MOSTRA SAVERIO POLLONI
- Giulianova (TE)
L’Associazione
Culturale giuliese, Piazza Dante Club, compie 1 anno di
vita
In occasione del primo
anno di vita, mostra di Saverio Polloni, dall’8 al 28
dicembre 2008, (apertura tutti i giorni dalle 18:00 alle
24:00, ingresso libero)
In occasione del primo
compleanno dell’associazione culturale PIAZZA DANTE, dal
08 al 28 DICEMBRE 2008, tutti i giorni, dalle 18:00 alle
24:00, presenta le opere dell’artista, Saverio Polloni
(Milano, 1957), l’artista che ha fatto del cosmo animale
il proprio ambito esclusivo di ricerca.
Milano, Francia, Austria,
Bruxelles, Londra, le Seichelles e Dubai, sono alcuni
dei luoghi dove ha esposto. Nella serata inaugurale di
lunedì, 8 dicembre, dalle ore 22:00, oltre al vernissage
della mostra, sarà consegnata la tessera N° 2.000 al
Barone Gaetano Caccianini Maturanzi di Pineto, da
sempre, socio sostenitore e frequentatore della nostra
associazione.
Dopo la premiazione, sarà
presentata anche la nuova rivista d’arte e cultura
L’URLO, che dal 2009 sarà edita proprio
dall’Associazione Culturale Piazza Dante. La rivista,
oltre alla nuova veste grafica e al raddoppio delle
pagine, uscirà in edicola al costo di 2 euro. Il
progetto editoriale copre parzialmente il territorio
nazionale grazie agli URLO POINT , una serie di
gallerie e/o locali di tendenza convenzionati con PIAZZA
DANTE Club che distribuiranno ogni 4 mesi la prima
rivista d’arte edita proprio a GIULIANOVA.
Dal nostro quadrimestrale
Saverio Polloni
Il senso di una mostra
di
Milena Zanotti (da
l’Urlo-Piazza Dante Club Giulianova n° 6 di Ott./Dic.
2008)
“Ritratti?” è il titolo di
una mostra che svela l’ispirazione e il concetto più
profondo del fare arte di Saverio Polloni.
Il mondo animale coniugato
al concetto del ritratto, altrettanto evocativo di una
tradizione altissima, che prende le mosse dall’arte dei
fiamminghi, Jan van Eyck, Rogier van der Weyden, Hans
Memling su tutti, sino ad arrivare al Novecento. Da lì
il ritratto non avrà più significato come genere a sé
stante, ma come parte della ricerca personale
dell’autore.
In questa direzione si
pone l’arte di Polloni, come continuo approfondimento di
un iter individuale, da sempre esclusivo e totalizzante.
Egli mette in posa i propri animali, in ritratti “a
mezzo busto” o a “figura intera”, sempre a grandezza
naturale. Oppure, su un versante che attiene allo
speculativo e al mentale, estrapola un dettaglio della
figura, invito ad una lettura percettiva astratta.
Atmosfere screziate di
iridescenze accolgono gli animali, dove lo sguardo può
perdersi nell’infinito della profondità. Viene plasmato
in tal modo uno “spazio altro” introdotto dalla linea di
appoggio dei soggetti, che diviene boccascena teatrale.
Visione barocca ripresa dalla scenografia, secondo
un’antica tradizione che Polloni mostra di aver
penetrato in ogni suo elemento. Il palco che riquadra le
scene evolve in inquadratura mobile.
Il concetto di una nuova
spazialità è intrinsecamente sotteso, come già avvenne
per Hans Memling (1430 – 1494), al quale Polloni è
elettivamente affine, in un fil rouge che prende avvio
nell’ambito delle intenzioni e continua attraverso lo
scorrere dei secoli. Anche il maestro fiammingo utilizzò
soluzioni illusionistiche per produrre uno sfalsamento
di piani, rendendo il soggetto più tangibile,
travalicando lo spazio rigido della cornice ed
attingendo allo spazio dei riguardanti, nutrendosi della
vita reale di questi ultimi.
Così nelle opere di
Saverio Polloni i livelli di lettura si compenetrano,
con un effetto vitale che attiva tra i soggetti
raffigurati e noi un dialogo sempre intenso di sguardi
reciproci.
Lo sguardo dell’animale
presuppone il nostro, in un gioco di rimandi che rinvia
allo sguardo dell’autore, mai superficiale, sempre
indagatore.
Ed attraverso
un’osservazione più attenta possiamo cogliere il vibrare
al di sotto il piano delle apparenze, in un fluire di
energia che ha origine dalla figura in posa e si
diffonde in tutto lo spazio della tela, intaccandone
l’apparente uniformità.
Per questo l’arte di
Polloni è difficilmente etichettabile entro uno degli
“ismi” del Novecento, come già taluna critica ha creduto
di ritenere. Infatti, se l’intento di queste visioni è
di creare immagini di asetticità e distacco, sulla base
della tecnica fotografica, questo non vale per Polloni.
Che va oltre.
Oltre l’immagine, oltre il
ritratto, oltre l’animale inteso come semplice oggetto.
Per divenire soggetto
unico.
E permetterci di coglierne
l’essenza.
Animale, dunque,
come simbolo, dal greco σύμβολον
(súmbolon), dalle radici σύμ-
(sym-, "insieme") e βολή
(bolḗ,
"un lancio"), designanti due metà che acquistano
significato solo riavvicinate.
Così il simbolo acquista
significato attraverso il segno.
Così l’elefante, l’orso,
la giraffa, la tigre, attraverso il nostro sguardo.
Come la sapienza degli
antichi greci e degli uomini del Rinascimento avevano
già compreso, attribuendo agli animali un contenuto più
profondo di metafora, personificazione, allegoria.
Allo stesso modo i grandi
pensatori della nostra civiltà si sono soffermati a
meditare sull’accezione di animalità e di umanità, che
nell’arte di Polloni non sono mai contrapposti,
attengono al medesimo genere e si completano a vicenda,
poiché “ogni bellezza perfetta, come un animale o un
quadro o una donna, non è che l' ultimo pezzo di un
cerchio. L'ambizione dell'uomo è di scoprire e conoscere
quel cerchio” (Robert Musil).
Concezioni che riverberano
il continuum tra anima e soffio vitale, in una
sovrapposizione senza sosta dei punti di vista.
Per questo “Ritratti?” ha
nel punto di interrogazione il desiderio di interpellare
tutti noi, sull’anima dei soggetti rappresentati.
Punto, anche, di partenza
affinché ciascuno di noi ne dia la sua personale
interpretazione.
Intima e libera la
risposta.
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