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MOSTRA DI MARK KOSTABY - Giulianova (TE)

dal 13 al 30 marzo 2008.

 

 

Ieri, alla presenza della stampa e del rappresentante della Città di Giulianova, Gabriele Filipponi, Presidente del Consiglio, è stata presentata l’anteprima nazionale della mostra di Mark Kostabi a Giulianova (TE), ideata ed organizzata dall’Associazione Culturale “Piazza Dante” di Giulianova (TE) – Abruzzo.

 

Il titolo della mostra: Modernità e Tradizione, sarà composta da oltre 20 opere originali, provenienti da collezionisti e gallerie d’arte nazionali. Con i suoi oltre 15.000 dipinti, il pittore e compositore Mark Kostabi (nato a Los Angeles il 27 novembre 1960), ha già dato un contributo indelebile alla storia dell’Arte contemporanea. La mostra su Mark Kostabi verrà inaugurata giovedì 13 marzo alle ore 22:00, con l’apertura ufficiale della mostra presentata da Simona Clementoni, Capo Redattrice del quadrimestrale d’arte, L’Urlo. La mostra rimarrà aperta fino al 30 marzo 2008. Gli orari d’apertura: giovedì, venerdì, sabato e domenica, dalle ore 18:00 alle 24:00.

 

Domenica 16 marzo, alle ore 18:00, l’artista Delilah Gutman, eseguirà i brani del compositore americano Mark Kostabi.

 

In occasione della conferenza stampa e dell’apertura della mostra, sarà distribuita la nuova rivista culturale: L’Urlo, dell’editore Dimar Group di Giulianova. La rivista, da questo numero, esce in distribuzione nazionale (tranne le isole).

 

Inoltre, in occasione del raggiungimento dei 1.000 iscritti (ad oggi oltre 1.325), è stata consegnata la tessera numero 1.000 (in formato targa d’argento) al Sindaco della Città di Giulianova, Claudio Ruffini. (in sua assenza, era presente il Presidente del Consiglio Comunale, Gabriele Filipponi).

 

 

 

 

 

per l’Associazione Culturale Piazza Dante Walter De Berardinis Ufficio Stampa

Per chiunque vuole conoscere, iscriversi o mettersi in contatto con l’Associazione, può contattare la sede legale e operativa. Piazza Dante Alighieri, 2 – 64021 Giulianova alta (TE), E.mail: info@piazzadante.net Tel. 347-6366567 e/o 349-0500559 Fax 085-8008731, sito web: https://www.piazzadante.net/ blog: https://www.piazzadante.blogspot.com/

 

 


 

MARK KOSTABI: MODERNITA’ E TRADIZIONE

di

Simona Clementoni

 

Con i suoi oltre 15.000 dipinti, il pittore e compositore Mark Kostabi, nato a Los Angeles il 27 novembre 1960, ha già dato un contributo indelebile alla storia dell’Arte contemporanea.

Tra le numerosissime opere presenti in collezioni private ed in quelle permanenti dei più importanti musei di tutto il mondo, emergono per valore non solo documentario ed artistico, i disegni ed i bozzetti degli anni ’80, antecedenti alla creazione del Kostabi World: Hope Springs Eternal – 1980, Are we in Agreement – 1980, Ascent to Street Level – 1981, Making Headway – 1982, Caught up in Chaos – 1982, St Peter’s Mistake – 1982 e Wild West Test – 1983. Sono gli anni in cui Kostabi ventenne, appena trasferitosi a New York, inizia la sua vertiginosa scalata verso il successo, in cui si impone come personaggio provocatorio e controverso pubblicando interviste a se stesso sul tema della mercificazione dell’arte contemporanea, gli anni in cui si afferma come figura di spicco del movimento artistico dell’East Village di New York.  

Mark Kostabi, formatosi leggendo fumetti e guardando MTV, può vantarsi di essere l’ artista più prolifico del mondo e questo anche in risposta all’enorme richiesta di sue opere da parte di collezionisti ed estimatori in ogni angolo del pianeta. La continua crescita del mercato delle sue opere, del marketing legato alla sua arte, lo ha portato all’impiego dichiarato di assistenti e collaboratori che operano a New York, nel Kostabi World, un grande studio neo-rinascimentale, fondato nel 1988 ed ispirato alla filosofia di Andy Warhol, ma ben radicato nella tradizione italiana della bottega dell’arte dei grandi Maestri della pittura come Raffaello, Guercino e Giotto, senza dimenticare l’impiego di assistenti ed allievi da parte di molti altri grandi artisti come Michelangelo, Donatello, Rubens e Rembrandt.

Se Warhol aveva indicato la strada dell’arte come pratica commerciale, come organizzazione industriale destinata alla comunicazione globale, Kostabi l’ha elaborata ed adeguata con perfetta coscienza del suo tempo. Infatti, se da un lato può far pensare ad una factory di ispirazione warholiana, dall’altro il Kostabi World è profondamente diverso poiché alla base c’è anche l’idea di una scuola d’arte in cui gli assistenti non eseguono una pittura veloce come si fa con la tecnica serigrafica, ma dipingono lentamente, con la tecnica tradizionale, usando colori ad olio e tele poste su cavalletti. Lo stesso Kostabi si definisce “uno dei pochissimi artisti figli del XXI secolo ed oltre”, un artista contemporaneo che guarda al futuro con gli insegnamenti del passato. I suoi dipinti, infatti, sono un compendio ed una sintesi di quanto di più sublime ed eccelso l’arte abbia fino ad oggi espresso. Evidenti sono le allusioni ed i riferimenti a voci antiche, le frequentazioni colte che l’artista padroneggia con sapienza progettuale: il chiaroscuro del Caravaggio, lo sfumato del Perugino, il surreale di Magritte, la serialità di Warhol, la malinconia di De Chirico, il suo maestro preferito, spesso presente sullo sfondo delle sue opere (si veda, ad esempio, It’s just a stage del 2004). Ma i soggetti e gli oggetti, i temi ed i colori che troviamo nelle sue tele e nei suoi disegni, non sono certamente quelli della tradizione classica. I colori puliti e netti, così decisi, sgargianti ed aggressivi anche nel bianco e nero, dove la monocromia squillante sembra ottenuta da una semplice operazione di desaturazione; l’utilizzo del tratto ben definito, frutto di attento studio e ricerca; la produzione seriale, con il ritorno ripetuto di composizioni formali, pur nell’unicità di ogni singola opera; le silhouettes corpose e sensuali, ma senza volto che raccontano i paradossi di un’epoca, denunciandone ferocemente le assurdità; l’uso della metafora “facile”, quasi pubblicitaria, veicolo di una visionarietà straordinaria e funambolica; la fusione dell’assoluta autorità dei grandi pittori del passato con una visione caleidoscopica del futuro; l’esplorazione costante dei temi dell’alienazione, della solitudine, dell’ipocrisia, della vuota idolatria, della tecnologia dilagante, dell’aggressione industriale, dei trucchi commerciali, del corto circuito informativo, dell’ambizione artistica, della mercificazione e produzione meccanica dell’arte, della pressione per una produzione fine a se stessa, fanno di Kostabi un emblema della contemporaneità e della modernità. Come tale ama la comunicazione, ha un ottimo rapporto con i media e non disdegna di utilizzare Internet per ottenere un feed-back da parte dell’utenza relativamente alle opere prodotte o per dialogare con i suoi collaboratori ed assistenti a migliaia di km di distanza. A chi gli obietta che alla base della sua produzione c’è il Kostabi World e non unicamente Mark Kostabi, risponde di essere sempre più coinvolto in prima persona e di essere sempre responsabile del gesto primario e del progetto definitivo. “La mia è un’opera a più mani, ma resto io l’artista” - dice. Infatti gli oltre venti pittori che lavorano per lui rispettano rigorosamente il suo stile, seguendo le sue direttive e le sue istruzioni scritte che includono anche la definizione dei colori (come in Barney’s Rubble – 2003) ed il grado di semplificazione richiesto quando si tratta di interpretare una fonte fotografica o un’opera storica. Grazie ad un robot-telecamera che gira per il Kostabi World e che lui stesso comanda da Roma (dove vive per la maggior parte dell’anno) attraverso Internet, riesce a dialogare con i suoi assistenti e a seguire, con lo zoom, ogni fase della realizzazione ed ogni dettaglio dell’opera poiché, dice -  “non firmo un’opera che non sia di qualità ed interessante e che non sia fermamente innestata nell’albero di Kostabi”. Quanto all’attribuzione della paternità dell’opera, sostiene - “se il quadro è un capolavoro e Rembrandt l’ha firmata, si è assunto a tutti gli effetti la paternità della stessa. Poco importa se è stato coadiuvato dai suoi allievi”.

All’immagine di Mark Kostabi “grande burattinaio”, “deus ex machina”, titolare totalitario o maestro con la frusta che incalza i suoi collaboratori, che taglia le tele o butta via le opere non eseguite correttamente secondo le sue istruzioni, si affianca e contrappone, però, quella del Kostabi “democratico” che organizza concorsi all’insegna della libertà di espressione, che accoglie contributi creativi da parte del pubblico, che coinvolge giornalisti e critici nel dare un titolo ai suoi quadri, in un gioco aperto, divertente e cinico sulla relazione tra l’artista e la critica.

La modernità di Kostabi, dunque, è anche nell’aver compreso che arte e marketing sono indissolubilmente legati. Senza il mercato l’arte non cammina, non progredisce e, soprattutto, non si diffonde. Un artista può avere un certo successo, ma senza marketing è molto, molto più duro. “E’ inevitabile essere coinvolti nel mercato, anche per quelli più poetici” - sostiene Kostabi. Egli, dunque, proprio in virtù del suo modo di lavorare e di pensare l’arte, del suo essere totalmente coinvolto nella grande performance del Kostabi World, può essere considerato, a tutti gli effetti, un simbolo della modernità; ma nonostante l’impiego massiccio e spesso provocatorio della tecnologia e delle risorse mediatiche, il prodotto finale è sempre un olio su tela di antica memoria, realizzato lentamente, con cura e con abilità manuale, come ai tempi di Giotto; un manufatto che manterrà inalterata nei tempi a venire la calligrafia pittorica di Kostabi, l’artista che personalizza la propria arte spersonalizzando i personaggi ed universalizzando i temi, le cui immagini danno gioia anche se raccontano storie di solitudine, abbandono e confusione, l’artista in cui modernità e tradizione si fondono in un connubio mirabile.   

 


 
 

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