale
d’Arte Drammatica; Ombretta De Biase, presidente
del Premio Fersen, la regista Teresa Pedroni e
Claudio Pierantoni, allievo di Fersen e fondatore
della scuola intitolata a suo nome, una delle accademie
che ne hanno adottato l’insegnamento. Con loro, in sala,
altri amici, colleghi e testimoni ricostruiranno i
molteplici aspetti della sua attività: dalla regia alla
riflessione filosofica, dalla poesia alla pedagogia
dell’attore, dalla ricerca teatrale alla drammaturgia.
In tale ambito
saranno presentate le due nuove pubblicazioni su
Alessandro Fersen:
Ora Fluente. Del
teatro e del non teatro: l’opera di Alessandro
Fersen
(Ed. Titivillus), di Paola Bertolone, ex
allieva di Fersen e ricercatrice all’Università di
Siena. Si tratta di uno sguardo d’insieme sull’opera
di Fersen, con suoi testi ripubblicati, interviste e
inoltre saggi storici sulla sua variegata attività
di regista, drammaturgo, teorico, pedagogo: dalla
produzione teorica degli anni Cinquanta e Sessanta,
all’intervista di Bonnie Marranca del 1984 per
“Performing Arts Journal”, passando per la
realizzazione del testo e della regia delle
Diavolerie del 1967. La biografia artistica, la
bibliografia, il repertorio di immagini
costituiscono uno strumento di approfondimento, così
come il documentario in DVD Alessandro Fersen.
L’essere in scena, realizzato dall’Università di
Roma La Sapienza.
Alessandro Fersen
e la Commedia dell’Arte
(Ed. Aracne) di Roberto Cuppone, ricercatore
in storia del teatro e dello spettacolo
all’Università di Genova. Le fatiche di
Arlecchino, Pierrot alla conquista della luna e
Sganarello e la figlia del re sono tre “imprese”
inedite di Alessandro Fersen che rappresentano un
vero e proprio “ciclo” con cui alla fine degli anni
Cinquanta l’autore persegue una esplicita
reinvenzione del teatro come spettacolo. Caso unico
in Italia, crede di trovare nel mito delle maschere
(ormai filtrato dal romanticismo francese) la via
per un inedito connubio fra teatro e televisione: in
una RAI agli albori e già avvezza a diffondere
prodotti teatrali di “tranquillo” successo (Govi,
Baseggio) sogna un modello nazionale e
internazionale insieme, storico e attuale, popolare
e di cultura: quello appunto di una “Commedia
dell’Arte”, per la prima e ultima volta, in bianco e
nero.
Regista, pedagogo, attore, drammaturgo e teorico del
teatro, Alessandro Fersen ha avuto un ruolo
centrale nel panorama teatrale italiano e nella vita
culturale italiana e della città di Roma in particolare,
fondando nel 1957 lo Studio Fersen di Arti Sceniche, una
scuola protesa alla formazione dell’attore a partire dal
metodo Stanislavskij e indirizzata alla continua ricerca
sul “mnemodramma”, una tecnica teatrale di matrice
antropologica acquisita da Fersen durante alcuni
soggiorni nel Sud America e introdotta sin dall’inizio
degli anni Sessanta.
Punto di riferimento per studiosi e appassionati di
teatro, il laboratorio Fersen era anche un centro
culturale interdisciplinare che organizzava incontri a
tema in una fervida attività che è andata avanti fino
agli anni Novanta.
Altro merito di Fersen è quello di avere invitato e
fatto conoscere in Italia il regista polacco Jerzy
Grotowski, creando workshop e seminari a partire dallo
sviluppo delle sue tecniche di sperimentazione. Lo
stesso ha fatto con Peter Brook, accomunando la loro
opera di avanguardia teatrale con alcuni significativi
interventi prodotti in un famoso convegno romano
incentrato sul prototipo di un nuovo Teatro, un nuovo
Attore e un nuovo coinvolgimento “viscerale” e
interattivo del pubblico.
Tra
gli allievi che frequentarono la scuola e quelli che
collaborarono con il maestro vi sono prestigiosi
esponenti del mondo dello spettacolo italiano, tra i
quali si ricordano Luciano Berio, Nancy Brilli, Santuzza
Calì, Claudia Cardinale, Cosimo Cinieri, Gigliola
Cinquetti, Leo De Berardinis, Piera degli Esposti,
Arnoldo Foà, Glauco Mauri, Sandra Mondaini, Ave Ninchi,
Perla Peragallo, Paola Pitagora, Enrico Maria Salerno,
Sergio Tofano, Franca Valeri, Ornella Vanoni, Monica
Vitti, Roman Vlad.
Per maggiori
informazioni:
www.fondazionefersen.org