IL PROGRAMMA
· Pranzo e cena
nelle antiche cantine scavate nel tufo
· Degustazione e
vendita di prodotti locali
· Vino novello e
caldarroste
· Olio appena
spremuto
· L’arte del
formaggio
· La vendemmia
dei bambini
· Farmer’s market
con prodotti a chilometri zero
· Artisti di
strada, canti e balli popolari
· Laboratori e
antichi mestieri in piazza
· Ricordi,
personaggi e tradizioni della comunità abruzzese di
Formello
· Solidarietà con
le popolazioni terremotate dell’Abruzzo
San Martino
Ogni mese ha la
sua consolazione: novembre ha l'estate di San Martino,
un ritorno di bel tempo, di caldo, d'asciutto e di
sereno, che fa
pensar davvero all'estate; se non proprio alla grande
estate di agosto, a quella più umana di settembre.
La leggenda dice
che la neve era di già in terra (ora parlo di quasi
duemila anni addietro) e il cavallo, ferrato a ghiaccio,
vi
stampava in
doppia fila le sue orme, mentre il cavaliere si
stringeva nel suo mantello, che in quel momento, dico
con quel gran
freddo, non
avrebbe barattato con la porpora dell'imperatore.
Il cavaliere era
Martino, e camminava per tornarsene alla sua casa,
distante ancora poco meno di quattro giorni.
Ravvoltolato
fino agli occhi
in quel suo mantello, pensava per gusto alla sua casa,
al suo tiepido letto, quand'ecco davanti a lui un povero
vecchio, talmente
povero che con quel freddo, fra quella neve, non aveva
un cencio che gli coprisse le spalle.
San Martino — si
capisce bene ch'io discorro di lui — non era ancora
santo, e neppure cristiano (studiava, sì, per diventare
un
giorno
cristiano), ma il cuore era quello: tira la briglia al
cavallo; si leva il mantello, lo addoppia, agguanta la
spada, la pianta
nel mezzo e za!
di un pastrano ne venne due.
Era una
bell'opera di misericordia, e Colui che tiene conto del
bicchier d'acqua; che dirà ai misericordiosi: “Ero
ignudo e voi mi
avete vestito”;
volle subito ricompensarla, dimostrando quanto gli fosse
gradita: nell'atto stesso che il soldato porgeva al
povero la metà
del suo mantello, tutta la neve che era in terra
disparve, la terra si rasciugò, l'aria si fece calda, le
piante
sparsero la
foglia, gli uccelli si misero a cantare: insomma una
vera estate in pieno novembre.
Da allora,
novembre, il nebbioso, il piovoso, il nevoso novembre,
s'è arricchito di questa gemma, di questi tre giorni e
mezzo
d'estate, che è
l’“estate di San Martino”.
Testo tratto da: Tito Casini,
Al fuoco e all’ombra, Firenze: L.E.F. 1934, pp. 19-23.