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MOSTRA ALFIO PULCINI -
Giulianova (TE)
Mostra personale di
Alfio Pulcini, Luce e geometrie, da venerdì 20 a
domenica 29 marzo 2009.
c/o l’Associazione
Culturale Piazza Dante Giulianova (TE)
Venerdì 20 marzo 2009,
alle ore 22,00, verrà presentata, c/o i locali
dell'associazione culturale "Piazza Dante" di Giulianova
Alta, la mostra personale del noto pittore
martinsicurese, Alfio Pulcini : "Luce e Geometrie".
L'esposizione, presentata dalla curatrice Simona
Clementoni, immergerà il visitatore in un'atmosfera
sognante, quasi irreale, dove quiete e silenzio regnano
sovrani: architetture essenziali, torri, templi greci,
facciate di edifici dalla prospettiva non realistica,
volutamente deformata ed allungata con inevitabili
suggestioni dechirichiane. L'esposizione resterà
allestita fino a domenica 29 marzo 2009 e sarà
visitabile nei giorni di giovedì, venerdì, sabato e
domenica dalle 19,00 alle 24,00. Ingresso libero. Info:
Associazione Culturale Piazza Dante Club, Piazza Dante
alighieri, 2 – 64021 Giulianova alta (TE) – centro
storico. E.mail:
info@piazzadante.net e sito web:
www.piazzadante.net
Alfio Pulcini, Luce e
geometrie, di Simona Clementoni de L’Urlo (rivista edita
da Piazza Dante)
Nato a Martinsicuro (TE),
il 15 novembre 1943, Alfio Pulcini vanta numerosi premi
ed una pubblicazione su Nuova Arte di Mondadori.
Annovera, inoltre, partecipazioni a diversi concorsi,
tra cui il “World Wide Millenium” di Milano nel 1999, il
“Giovanni Guareschi” di Parma nel 2000 e la Biennale
d’Arte “A. Cesari” di Verona. Giovanissimo si
trasferisce a Legnano, in provincia di Milano, dove
frequenta l’Istituto Tecnico, rivelando subito una forte
predisposizione per quel tipo di disegno. Tornato nel
paese di origine, dove attualmente vive e lavora,
frequenta i corsi del maestro Vincenzo Zanchiello da cui
apprende le tecniche della pittura del Cinquecento, in
cui colori e luci diventano gli elementi essenziali
della composizione. Dall’arte figurativa, Alfio Pulcini
passa successivamente alla pittura metafisica e poi
all’informale, a cui continua ad applicare la tecnica
cinquecentesca, ben visibile nel sapiente uso del colore
che comincia a farsi più chiaro e luminoso, grazie anche
al copioso impiego dell’oro, pur rimanendo prevalente
l’azzurro, il colore preferito dell’artista, nelle sue
varie sfumature, fino al bianco. Risalgono a questo
periodo anche alcuni dipinti dalle forti suggestioni
etniche. Affascinato dalla cultura indiana ed egizia,
dipinge totem decorati con segni misteriosi, graffiti,
triangoli, rombi e spirali. Tra i simboli più
ricorrenti, lo scorpione, il suo segno, e l’occhio di
falco, sostituto metonimico dell’artista che osserva,
scruta ed indaga. Sono le opere dell’ultimo periodo,
però, che decretano la piena maturità tecnica ed emotiva
dell’artista, nel ritorno alla pittura che più gli è
congeniale, quella metafisica. Inevitabili le
suggestioni dechirichiane nella rappresentazione di
oggetti totalmente incongrui rispetto al contesto: un
manichino senza volto dalle sembianze femminili, simile
ad una statua greca, elegantemente avvolto in un drappo
azzurro e arancio che sfuma in trasparenze gialle,
baroccamente plissettato e fermato su un fianco; sulla
sinistra il globo terrestre, il mondo di cui l’artista
si sente cittadino, una costante nelle sue opere; sulla
destra, compostamente assemblata, una natura morta: una
grossa conchiglia, una ciotola e resti di antiche rovine
colpite da un abbagliante raggio di luce. Sullo sfondo,
un paesaggio desertico dai colori pastello, ma tanto
distante ed indistinto da sfumare nel nulla. Il tutto
immerso in un’atmosfera sognante, quasi irreale, dove
quiete e silenzio regnano sovrani. Ed ancora cavalli,
quasi imbizzarriti, rappresentati nel rigore delle
proporzioni classiche, immersi in una sorta di nuvola di
polvere atta a conferire loro il senso del movimento. E
poi ricorrenza di architetture essenziali, torri, templi
greci, facciate di edifici dalla prospettiva non
realistica, volutamente deformata ed allungata. Lo
sfondo, sempre molto distante, vacuo ed indistinto,
conferisce maggiore risalto agli elementi in primo
piano; a volte figure misteriose, ombrose presenze o una
semplice testa dal profilo greco e dall’occhio
indagatore: è l’artista che, riservato e timorosamente
sensibile, si nasconde dietro la sua maschera. Più
spesso figure geometriche: parallelepipedi, coni,
piramidi, sfere, prismi e cubi; ancora l’artista, il cui
carattere preciso e “squadrato” si rispecchia nel rigore
geometrico dei simboli che più lo rappresentano. Come
elemento unificante, una padronanza sapiente e sicura
della tecnica e del colore, con effetti di luminosa
drammaticità, risultato della maestria con cui Alfio
Pulcini, senza l’ausilio del pennello né di alcun altro
strumento tecnico, riesce, con mano leggera ed esperta,
a riportare alla luce il chiaro, conferendo alla
composizione sfumature e trasparenze, con sorprendenti
effetti di chiaro-scuro. Sono proprio la perizia
tecnica, la purezza delle linee, la cura del segno e dei
dettagli, uniti ad un temperamento sensibile e rigoroso,
che fanno di Alfio Pulcini un artista completo e
raffinato.
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