Titolo dell'evento: Mostra
personale di
Giuseppe Cascella
A cura di:
Eugenio Giustizieri,
Massimo De Luca, Maria Cristina Maritati
Direttore Artistico:
Giorgio De Cesario
Testi:Eugenio
Giustizieri e Maria
Cristina Maritati
Sede:
LA CASA DEGLI ARTISTI
via Lepanto, 1 - 73014
Gallipoli
(Le) Italia tel. 0833/261865
Durata: Dal 27 settembre al 4 ottobre 2009
Inaugurazione: Domenica 27
settembre 2009 alle ore 18,30
Apertura al pubblico: tutti i giorni dalle ore 18,00
alle 20,00;
Ingresso libero e
gratuito
Il 27 settembre il grande
Maestro Cascella approderà a “La Casa
degli Artisti” di Gallipoli
con una significativa mostra personale,esponendo alcune
delle sue più importanti opere pittoriche.Nato a Nocera
Inferiore, in provincia di Salerno, dove vive ed opera,
è noto in tutto il mondo sia per i suoi dipinti che per
i presepi giganteschi, pazientemente realizzati con
materiali diversi. Vari sono i temi delle sue opere
pittoriche perché molteplici sono i suoi interessi nel
mondo che lo circonda e tutte comunque dimostrano uno
stato d’animo gioioso che riesce a dar vita anche ad una
natura morta. Così il critico Eugenio
Giustizieri, curatore della mostra
insieme a Massimo De Luca e Maria Cristina Maritati,
descrive l’arte del Maestro Cascella:
Giuseppe Cascella ama presentare
ogni capitolo della sua storia pittorica come una sorta
di percorso che svela il segno di un recupero, introduce
alla citazione, rimanda l’arte ai sistemi funzionali del
mondo reale. I suoi punti di forza sono senz’altro lo
stile dell’attività creativa, i suoi fantasmi e le sue
preferenze misticheggianti e simbolistiche. Ovviamente,
non si tratta solo di semplice legame d’affetto, ma di
intima corrispondenza culturale, di travasi e di scambi
idonei a creare una mentalità, un modo di stare dentro
la contemporaneità, un percorrere un cammino di
dedizione che dà stimoli, sicurezza, verticali aperture
di vita interiore.L’artista rivolge la sua attenzione ai
paesaggi ed ai personaggi, al sacro e al profano,
descrivendone i tratti salienti, alla sua maniera, con
una particolare attenzione nel coglierne e trasmetterne
l’essenza. La naturalizzazione di quel dato spirituale è
il disegno, il colore degli autori più amati e più amici
risponde del resto all’abito più schietto, più
caratterizzante, in Cascella. Egli ha compreso con
nitidezza che noi abbiamo pochissimo da aggiungere al
volume già tracciato nei secoli: basta inserirci, se lo
vogliamo, nel gran flusso per mezzo di minimi
accorgimenti e false deviazioni.Le grandi problematiche
esistenziali, compresa quella fondamentale della fede
divina, innervano la comunicazione, la rendono
coinvolgente, in certo modo drammatica. La risposta è
elemento di nuova domanda. La rassicurazione, il
conforto sono veri e profondi, ma non definitivi. Da qui
la ricerca del dialogo, con le persone, gli esseri, le
cose, il mondo intero, la storia: un’accorata narrazione
aperta.L’aspetto etico è forte, pure non esaurisce il
valore dell’esperienza fatta.La caratteristica costante
è la visione del singolo e del momento all’interno di un
grande ciclo di vita, molteplice e universale. In questo
modo, mi pare, l’opera dell’autore si trova ad essere
inserita in una corrente dal dinamismo lento e
inarrestabile, dal tono avvolgente che prende e lascia e
torna a riprendere, che porta a riscoprire l’unicità e
validità di tutti i momenti dell’esperienza. Opere che
risolvono in sé ogni valore etico ed estetico attraverso
l’esaltazione dei significati contenuti nell’occasione
genetica intesa come momento di mediazione tra la realtà
della storia, della cronaca e quella dei sentimenti e
della ragione individuali. Cascella spinge questo
rapporto tra storia e individuo, tra senso e
significato, fino all’estremo di una contaminazione in
cui il linguaggio rappresenta l’unico filo di
connessione, vero e verificabile perché contestuale ad
una esistenza di memorie, affetti, di tradizione, di
incontri. Pittura come ready made che trasporta
personaggi e immagini del passato in un immaginario
fortemente attuale. Un’arte acuta e diretta, vissuta
come un’avventura libera e giocosa, condita con una
buona dose di ironia ed autoironia. E anche se la
perdita di ingenuità e di innocenza ci fa soffrire,
anche se aspiriamo comunque all’incontaminato e
all’originale, dobbiamo renderci conto che siamo noi,
anche nostro malgrado, gli eroi di questa epoca, proprio
perché, nella gara del tempo, ci siamo piazzati ultimi.