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ERRANTE EROTICO
ERETICO
OSVALDO LICINI
Pittore Piceno a 50 anni dalla morte
Ascoli Piceno
e Monte Vidon Corrado
18 aprile – 4 novembre 2008
L’11
ottobre del 1958 a Monte Vidon Corrado (AP) si spegneva,
all’età di 64 anni, Osvaldo Licini, pittore di
vibrante e visionaria poeticità che affascina come
un’icona angelicata ricca di valenze simboliche.
Artista, peraltro, che ha saputo ricondurre in un
contesto europeo il richiamo fortissimo delle radici
locali, della sua terra natale amata e sempre centrale
nel suo percorso artistico da “errante” pittore europeo.
In
occasione del cinquantenario della morte e
dell’assegnazione all’artista del Gran Premio della
Pittura alla Biennale di Venezia, la Regione Marche,
la Provincia di Ascoli Piceno, il Comune di Ascoli
Piceno e il Comune di Monte Vidon Corrado con il
contributo della Fondazione Carisap e della Fondazione
Carifermo, nell’ambito del FESTIVAL SAGGI
PAESAGGI, hanno realizzato un articolato carnet
di manifestazioni che fanno del 2008 l’ ”Anno
Liciniano”, sotto l’Alto Patronato del Presidente
della Repubblica.
Gli
eventi di maggiore prestigio sono le due grandi
mostre, una ad Ascoli Piceno, presso la
Galleria d’Arte Contemporanea Osvaldo Licini, e
l’altra a Monte Vidon Corrado, poco distante da
Ascoli, presso il
Centro Studi Osvaldo
Licini.
Entrambe resteranno aperte
dal 18 aprile al 4 novembre 2008.
La mostra
antologica di Ascoli Piceno
OSVALDO LICINI DALLE MARCHE ALL’EUROPA fa il
punto sulla produzione pittorica del maestro piceno
riunendo, oltre a quelli già presenti nella galleria
Licini, circa sessanta dipinti provenienti da numerosi
musei italiani e stranieri (tra cui Galleria Nazionale
d’Arte Moderna, Civico Museo d’Arte Contemporanea di
Milano, Galleria d’Arte Moderna Ca’Pesaro, Galleria
Civica d’Arte Moderna di Torino, Centre Georges
Pompidou), da collezioni pubbliche e private,
selezionati dai curatori delle mostre Stefano Papetti,
Elena Pontiggia, Daniela Simoni ed Enrica
Torelli Landini, che da anni dedicano i loro
studi all’artista. Un totale di più di 120 opere,
suddivise in base alle diverse fasi di produzione, per
la prima volta riunite insieme, e in molti casi mai
viste prima (quelle provenienti da collezioni private),
da un comitato scientifico che vede presenti oltre ai
curatori, Luigi Dania, studioso e collezionista che fu
anche amico e confidente dell’artista e Maria Vittoria
Marini Clarelli, soprintendente della Galleria Nazionale
d’Arte Moderna.
Artista
che tocca i vertici dell’arte italiana del Novecento,
Licini si è fatto portatore di una ricerca solitaria ed
appartata e di soluzioni figurative e spaziali
inconsuete. Il suo ricercare l’anima della pittura lo
porta ad “errare” in diversi centri culturali, a
cominciare da Bologna (dove frequenta l’Accademia di
Belle Arti e conosce Giorgio Morandi) a Parigi, dove
frequenta i milieu culturali d’avanguardia.
Nella
capitale francese, dove viveva la madre modista e
la sorella ballerina dell’Opera, e che nel momento in
cui il giovane Licini si era trasferito aveva raggiunto
i massimi livelli di fervore culturale, erano gli anni
in cui nei cafés si incontravano Ricasso, Cocteau,
Modigliani, con il quale soprattutto stringe
amicizia, come racconta in un memorabile articolo.
A Parigi la sua poetica
pittorica trova immediato consenso (espone in tre
“Salons d’Automne” ed in altrettanti “Salons des
Indipéndants”), ma il suo spirito irrequieto lo spinge a
tornare, nel 1926, insieme alla pittrice svedese Nanny
Hellström., sposata un anno prima, a Monte Vidon Corrado
dove lui decise di vivere nutrendosi della bellezza
della natura e dell’ambiente in stretto, costante,
fervido scambio culturale con i più importanti centri
europei, come Parigi e Amsterdam. Insomma, un glocale
ante litteram, potremmo dire, che si è inserito nel
dibattito internazionale al quale ha dato un contributo
fondamentale ancorandosi ai luoghi.
Formatosi
in ambito figurativo e successivamente affascinato dalle
battaglie futuriste, Licini giunge ad una sensibilità
astratta fatta di una figuratività del tutto lirica e
pura, mediata ed arricchita dal costante riferimento
alle sue radici. A queste si rifa nell’essenzialità del
colore e del segno, culminata poi nella scarnificazione
totale delle forme, come in una sorta di purificazione
avvenuta alla luce del suo ritorno al natio borgo
selvaggio dove ha sostanzialmente vissuto la sua
esperienza esistenziale ed artistica mantenendo una
fitta rete di contatti epistolari con intellettuali
dell’epoca, aggiornandosi e rielaborando secondo il suo
temperamento forte le istanze artistiche contemporanee.
La
malinconia metafisica incrociata con quella storica lo
fa sentire vicino, dal punto di vista pittorico, a Paul
Klee mentre, da quello della produzione letteraria e
poetica, nella quale fu anche prolifico, lo conduce
nella direzione di Baudelaire e Rimbaud, mediando
con un linguaggio spesso gergale l’attitudine
trasgressiva del nichilismo futurista verso la linea
delle avanguardie più libere.
Così, per
rendere omaggio ad un artista che ha saputo portare il
sentimento della propria terra ben oltre i confini
regionali e nazionali, l’Amministrazione Comunale di
Ascoli Piceno, sin dal 2000, si è impegnata
nell’acquisizione di circa settanta opere di Osvaldo
Licini, comprendenti dipinti di varie epoche, disegni e
studi preparatori che hanno trovato una loro
sistemazione nella Galleria d’Arte Contemporanea
intitolata al pittore marchigiano, l’unico museo
pubblico a lui interamente dedicato. E d’altro
canto, l’Amministrazione di Monte Vidon Corrado si è
impegnata ad acquistare la casa natale dell’artista che
è diventata un Centro Studi liciniani dove sono
permanentemente esposti 63 disegni donati al Comune
dalla Collezione Hellström. I disegni sono
particolarmente importanti nel corpus liciniano,
“il sismografo, per così dire, delle idee immediate”
scrive Giuseppe Marchiori: quelli conservati preso il
Centro Studi offrono diacronicamente un percorso in
tutte e tre le fasi, quella figurativa degli anni Venti,
quella geometrico-astratta degli anni Trenta e quella
del figurativismo fantastico degli anni Quaranta e
Cinquanta.
Tra le iniziative
scientificamente più rilevanti, l’analisi
riflettografica infrarossa sui dipinti intrapresa con la
Scuola Superiore Normale di Pisa. In mostra i risultati
relativi al suo modus operandi che hanno rivelato
l’utilizzo da parte di Licini, che spesso nel tempo
rielaborava i suoi dipinti, di tele del periodo
figurativo per comporre opere più tarde.
La seconda mostra dedicata
all’artista, OSVALDO LICINI DA
MONTE VIDON CORRADO: LA STAGIONE FIGURATIVA, I RAPPORTI
CON IL TERRITORIO,
che si tiene nel Centro Studi Osvaldo Licini di Monte
Vidon Corrado,
porta l’attenzione soprattutto sul primo
Licini e per la prima volta approfondisce anche temi
affettivi e più privati che ebbero un riflesso culturale
importante sulla sua opera. Si tratta di un’esposizione
documentaria, fotografica e pittorica incentrata sulle
opere (23 oli e 63 disegni) di paesaggio, naturale e
umano, realizzate dal Maestro soprattutto nel primo
periodo della sua attività artistica, quello figurativo.
La stessa abitazione del pittore (nella quale si
conservano due affreschi, le uniche due Picture
parietali di Licini) sarà visitabile con guida e
conterrà alcune ambientazioni ricostruite con fotografie
(molte inedite) e racconti d’epoca. Una sorta di
casa-museo per ritrovare le tracce del suo lavoro, e
magari scoprire risvolti inediti.
Non mancano
approfondimenti sul Licini politico e
amministratore (fu Sindaco di Monte Vidon Corrado dal
1946 al 1956), sul Licini “libero pensatore”, sul
contesto economico e sociale, su quello familiare (il
rapporto intenso con la sua compagna) e su quello delle
amicizie, nonché sull’impatto e l’importanza
dell’ambiente circostante, il tutto viene affrontato
anche attraverso una serie di eventi che, nelle stesse
date, anche nei comuni limitrofi, saranno volti a
radicare in maniera forte
il pittore al territorio attraverso un interscambio fra
artista e contesto, fra opere e paesaggio marchigiano,
costante fonte d’ispirazione per Licini.
In questo
modo si ha la possibilità di approfondire la conoscenza
di uno dei protagonisti assoluti della pittura tra le
due guerre, che lo stesso Federico Zeri considerava uno
dei massimi artisti del Novecento, ritessendo quella
complessa trama di relazioni sentimentali, artistiche e
familiari che rendono l’opera pittorica di Osvaldo
Licini la testimonianza più alta del lacerante
conflitto, comune ad altri intellettuali marchigiani,
fra l’aspirazione a vivere da protagonisti il contesto
europeo ed il richiamo alle radici locali.
Da un naturalismo
cromaticamente vivace, fatto di paesaggi, ritratti,
nature morte, nel quale andava già prendendo forma un
mondo di immagini archetipe e fantastiche, Licini passa
così alle elaborazioni più complesse degli anni Trenta,
all’astrattismo inizialmente geometrico nato dal
rapporto con il gruppo milanese de “Il Milione” con il
quale espone nel 1935 nella “prima mostra collettiva di
arte astratta italiana” e che poi evolve verso un
astrattismo lirico in cui anche la geometria acquista
libertà fantastica e si risolve in una spazialità
irreale. Caratteristiche queste che si accentuano nel
dopoguerra quando elaborò
le immagini-simbolo della sua pittura complessa e
tormentata, le Amalasunte (nove delle quali,
dipinte nell’”eremo” di Monte Vidon Corrado, furono
esposte nella XXV Biennale di Venezia del 1949) e gli
Angeli Ribelli, personaggi che si librano fra cielo
e terra, creature cifrate e profetiche, che
rappresentano una delle più originali espressioni
dell’arte italiana del Novecento e che tanta parte hanno
in mostra.
INFO:
0736/277552
SEDI:
Galleria d’Arte Contemporanea “Osvaldo Licini”
- Corso Mazzini, 90 – Ascoli Piceno
Orari di apertura: dal 18
aprile al 30 settembre: orario continuato 10,00-19,00
Dal 1° ottobre al 4
novembre: orario continuato 10,30-17,00
Periodo dal 10 luglio al
20 agosto: orario continuato 10,00-23,00
Centro Studi
“Osvaldo Licini” – Corso
Garibaldi, 3 – Monte Vidon Corrado (AP)
Lunedì giorno di chiusura
per entrambe le sedi
Biglietto:
Mostra Ascoli Piceno 8 euro (intero), 5 euro (ridotto)
Mostra Monte Vidon Corrado
6 euro (intero), 4 euro (ridotto)
L’acquisto del biglietto
per una mostra dà diritto alla riduzione per l’altra
Catalogo:
Silvana
Editoriale
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