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LA SONATA A KREUTZER -
Rende (CS)
Rende (CS), Piccolo Teatro Unical
mercoledì 9 dicembre
2009 - ore 20.45
LA SONATA A
KREUTZER
di Leone Tolstoj
Versione teatrale, interpretazione e regia
ALVARO
PICCARDI
Scene e costumi di Lorenzo Ghiglia.
Assistente alla regia Luigi Campi - Assistente di
palcoscenico Giovanni Piccardi –
Collaboratori Lapo Bini, Valerio di Filippo
Produzione Politecnico Teatro
Festivart, la
rassegna di teatro, musica, cinema e arti visive
organizzata dall’Università della Calabria, concluderà
la sua programmazione per il 2009 con “La Sonata a
Kreutzer” di Leone Tolstoj,
versione teatrale, interpretazione e regia di
Alvaro Piccardi. Lo spettacolo, ultimo segmento della
Sezione Teatro di Festivart seconda edizione, sezione
che ha fatto registrare costantemente partecipazione e
consensi, andrà in scena mercoledì 9 dicembre alle ore
20 e 45 nel Ptu Piccolo Teatro Unical, a Rende nella
cittadella universitaria.
“La Sonata a Kreutzer”,
che vide la luce nel 1889, è certamente la più sofferta
e drammatica di tutte le opere di Tolstoj dopo la svolta
spirituale del 1880 e la “conversione ai Vangeli”. Si
sono voluti vedere in quest’opera forti elementi
autobiografici (in quegli anni effettivamente la moglie
di Tolstoj si invaghì di un musicista che frequentava la
sua casa), ma la grandezza di Tolstoj sta nell’avere
inventato un personaggio, una storia che diventa
proiezione potente del tumulto del suo animo e dei suoi
sentimenti.
Un uomo ha ucciso la
moglie. Viene processato e assolto. La legge dell’epoca
riconosce ampie attenuanti per il delitto di gelosia.
Ora è libero. Durante un viaggio in treno racconta la
sua storia, l’incontro con la moglie, il matrimonio, le
ragioni, le sue ragioni del delitto. Ripercorre il
tragitto: le sue idee sul matrimonio, sulla sessualità,
sull’amore, la necessità di una delirante teoria della
castità come unica possibilità di uscire dal conflitto
fra i sessi, a costo dell’estinzione del genere umano. I
motivi che lo hanno portato all’omicidio: la nausea del
matrimonio, la gelosia nei confronti della moglie, il
rapporto di lei con un musicista, la sua infatuazione,
l’ebbrezza di lei nell’eseguire “La Sonata a Kreutzer”
di Beethoven con il presunto amante, al contrario
l’odio del protagonista nei confronti della musica,
sollievo per l’anima ma anche elemento di corruzione
dell’anima stessa.
È la storia di
un’ossessione, l’ossessione della donna, l’incapacità di
riconoscere la donna come essere umano, ma solo come
oggetto di desiderio. Solo dopo morta il protagonista
ammette: “Guardai il viso di lei, livido e gonfio, e per
la prima volta mi dimenticai di me, dei miei diritti,
del mio orgoglio, e per la prima volta vidi in lei una
creatura umana”.
Lo spettacolo di
Alvaro Piccardi è forte, violento, di intensa presa
emotiva. È il viaggio di un attore nella zona di confine
fra realtà e allucinazione, fra l’esplosione dei
sentimenti e il freddo e delirante argomentare, la
ricerca delle vibrazioni più intime e interiori
dell’animo umano al sevizio delle necessità del
personaggio e di un importante testo di un grande autore
del passato. Un testo che si rivela tuttora vivo e
palpitante, in grado di illuminare in modo potente zone
inquietanti e scomode della nostra esistenza.
Biglietto (posto
unico): 5 euro, studenti, personale di UniCal e
Conservatorio: biglietto 1 euro.
Prevendita:
inprimafila, via Alimena 4/b Cosenza, tel. 0984. 795699,
www. inprimafila.net
Le immagini sono reperibile sui siti:
www.teatrooutoff.it/.../Ospiti/Kreutzer.htm
www.milanoweb.com/.../teatro.asp?page=12
Di seguito: recensioni pubblicate sul sito
www.teatro.org
La
recensione di Renzo Francabandera
Del
vagone ferroviario restano le sedie. Che diventano casa,
e stanza, e due, e tre, e molteplicità e simbolo dei
rapporti interpersonali.
In scena al teatro Out Off iuna produzione del
Politecnico Teatro, riduzione teatrale de "La sonata a
Kreutzer" diretta e interpretata da Alvaro Piccardi: è
un lavoro di efficacissima cesellatura della psiche, di
disvelamento del turpe che è dentro ogni essere umano.
Per chi non ha letto il breve testo del 1891 di Tolstoj
– in parte riconducibile, a quanto pare, all'esperienza
autobiografica dello scrittore – la vicenda si ambienta
in treno: durante un viaggio, un uomo è testimone
dapprima di una conversazione tra alcune persone, che
dissertano animatamente a proposito dei principi
fondanti del rapporto di coppia, e in seguito,
trovandosi solo con uno solo di questi, un uomo «dai
capelli grigi, dall'aria solitaria e dagli occhi
scintillanti», raccoglie la sua confessione.
Costui rievoca gli anni dell'unione coniugale (e da
questo punto inizia lo spettacolo), con rituali, gesti,
convenzioni e ipocrisie, fino alla confessione del
proprio terribile segreto, ovvero l'omicidio per gelosia
di sua moglie.
La vicenda è classica, con il carnefice che presenta
alla vittima il suo amante, salvo poi ingelosirsi del
rapporto fra i due. Nel caso specifico, la relazione si
consuma intorno alla passione dei due presunti amanti
per la musica, essendo l'uno violinista e l'altra
suonatrice di pianoforte.
Il libro prende il titolo della "Sonata per violino e
pianoforte n. 9 - Sonata a Kreutzer" di Ludwig Van
Beethoven.
E', infatti, l'esecuzione di questo pezzo da parte dei
due musicisti in un'occasione conviviale e un successivo
viaggio del marito durante il quale l'uomo avverte il
peso dei propri dubbi, a scatenare una gelosia che
diventa omicida allorquando, tornando a casa di
sorpresa, trova i due a tavola. La vendetta è servita,
il violinista scappa, la moglie non riesce ad evitare la
coltellata che il marito le vibra.
L'omicida si rende conto della gravità del fatto
soltanto alcuni giorni dopo, quando viene condotto,
nello spettacolo, presso la moglie morente. Al termine
del proprio racconto, congedandosi, l'uxoricida,
sconvolto, e per la prima volta consapevole di aver
interrotto un'esistenza, e per la prima volta
considerando la moglie come un essere umano, implora
perdono.
Si tratta certamente di una delle più sofferte e
drammatiche opere di Tolstoj, alla quale
l'interpretazione di livello assoluto di Alvaro
Piccardi, attore dello storico «Gruppo della Rocca», e
anche regista di importanti allestimenti teatrali in
anni recenti, oltre che pedagogo, restituisce
un'attualità che non solo non è lontana, ma che la
cronaca contribuisce ampiamente a rendere
drammaticamente attuale. Il numero di vittime donne
della violenza uxoricida in un anno in Italia è
superiore a quella di molte malattie ritenute gravi come
il cancro. Quella dell'equilibrio dei rapporti
uomo-donna nelle relazioni sentimentali è dunque un tema
perenne, che pare non conoscere un'evoluzione lenta ma
drammatica, nella coscienza collettiva.
Ce lo ricorda quest'uomo, dai capelli grigi, dall'aria
solitaria e dagli occhi scintillanti, solo in scena con
sette sedie, che dispone a tratti con meticolosa e
maniacale cura a tratti con sciatta dimenticanza come a
significare l'inconscia bipolarità di ogni maschio
nell'intendere i rapporti di coppia, che sfodera una
prova d'attore perfetta, sottolineata dagli oltre tre
minuti di applausi e dai numerosi "bravo!", ai quali
volentieri ci accodiamo, che il pubblico gli ha voluto
riservare.
Particolare è, anche, come il percorso artistico di
Piccardi si sia confrontato negli anni con i classici
della gelosia a teatro, avendo peraltro diretto anche un
Otello con Gassman.
La resa teatrale è effettivamente forte e vigorosa, di
emotività calibrata e tensione costante, umoristica e
tagliente come la lama. Ancora più intrigante se si
pensa al registro dialogico calmo e pacato che Piccardi
sceglie per il suo incipit, come si fosse prossimi a
Natale fra uomini dopo una partita a carte, quando le
mogli sono lontane, in una confessione dai torni un po'
maschilisti, fino ad arrivare, nell'evolversi del
dramma, ad una resa eccellente dell'insicurezza e del
frammentato "io", incapace di capire non solo la
personalità altrui, ma anche e soprattutto sicurezza nei
propri mezzi di uomo, in un inquietante delirio.
"Guardai il viso di lei, livido e gonfio, e per la prima
volta mi dimenticai di me, dei miei diritti, del mio
orgoglio, e per la prima volta vidi in lei una creatura
umana".
Uno spettacolo bellissimo, che lascia non di certo il
gusto scialbo dei poveri monologhi da teatro in crisi
cui spesso tristemente si assiste di questi tempi, ma il
sapore assoluto di una prova interpretativa di ordine
superiore, orchestrata entro una regia "povera" alla
Brook, ma di intensità e accuratezza non facili da
incontrare. Da vedere assolutamente.
Un'altra proposta raffinata del Teatro Out Off, fra i
migliori spettacoli portati in scena a Milano in questo
inizio di stagione.
TEATRO OUT OFF, 22/11/2008
La
recensione di Marcella Siano
Alvaro
Piccardi, regista attore e sceneggiatore della pièce,
rivive le emozioni di Pozdnysev protagonista del
racconto di Tolstoj, ripercorrendone le angosce e le
sofferenze in uno spazio scenico astratto ed essenziale,
i cui elementi (sette sedie) cambiano vertiginosamente
posizione in un continuo ed originale gioco geometrico;
gioco che segue simbolisticamente lo svolgimento della
vicenda e ci rimanda al movimento delle note su un
pentagramma, nel caso specifico a quello della sonata a
Kreutzer di Ludwig van Beethoven, che diventa qui -
attraverso il dialogo scontro violino pianoforte - un
demoniaco strumento di tentazione ed una potente
irresistibile proiezione del tumulto dei sensi e dei
sentimenti del protagonista, nel rapporto stesso
uomo-donna inerente al matrimonio.
Ottime la regia e la padronanza scenica
dell’attore-protagonista, coerenti con il carattere del
personaggio; meno convincente è invece il ritmo che
appare poco scandito e caratterizzato da pause troppo
lunghe.
Auditorium Bellini – Napoli 16 febbraio 2007
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