MOSTRA VINCENZO PAGANI
- Fermo - Palazzo dei Priori
31 Maggio / 9 Novembre
2008
Tra i primi a carpire la grandezza di Raffaello,
con lo sguardo rivolto al fasto del Crivelli
Nuova mostra rivelazione nelle Marche con la bella città
di Fermo (che ha già nel patrimonio permanente
una splendida Natività del Rubens e un’Adorazione
dei pastori del Baciccio) che porta all’attenzione
del grande pubblico un artista che ha avuto il merito e
la capacità di unire le più diverse tendenze artistiche
presenti nella Marca cinquecentesca e riconoscere quale
di queste avrebbe segnato la pittura rinascimentale.
Insomma, un caso di sorprendente modernità e originalità
proprio per questa sua capacità di sintesi di diverse
culture pittoriche presenti nelle Marche.
Il pittore è Vincenzo Pagani (Monterubbiano, 1490
ca. – 1568) a cui, nell’ambito del FESTIVAL SAGGI
PAESAGGI, è dedicata la grande mostra Vincenzo
Pagani un pittore devoto tra Crivelli e Raffaello,
nel Palazzo dei Priori di Fermo dal 31 maggio al 9
novembre 2008, ideata da Walter Scotucci e Paola
Pierangelini.
La mostra, sotto l’Alto Patronato del presidente
della Repubblica, è promossa dal Comitato per le
Celebrazioni del V centenario della nascita del pittore
e organizzata dal Comune di Fermo, con il patrocinio del
Ministero per i Beni e le Attività Culturali ed in
collaborazione con la Regione Marche, la Provincia di
Ascoli Piceno, la Soprintendenza ai Beni Storici e
Artistici di Urbino, con l’Arcidiocesi di Fermo, oltre
che con il contributo della Fondazione Cassa di
Risparmio di Fermo.
In mostra più di 50 opere, di cui 30 pale
d’altare, provenienti da musei italiani e
stranieri, scelte da un Comitato Scientifico
presieduto da Vittorio Sgarbi e composto
da Livia Carloni, Germano Liberati, Liana Lippi, Marina
Massa, Benedetta Montevecchi, Stefano Papetti, Paola
Pierangelini e Walter Scotucci. Oltre la sede espositiva
principale nello splendido Palazzo dei Priori
(fine XIII sec.) di Fermo, affascinante anche la sezione
espositiva “fuori mostra” con un circuito di opere
lungo un itinerario che tocca 12 piccoli centri storici
del territorio (Porto San Giorgio, Altidona,
Monterubbiano, Moresco, Falerone, Magliano di Tenna,
Massa Fermana, Francavilla d’Ete, Torre San Patrizio,
Ortezzano, Montottone, Montelparo, S.Vittoria in
Matenano). Emerge tutto il fascino di una personalità
assai originale, una personalità artistica tutta da
scoprire e il cui rilievo va ben oltre il confine
regionale. In mostra anche artisti di straordinaria
importanza come, Palmezzano, Luca Signorelli,
Raffaellino del Colle e il Cavalier D’Arpino
che hanno avuto un ruolo decisivo sulla formazione di
Pagani.
Per le Marche il periodo storico più fulgido e ricco di
fermento intellettuale è stato a cavallo tra
Quattrocento e Cinquecento: in queste terre passarono
artisti e pensatori, figure che, in quel momento di
crescita del pensiero rinascimentale, coincidevano in
un’unica persona. Valga per tutti pensare a Lorenzo
Lotto, ai Vivarini, a Carlo Crivelli e a Pietro Alamanno,
così come non si può non citare personalità quali
Luca Signorelli, Tiziano ed il “divino Raffaello”.
Con questa prima mostra monografica, si vuole far
risaltare come Vincenzo Pagani, circondato da una
schiera di pittori e scultori provenienti dalle più
disparate parti d’Italia e d’Europa, seppe apprezzare
quelli che successivamente sarebbero stati considerati
come i migliori, percependone i tratti caratteristici,
quelli innovativi e quelli più raffinati.
L’esposizione ha una doppia finalità: sottolineare le
affinità elettive che legano il Pagani ad altri maestri
attivi nella Marca ed attratti dai modelli raffaelleschi
quali Cola dell'Amatrice, Innocenzo da Imola,
Francesco Francia, Raffaellino del Colle;
ricostruire il percorso artistico dell'eclettico maestro
piceno attraverso le trenta pale d'altare che esprimono
appieno la ritrovata fede dopo quello che Federico Zeri
definì “il ciclone Borgia”.
La religiosità dei fedeli aveva bisogno di riconoscersi
in opere che nell’adeguarsi ai nuovi indirizzi del
Rinascimento, mantenessero tuttavia un legame con la
tradizione e Vincenzo Pagani è stato il pittore che
meglio di altri ha saputo interpretare le esigenze di
una committenza non ignara di quanto avveniva sulla
scena artistica romana.
Sul
finire degli anni Venti il Pagani adotta nelle sue sacre
rappresentazioni la consuetudine di mostrare la Madonna
in gloria assisa su un seggio di nuvole e circondata
dagli angeli, sviluppando in mille varianti una
suggestione derivata dalla "Madonna di Foligno" di
Raffaello che, in quegli stessi anni, veniva replicata
anche nelle botteghe ceramiche urbinati.
Vincenzo Pagani crebbe in un laboratorio d’artista
(quello del padre Giovanni), dove ebbe modo di formarsi
all’alamannismo grazie alla diretta visione di un
polittico dell’Alamanno nella sua Monterubbiano e che
gli diede modo di avvicinarsi a colui che per primo
influenzò la sua maniera di dipingere: Carlo
Crivelli. Dal grande veneto (di cui sicuramente vide
un capolavoro a Montefiore dell’Aso) rimase colpito per
molto tempo, anche se nelle opere più tarde gli si
avvicinò più per convenienza che per convinzione,
sentendo già che di lì a poco la pittura avrebbe subito
un ulteriore rinnovamento che il “nostro” aveva
precocemente intuito.
Muovendo dai fastosi modelli crivelleschi, il Pagani
aggiorna il proprio stile guardando le opere marchigiane
di Melozzo da Forlì, Palmezzano, Signorelli, Lotto e
Tiziano: ma è stato soprattutto il magistero
raffaellesco ad attrarre il pittore di Monterubbiano che
conobbe del Sanzio le opere giovanili dipinte nella
vicina Umbria e quelle romane degli anni della maturità
attraverso le numerose incisioni che veicolavano le
composizioni di Raffaello negli ateliers artistici di
provincia.
L’indole manageriale del Pagani
ebbe così la meglio sulla moda del momento e preferì
fidarsi del suo intuito puntando su chi ancora non era
considerato “divino”, su quello che poteva e può essere
considerato un investimento a lunga (anzi lunghissima)
scadenza: il giovane Raffaello Sanzio. Di
grandissimo richiamo, tra le opere in mostra,
l’importante
affresco di Raffaello
raffigurante un putto con festone, concesso dalla
Accademia Nazionale di S. Luca di Roma, che testimonia
definitivamente i forti rapporti che Pagani ebbe con i
modelli raffaelleschi.
Vincenzo Pagani non si impregnò subito della visione
diretta delle opere dell’urbinate ma passò attraverso la
mediazione del Palmezzano e delle stampe di
Marcantonio Raimondi, oltre che dallo
straordinario taccuino (esposto in mostra)
appartenuto al Filotesio, composto da 47 fogli
ricchi di annotazioni tecniche, indicazioni
iconografiche e soprattutto schizzi a penna tratti dagli
affreschi delle Stanze Vaticane ad uso degli allievi del
maestro urbinate.
Dunque, il viatico verso la conoscenza di Raffaello fu,
per Pagani, un’immersione in apnea tra gli ottimi
interpreti del raffaellismo che gli consentirono di
arricchirsi ancor più del successivo “a tu per tu” con
il Sanzio. L’arte di Vincenzo Pagani si colloca tra la
visione devota ed eccentrica di Crivelli ed il
classicismo compiuto di Raffaello, sostiene Sgarbi per
il quale la modernità del Pagani è data anche
dall’essere pittore così intensamente devoto”. Non a
caso anche i suoi paesaggi sempre rintracciabili sullo
sfondo delle sue opere hanno un alto senso di
spiritualità. Ed è proprio lui, Vittorio Sgarbi ad
evidenziare come lui, laico per eccellenza, si faccia
portavoce di questa visione così fortemente religiosa,
attuale oggi più che mai.
Di questo incontro e della consuetudine di riferirsi ai
modelli raffaelleschi sono impregnati i cartoni che
sono stati recentemente scoperti sul retro della
“Crocifissione di Fermo” (realizzata dallo stesso
Pagani) in occasione del recentissimo restauro e che
permettono di avviarsi in un percorso che parte dal
crivellismo fino a giungere al manierismo, passando per
icone tipiche del “nostro” rintracciabili in altri suoi
lavori spingendosi all’identificazione di opere finora
sconosciute. E’ proprio in questi cartoni per lo
spolvero che si ritrovano i metodi di lavoro e
progettazione della bottega del Pagani, che a distanza
di 500 anni ci dà prova (una volta in più, se ce ne
fosse bisogno) della sua destrezza nella gestione degli
affari di una bottega animata da una fervida operosità.
Sebbene le vendite ottocentesche e le requisizioni
napoleoniche abbiano contribuito a disperdere anche
molti dipinti del Pagani, con l'occasione della mostra
alcune di queste opere rientreranno nelle loro sedi di
origine e la recente restituzione alla Galleria
Nazionale delle Marche della "Annunciazione" del maestro
di Monterubbiano da parte del Museo Getty di Malibù
segna una inversione di tendenza ed assume una alto
valore simbolico.
Sede:Palazzo
dei Priori, Fermo
Orari:
10.00-13.00/16,00-20.00
Biglietti:
8 euro
(intero), 5 euro (ridotto)
Catalogo:
Silvana Editoriale
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