STRADA DEL VINO
VESUVIO E DEI PRODOTTI TIPICI VESUVIANI - Ottaviano (NA)
con
LUCIANO PIGNATARO
(www.lucianopignataro.it)
PRESENTANO
I
giorni del Lacryma Christi
Premio “Amodio Pesce”
Palazzo Mediceo – Ottaviano (NA)
12
– 13 - 14 settembre 2008
In
collaborazione con:
REGIONE CAMPANIA
PROVINCIA DI NAPOLI
COMUNE DI OTTAVIANO
CAMERA DI COMMERCIO DI NAPOLI
ISTITUTO COMMERCIO ESTERO
PARCO NAZIONALE DEL VESUVIO
ISTITUTO ALBERGHIERO “LUIGI DE’ MEDICI”
I)
-
Venerdì 12 settembre
Istituto Alberghiero “L. De’ Medici” –
Via Zabatta, 19 - Ottaviano
Ore 9,00 -
Insediamento della giuria Premio
“Amodio Pesce
Lacryma Christi
del Vesuvio doc – Bianco, Rosso e Rosato”
.
Presidente: Roberto Di Meo
(Presidente Assoenologi Campania)
composta da: Ugo Baldassarre
(Tigullio Vino)
Mayumi Nakagawara
(Giornalista)
Maurizio
Paolillo (Agronomo, Porthos)
Michela
Guadagno (Sommelier)
Franco Onesto
(Enologo)
Carmine Valentino
(Enologo)
Alvaro Di
Cosimo (Imprenditore)
Monica Piscitelli
(Giornalista)
Giuseppe Aliberti
(Delegato AIS Comuni Vesuviani)
Alberto Capasso
(Slow Food)
Pasquale Carlo
(Giornalista)
Segretaria:
Giulia Cannada Bartoli
La giuria valuterà i vini iscritti al
concorso delle rispettive categorie
Rosso, Rosato e Bianco.
La valutazione prevede due sedute di
consultazione:
9,30-13,00 e 15,00-18,00.
Palazzo Mediceo – Via Salita del
Principe, 1 - Ottaviano
Ore 16,00
- Apertura degli stand e degli spazi espositivi
-
Coffee break con
Caffè Lavazza
-
Spazio pasticceria a cura dei Fratelli Raia
-
Preparazione e degustazione di un piatto tipico della
tradizione vesuviana a cura dei maestri chef dell’Istituto
Alberghiero “Luigi de’ Medici”.
Il Vesuvio va forte.
-
Degustazione guidata dei distillati tipici vesuviani.
-
Degustazione di confettura, nettare e sciroppate di
albicocche del Vesuvio IGP.
-
Degustazione della bruschetta con pomodorino del
piennolo del Vesuvio DOP.
Ore 18,00 –
CONVEGNO
“Strada del Vino nel Parco Nazionale
del Vesuvio”
Moderatore:
dr. Luciano Pignataro
Interverranno: dr. Mario
Iervolino (Sindaco di Ottaviano)
sig. Michele
Romano (Presidente della Strada del Vino)
dr. Giuseppe Allocca
(Coordinatore Area AGC 11 Assessorato Agricoltura
Regione Campania)
dr. Francesco Del Vecchio
(Dirigente STAPA CePICA di Napoli)
cav.
Gaetano Cola (Presidente Camera Commercio di Napoli)
prof. Ugo Leone
(Presidente del Parco Vesuvio)
dr. Giuseppe Capasso
(Presidente della Comunità del Parco
Nazionale del Vesuvio)
prof. Virginio Ferrara
(Preside Istituto “L. De’ Medici”)
prof. Carmine Cimmino
(Storico della cultura vesuviana)
Conclusioni:
On. Andrea Cozzolino
(Assessore all’Agricoltura e alle
Attività Produttive della Regione Campania)
II)
-
Sabato 13 settembre
Palazzo Mediceo – Via Salita del
Principe, 1 – Ottaviano
Ore 16,00
- Apertura degli stand e degli spazi espositivi
-
Coffee break con
Caffè Lavazza
-
Spazio pasticceria a cura dei Fratelli Raia
-
Preparazione e degustazione di un piatto tipico della
tradizione vesuviana a cura dei maestri chef dell’Istituto
Alberghiero “Luigi de’ Medici”.
Il Vesuvio va forte.
-
Degustazione guidata dei distillati tipici vesuviani.
-
Degustazione di confettura, nettare e sciroppate di
albicocche del Vesuvio IGP.
-
Degustazione della bruschetta con pomodorino del
piennolo del Vesuvio DOP.
Ore
18,00 – “CONSORZIO TUTELA VINI VESUVIO”
Convegno: “I
vini della sabbia nera: le prospettive enologiche
del Lacryma
Christi”
Moderatore:
dr. Luciano Pignataro
Interverranno: prof. Luigi Moio
(Professore
ordinario di Scienze e tecnologie alimentari)
dr. Luciano D’Aponte
(Funzionario STAPA CePICA di Napoli)
Piervincenzo Tione
(Presidente Consorzio di Tutela Vini
Vesuvio)
Lucio Mastroberardino
(Vicepresidente Consorzio di Tutela Vini
Vesuvio)
dr. Vito Amendolara
(Direttore Coldiretti Campania)
dr. Roberto Cipresso
(Enologo)
III)
-
Domenica 14 settembre
Palazzo Mediceo – Via Salita del
Principe, 1 - Ottaviano
Ore 10,00 -
Apertura degli stand e degli spazi
espositivi
-
Coffee break con
Caffè Lavazza
-
Spazio pasticceria a cura dei Fratelli Raia
Ore
11,00
- Consegna targa di riconoscimento ai partecipanti al
primo concorso “Amodio Pesce Lacryma Christi del
Vesuvio doc”, intitolato alla memoria del
fondatore della Strada del
Vino Vesuvio e dei Prodotti Tipici Vesuviani.
Coordinatore: dr. Luciano
Pignataro
Interverranno: dr. Mario Iervolino (Sindaco
di Ottaviano)
dr. Pasquale Ciccarelli
(Assessore Comune di Ottaviano)
dr.
Matteo Rinaldi
(Direttore del Parco Nazionale del Vesuvio)
avv. Amilcare Troiano
(già
Presidente del Parco Nazionale del Vesuvio)
dr.
Francesco Del Vecchio
(Dirigente dell’Assessorato all’Agricoltura e alle
Attività Produttive della Regione Campania)
prof. Virginio Ferrara
(Preside IIS “L. De’ Medici” di Ottaviano)
dr.
Tommaso Luongo
(Delegato AIS - Napoli)
sig. Gabriele De Falco
(Imprenditore vitivinicolo)
sig. Vincenzo Ambrosio
(Imprenditore vitivinicolo)
La
premiazione, aperta al grande pubblico, avverrà alla
presenza di giornalisti, di autorità istituzionali e dei
rappresentanti delle aziende sostenitrici del progetto.
Il premio sarà consegnato da una personalità di rilievo
legato al territorio e alla storia stessa
dell’Associazione.
A
seguire, sarà servito un piatto tipico della tradizione
vesuviana preparato dai maestri chef dell’Istituto
Alberghiero “Luigi de’ Medici”.
Il Lacryma
Christi
di Luciano Pignataro
Signore e signori benvenuti nel regno del
Lacryma Christi. Gli scavi di Pompei, quelli di
Ercolano, e ancora Oplonti, le terme di Stabia, il Museo
Ferroviario di Pietrarsa a Portici, lì dove terminava la
prima linea italiana costruita dai Borbone per far star
comodi i nobili quando si trasferivano in villa, quello
del Corallo a Torre del Greco, due grandi santuari
dedicati alla Madonna: l’autostrada Napoli-Salerno,
ricavata tra la lava raffreddata dal mare dell’eruzione
del 1631, è l’unica che porta al Paradiso. Le splendide
ville, le masserie immerse nel verde con vista su Capri
e Sorrento, gli scavi archeologici e il golfo di Napoli
riescono a far dimenticare il caotico puzzle urbanistico
più a rischio del mondo: qui in questo suolo fertile
l’agricoltura di qualità rialza la testa e si propone
all’interesse degli appassionati e dei gourmet.
Qui più che altrove si avverte l’esigenza di tutelare il
territorio e la tradizione della più fertile e grande
dispensa che per secoli ha sfamato la capitale del Regno
con i prodotti facilmente coltivati sul suolo lavico
ricco di minerali, naturalmente già ben drenato e
baciato dal clima mediterraneo. Meraviglie e vantaggi
del vulcano bicipide come appare dal mare: più in basso
il monte Somma, cioè il cratere antico, a quota 1.279
invece il Vesuvio nato per distruggere le antiche città
romane.
Da sempre l’aspetto più importante del lavoro nei campi
della terra nera è costituito dalla viticoltura. Certo
gli ortaggi, tra cui spiccano i friarielli (broccoli), i
carciofi di Acerra o di Stabia, le albicocche dalle
cento varietà (Pellecchiella, Boccuccia liscia,
Boccuccia spinosa, Cafona, Carpone, Baracca, Vitillo,
Monaco, Prete, Palummelle,...), celebrate nelle sagre
estive, i pomodorini da serbo di piccole dimensioni, le
ciliegie, gli agrumi, le noci, le olive, sono tutti
prodotti inimitabili, veri cru della biodiversità,
ricchi di sali e zuccheri, dal sapore marcato, tipico.
Sin dai tempi dei primi coloni Greci venuti dalla
Tessaglia è l’uva la vera protagonista delle masserie e
degli orti: la falanghina, la coda di volpe qui confusa
con l’uva caprettone, la verdesca (per i bianchi), il
piedirosso noto anche come Per’’e Palummo, ossia piede
di colombo per via del graspo caratteristico, lo
sciascinoso e naturalmente l’aglianico (per i rossi)
sono i vitigni tipici più diffusi e conosciuti. E ancora
la catalanesca, ottima uva bianca da tavola portata
dagli spagnoli e ancora coltivata soprattutto alle falde
del monte Somma adesso vinificata in purezza dopo le
prove svolte all’Università di Portici. Dal mix delle
varietà su elencate, dove alcune uve rendono morbida
l’acidità di altre, nasce il Lacryma Christi, tra i vini
italiani più conosciuti all’estero, doc Vesuvio
riconosciuta ufficialmente nel 1983. Più precisamente
nel rosso in genere si compensano il difficile aglianico
e il beverino piedirosso mentre nel bianco è la
falanghina a conferire freschezza al caprettone o alla
coda di volpe, in genere usata nell’Irpinia per
abbassare l’acidità quasi sempre eccessiva del fiano di
Avellino e del greco di Tufo.
Parliamo anzitutto di leggende di cui bisogna dare
conto: Lucifero rubò un pezzo di Paradiso e lo usò per
costruire il golfo di Napoli. Addolorato per il furto e
la perdita, Gesù Cristo avrebbe pianto a dirotto e dalle
sue lacrime nacque l’uva per il vino Lacryma Christi.
Un’altra versione narra invece di Cristo in visita ad un
eremita redento che prima del commiato gli trasforma la
sua bevanda poco potabile in vino eccellente. Versioni
cristiane ereditate dalla mitologia pagana ben radicata
sin dai primi insediamenti umani come dimostrano
l’affresco di Bacco sul Vesuvio conservato nella Casa
del Centenario a Pompei e le sue infinite presenze nei
resti romani scampati all’eruzione del 79 dopo Cristo,
la più famosa e terribile di cui si ha memoria umana.
Se la produttività del riso è alla base dello sviluppo
demografico dei cinesi, la fertilità del suolo vulcanico
di quasi tutta la Campania con l’eccezione del Cilento,
ha consentito a Napoli, nel Settecento, di essere la
città europea più popolosa dopo Parigi, e di
sopravvivere sia pur sempre affamata: verdure, legumi,
ancora verdure e solo più tardi la pasta. A lungo i
napoletani sono stati soprannominati magnafoglie, e
questa necessità è diventata quella virtù gastronomica
che ancora oggi caratterizza la tradizione partenopea:
le migliaia di ricette vegetariane, arricchite dalla
carne del maiale dell’orto o, nei giorni di festa, dai
capretti di Sant’Anastasia, erano innaffiate dai vini
del Vesuvio, in genere squilibrati, spiccatamente acidi
che compensavano le fritture della tradizione araba o
piatti saporiti come la parmigiana di melanzane, il
ragù, broccoli e peperoni saltati o ripieni, i legumi e
i semi in generale il cui commercio è una delle attività
principali alle falde del vulcano.
Ma il Lacryma ha una marcia in più: dal 1996 è stato
infatti istituito l’Ente Parco del Vesuvio, l’area
protetta più piccola d’Italia, appena 8.440 ettari. La
Doc si incrocia con i perimetri del Parco perché la
superficie del disciplinare è di 8.000 ettari circa, di
cui 1.100 di vigneti di cui circa 400 iscritti a doc.
L’intera area è divisa in due zone: quella che comprende
l’alto colle oltre i 200 metri, caratterizzata da
terreni in pendio e l’altra sul versante sud orientale
del vulcano i cui terreni oltre ad essere di formazione
più recente e quindi più fertili, sono anche meglio
esposti. Il territorio, infatti, non è omogeneo: quello
vesuviano è più arido e assolato, esposto a sud,
caratterizzato dalla tipica vegetazione mediterranea con
pinete e lecci in grande recupero mentre il versante
sommano già annuncia l’Appennino con i castagni, le
querce, gli ontani, gli aceri, ancora i lecci e
addirittura qualche betulla. La vite, ovviamente,
alligna in entrambi.
La doc interessa Boscotrecase, Trecase, San Sebastiano
al Vesuvio e parte dei comuni di Ottaviano, San Giuseppe
Vesuviano, Terzigno, Boscoreale, Torre Annunziata, Torre
del Greco, Ercolano, Portici, Cercola, Pollena Trocchia,
Sant’Anastasia e Somma Vesuviana, in pratica tutti i
paesi costruiti alle falde del vulcano. Il disciplinare
precisa che il bianco può essere fatto con coda di volpe
o caprettone che dir si voglia, da sola o con verdeca a
costituire almeno l’ottanta per cento, il resto può
essere falanghina e greco. Quanto al rosso (ed al
rosato) si usa il piedirosso da solo o con lo
sciascinoso (qui chiamati rispettivamente palombina e
olivella) con aggiunta di aglianico mai superiore al 20
per cento. Quando si raggiungono i 12 gradi allora i
vini possono assumere la qualificazione Lacryma Christi
che, a sua volta, prevede anche i tipi spumante e
liquoroso. La Doc è affiancata dal 1996 dalla Igt
Pompeiano, estesa a tutti i comuni della provincia di
Napoli meno quelli dell’isola d’Ischia. Le sue
specificazioni possono riguardare aglianico, coda di
volpe, falanghina, piedirosso e sciascinoso realizzati
con almeno l’85% del vitigno dichiarato.
Oggi la qualità dei vini del Vesuvio non teme confronti
con gli altri territori potendo anzi giocare un asso in
più, quello della mineralità che regala l’impronta di
una tipicità inconfondibile, capace di sposare sia la
cucina classica partenopea con il rosso, sia quella, più
moderna, dell’alta ristorazione o della Costa con il
rosato e con il bianco. Non mancano ottimi esempi di
appassimento che aprono nuovi orizzonti. Un grande vino,
dunque, figlio di uno dei territori più affascinanti e
ricchi di storia del mondo.
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