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PRESEPE VIVENTE -
Giulianova (TE)
“Il Tempio della
Salvezza”
Il titolo della XIII°
edizione del Presepe Vivente di Giulianova (TE)
Venerdì, 26 dicembre
2008 – dalle ore 18:00 in poi
La XIII° edizione del
Presepe vivente di Giulianova aprirà con il corteo dei
figuranti che sfileranno in abiti d’epoca fino
all’altezza di Piazza del Popolo. L’edizione 2008, dal
titolo:”Il tempio della salvezza”, verrà
rappresentata attraverso la realizzazione di 18 scene
che racconteranno i momenti salienti della storia della
salvezza. L’ingresso verrà riproposto dal Torrione di
Porta Napoli (Via del Popolo), mentre, sulla omonima
Piazza, ci sarà una corsia preferenziale per i portatori
di handicap e per i genitori con passeggini al seguito.
In un clima di particolare atmosfera, sotto la luce
delle fiaccole, nelle viuzze antiche della città alta si
svolgerà la XIII° edizione. Il percorso sfocerà su
Largo La Marmora (zona Torrione Il Bianco) dove
all’interno di un caratteristico fondaco sarà collocata
la scena della Natività: “Il Verbo si fece carne”.
La Regia dell’evento, da ben 13 anni consecutivi, è
diretta dal giuliese Domenico Canazza.
Si invitano i visitatori a
partecipare con pazienza, in silenzio e con i cellulari
spenti, per non interferire con le apparecchiature di
amplificazione e per non disturbare i narratori.
Ulteriori informazioni si potranno avere sul sito Web:
www.presepevivente.net , dove sono
riportate tutte le edizioni dell’evento.
Il presepe vivente di
Giulianova, edizione 2008, nasce con l’intento di
raccontare la storia della salvezza, partendo dalla
prima parte del prologo di Giovanni, sviluppandosi
attraverso le alleanze stabilite da Dio con gli uomini
riportate nell’Antico Testamento e concludendosi con la
seconda parte del prologo di Giovanni. “La Parola
divenne carne e si attendò tra di noi” (Gv 1,14).
Nel testo greco del Vangelo di Giovanni troviamo il
termine “eskénosen” (piantò la tenda) che
richiama l’ebraico “shekinà” usato per indicare
la dimora di Dio con il suo popolo, ora resa presente
dall’Emmanuele.
La tenda, fatta di tessuti
realizzati con peli di capre, diversa dalla casa
costruita con mattoni, è il riparo del nomade e si
distingue dalla capanna che, invece, porta con sé l’idea
di provvisorietà. L’immagine della tenda, ha un filo
conduttore che si radica nell’Antico Testamento. Prima
della costruzione del tempio di Salomone, la tenda è la
dimora di Dio, il luogo in cui viene custodita l’arca
dell’alleanza che contiene le tavole della legge. In
questo senso è sinonimo di Tabernacolo (luogo della
manifestazione della gloria di Dio, resa visibile dalla
nube) che in ebraico conosce due sfumature utili per
comprendere lo spessore spirituale del termine: “miskan”,
dimora e “ehel mo’ed”, tenda dell’incontro, luogo
in cui Dio abita in mezzo al suo popolo e si manifesta,
si rivela. Si può confrontare a questo proposito il
brano di Esodo 33,7-11, in particolare:”Mosè ad ogni
tappa prendeva la tenda e la piantava fuori
dall’accampamento … Chiunque cercava il Signore usciva
verso la tenda del convegno … (nella tenda) il Signore
parlava con Mosè faccia a faccia …”.
La testimonianza biblica è
rafforzata dall’esistenza, tra i nomadi del deserto
siriano fino a tempi abbastanza recenti, di
tende-santuario portatili. “Egli mi custodirà nel suo
tabernacolo … offrirò nella sua tenda sacrifici di
esultanza” (Sal 27,5-6: cf anche Sal 61,5 e altri).
L’edificazione del tempio sostituisce la
tenda-santuario. L’umanità di Gesù è la nuova tenda e il
nuovo tempio (cf Gv 2,21) in cui Dio si rivela senza più
mediazioni e senza veli. La tenda dell’Esodo che ha
accompagnato Israele nel deserto e il tempio desiderato
da Davide, sono adesso sostituiti dal corpo di Gesù di
Nazaret, l’”Emmanuele”, il “Dio con noi”. “La Parola si
fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14).
Colui che nasce povero e fragile è la Parola di Dio per
eccellenza. Per mostrare la dignità di questo Bambino,
Giovanni risale solennemente all’inizio d’ogni cosa:”In
principio era la Parola, e la Parola era presso Dio e la
Parola era Dio … tutto è stato fatto per mezzo di essa”
(Gv 1,1). Il Bambino nato a Betlemme è la Parola , il
Figlio di Dio, rivelazione perfetta del Padre. Lui è il
gran paradosso del mistero del Natale: la Parola di Dio
si manifesta oggi in un Bambino che non sa parlare.
Tuttavia, Gesù di Nazaret, nella sua umanità, ci rivela
Dio infinitamente di più che qualsiasi visione
soprannaturale o discorso umano anche se molto profondo.
Dio si fa uomo e il Natale impone a tutti un’esigenza:
diventare anche noi più umani ogni giorno, più
rispettosi della dignità dell’uomo, perché soltanto così
assomiglieremo ogni volta di più al Dio vivente che ha
voluto condividere la nostra condizione.
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