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SAN MARTINO - Formello (RM)

San Martino, riti, cibo e vino

L'Autunno Francigeno a Formello

Centro storico, sabato 7 e domenica 8 novembre 2009

 

 

Storia, leggenda, enogastronomia e artigianato tipico per un emozionante percorso fra le cantine e i vicoli del

centro storico. Qui l'antica via Francigena, dopo aver attraversato il Parco di Veio, giunge alle porte di Roma

diventando luogo di incontro e conoscenza per viandanti, pellegrini e turisti.

L’iniziativa è sostenuta da Comune di Formello, Regione Lazio, Ente Parco di Veio, ATLazio, Banca di Credito

Cooperativo di Formello, ideata dalla Cooperativa Il Sorbo ed organizzata da Terre di Veio, l’agenzia per lo

sviluppo locale.

Dopo il grande successo delle scorse edizioni ritorna l’antica festa popolare, che a partire dalle 14,00 di sabato

7 novembre fino alle 18,00 di domenica 8 vedrà Formello trasformarsi in un “borgo di altri tempi”: un’emozionante

percorso nel centro storico di questa comunità situata alle porte di Roma e lungo la Via Francigena, i cui ingredienti

principali saranno l’enogastronomia, la cultura contadina e i laboratori di antichi mestieri; il tutto accompagnato dai

cantastorie e dagli stornellatori che animeranno i vicoli e le cantine del paese.

Quest’ anno la festa, in linea con la figura del Santo che divise il suo mantello con un povero, intende porre l’accento

sul tema della solidarietà e dell’accoglienza. Formello, come molti altri paesi della Provincia, è da secoli meta di flussi

migratori: Marchigiani, Molisani, Abruzzesi, Sardi, spostandosi in cerca di fortuna al seguito delle loro attività contadine

e pastorali hanno contribuito all’arricchimento della comunità locale, lasciandone testimonianze evidenti nei termini

dialettali, nel folklore, nelle tradizioni gastronomiche. La festa metterà quindi al centro il tema della civiltà pastorale di

origine abruzzese, suggerendo attraverso ricette, prodotti, artisti e spettacoli una riflessione a tutto campo sui vari

aspetti del vivere solidale: dal recente terremoto in Abruzzo all’immigrazione dei nostri giorni, dall’idea di ‘comunità

aperta’ al volontariato, qui rappresentato dai nuclei locali di Protezione Civile e Croce Rossa.

La chiusura della manifestazione sarà affidata alla spettacolarizzazione del miracolo del Santo.

Ingresso libero, dalle 14 del sabato alle 18 della domenica.

Tutte le info su www.comunediformello.it e www.terrediveio.it Tel 339.3544240

 

IL PROGRAMMA

· Pranzo e cena nelle antiche cantine scavate nel tufo

· Degustazione e vendita di prodotti locali

· Vino novello e caldarroste

· Olio appena spremuto

· L’arte del formaggio

· La vendemmia dei bambini

· Farmer’s market con prodotti a chilometri zero

· Artisti di strada, canti e balli popolari

· Laboratori e antichi mestieri in piazza

· Ricordi, personaggi e tradizioni della comunità abruzzese di Formello

· Solidarietà con le popolazioni terremotate dell’Abruzzo

San Martino

Ogni mese ha la sua consolazione: novembre ha l'estate di San Martino, un ritorno di bel tempo, di caldo, d'asciutto e di

sereno, che fa pensar davvero all'estate; se non proprio alla grande estate di agosto, a quella più umana di settembre.

La leggenda dice che la neve era di già in terra (ora parlo di quasi duemila anni addietro) e il cavallo, ferrato a ghiaccio, vi

stampava in doppia fila le sue orme, mentre il cavaliere si stringeva nel suo mantello, che in quel momento, dico con quel gran

freddo, non avrebbe barattato con la porpora dell'imperatore.

Il cavaliere era Martino, e camminava per tornarsene alla sua casa, distante ancora poco meno di quattro giorni. Ravvoltolato

fino agli occhi in quel suo mantello, pensava per gusto alla sua casa, al suo tiepido letto, quand'ecco davanti a lui un povero

vecchio, talmente povero che con quel freddo, fra quella neve, non aveva un cencio che gli coprisse le spalle.

San Martino — si capisce bene ch'io discorro di lui — non era ancora santo, e neppure cristiano (studiava, sì, per diventare un

giorno cristiano), ma il cuore era quello: tira la briglia al cavallo; si leva il mantello, lo addoppia, agguanta la spada, la pianta

nel mezzo e za! di un pastrano ne venne due.

Era una bell'opera di misericordia, e Colui che tiene conto del bicchier d'acqua; che dirà ai misericordiosi: “Ero ignudo e voi mi

avete vestito”; volle subito ricompensarla, dimostrando quanto gli fosse gradita: nell'atto stesso che il soldato porgeva al

povero la metà del suo mantello, tutta la neve che era in terra disparve, la terra si rasciugò, l'aria si fece calda, le piante

sparsero la foglia, gli uccelli si misero a cantare: insomma una vera estate in pieno novembre.

Da allora, novembre, il nebbioso, il piovoso, il nevoso novembre, s'è arricchito di questa gemma, di questi tre giorni e mezzo

d'estate, che è l’“estate di San Martino”.

Testo tratto da: Tito Casini, Al fuoco e all’ombra, Firenze: L.E.F. 1934, pp. 19-23.

 

 


 
 

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