La Collezione,
patrimonio dei Civici Musei Udinesi,
rappresenta molto di quanto si produsse
negli anni del conflitto su tutti i fronti e
in tutte le lingue. Vi compaiono le
pubblicazioni ufficiali, strumenti di
propaganda dei vari Governi e Comandi; ma
anche e soprattutto ciò che nelle trincee,
con l’uso del ciclostile (all’epoca si
chiamava velocigrafo), producevano – in
presa diretta – coloro che quel conflitto lo
vivevano e subivano in prima linea.
Su fronte italiano (analogamente a quanto
accadeva per tutte le parti coinvolte nel
conflitto) dietro a questi strumenti
all’apparenza spontanei, si muoveva il
potente “Servizio Propaganda” (detto
“Servizio P”), voluto dallo Stato Maggiore
dopo la sconfitta di Caporetto. A partire
dal gennaio 1918 infatti, si decise che
ciascuna Armata, e a scendere ciascun Corpo
sino al singolo Battaglione, venisse
affiancato da un “Ufficio P”, con il compito
di occuparsi del morale delle truppe, di
assicurare loro assistenza, ristoro e svago
nel tempo libero, e infondendo negli animi
fiducia e, se possibile, buon umore.
Le riviste di trincea sono il frutto più
evidente di questo titanico sforzo
propagandistico. Alla fine della guerra,
solo in Italia, se ne conteranno quasi un
centinaio, e nei soli ultimi mesi del
conflitto il numero dei materiali cartacei
scambiati al fronte, sganciati sulle linee
nemiche o diffusi all’interno del Paese
raggiunse l’iperbolica cifra di 62 milioni
di pezzi fra riviste, cartoline, manifesti,
bollettini.
Una vera e propria offensiva di carta
realizzata a suon di proclami, di messaggi
ripetuti con ritmo martellante, di
incitamenti, di richieste imperiose o
suadenti di arguzie... di tutto quanto possa
ristabilire la fiducia nelle proprie forze e
la fede nella vittoria. Ad essere veicolati
sono concetti semplici, immediati, in
ossequio alle direttive dello Stato
Maggiore, che prescrivono “espressioni piane
e accessibili, che senza parere convincano
dei temi trattati”. Per il Servizio P
infatti le truppe e il popolo sono quasi
fanciulli dall’animo semplice e bonario, che
va conquistato con il ricorso alla fantasia,
all’immaginario, al gioco e talvolta a
qualche ammiccamento goliardico. Anche
rebus, sciarade, concorsi a premi sono
infatti piegati allo scopo. Con questi nuovi
strumenti, ad essere attuata è una nuova
chiamata alle armi, che coinvolge dietro
alle linee del Piave tutte le componenti
sociali e culturali del Paese, giovani
intellettuali socialisti e cattolici,
chiamati a militare nelle file del Servizio
P e destinati, solo qualche anno dopo, a
percorrere destini molto diversi. Sulle
pagine delle riviste di trincea si cimentano
così scrittori, giornalisti, editorialisti e
“matite” più o meno famose (molti gli
illustratori arruolati come ufficiali o
sottoufficiali) come Umberto Bunelleschi,
Antonio Rubino, Aldo Mazza, Filiberto
Scarpelli, Eugenio Colmo (noto come Golia),
Bruno Angoletta, Mario Sironi, Ardengo
Soffici, Carlo Carrà, il giovane “caporale”
Giorgio de Chirico, Enrico Sacchetti, Mario
Buzzi, che negli anni successivi diverranno
protagonisti nel mondo dell’illustrazione di
libri o riviste, del manifesto o dell’arte e
della pittura.
Nel racconto e nella creazione
dell’immaginario irrompe anche un mezzo
nuovo: il cinema, documentato in mostra da
esempi dell’animazione americana. Soli pochi
anni dopo i celebri esperimenti
pionieristici di Windsor McCay, le truppe
americane, che hanno fatto della potenza e
dell’innovazione tecnologica il proprio
biglietto da visita sui campi di battaglia
europei, si cimentano infatti in vignette
satiriche animate. È l’inizio dell’epoca dei
cartoons, che tanta parte avranno poi nella
Seconda Guerra mondiale, e che ora ha per
protagonisti ridicoli e imbranati soldati
degli Imperi centrali.
Originale e coinvolgente la scelta di
affiancare a questa analisi storica una
sezione dedicata alla memoria della Grande
Guerra attraverso l’occhio e la sensibilità
di illustratori contemporanei. Quasi un
percorso parallelo che coinvolge il
visitatore già a partire dal Salone del
Parlamento, all’inizio della mostra. Qui tra
gli affreschi che ricordano la Battaglia di
Lepanto, scorrono le immagini di “1916: the
First Day of the Battle of the Somme” di Joe
Sacco, proiettate in grande formato sulle
antiche pareti, in un gioco di richiami e
rimandi tra le guerre del passato e la
modernità, allora sconvolgente, della prima
guerra mondiale. Il ricorso a proiezioni
video, touch screen e repertori di materiali
di consultazione digitalizzati, accompagna
in realtà tutto il percorso di visita, che
si snoda attraverso alcune sezioni
tematiche: una prima, “Noi e Loro”, mette a
confronto proprio attraverso due schermi e
proiezioni, accompagnate da effetti sonori,
la costruzione dell’immaginario del nemico,
di volta in volta grottesco, ridicolo,
mostruoso. Una sala – e sarà come entrare
nella “centralina di comando” del Servizio P
- è dedicata alle direttive ufficiali dello
Stato Maggiore, recuperate attingendo
direttamente alle fonti originali
dell’Esercito. Uno spazio specifico è
dedicato ai giornali austriaci che
falsificavano, per motivi di contro
propaganda, giornali italiani, messi a
confronto con gli originali. Due sale sono
riservate l’una alla presentazione di un
gran numero di riviste di corpo, e l’altra a
una importante selezione di opere degli
illustratori di maggiore qualità e interesse
grafico e artistico. Seguono uno spazio
monocromatico che ospita riviste provenienti
da altri paesi e schieramenti, in diverse
lingue e - in un suggestivo allestimento che
riprende il colore lilla dei fogli originali
- una sala dedicata ai ciclostili e a rari
fogli spontanei, usciti spesso in singole
copie, talvolta frutto della attività dei
soldati internati in campi di prigionia. In
questa sezione si avrà modo di notare quanto
comune possa diventare il linguaggio quando
si verificano medesime condizioni di vita:
infatti nonostante questi fogli siano opera
di soldati francesi, tedeschi o italiani,
sembrano disegnati dalla stessa mano.
L’esposizione si chiude con le tavole
originali dei contemporanei, narratori per
immagini che hanno illustrato e continuano a
illustrare frammenti della Grande Guerra.
Gipi, Manuele Fior, Jacques Tardi -
scrittore e fumettista, di scuola francese
come lo stesso Joe Sacco – o un illustratore
conosciuto in tutto il mondo e ormai
considerato un maestro storico, Hugo Pratt,
di cui si espongono, oltre alle chine, una
significativa e inedita selezione dei
preziosi rodovetri originali dipinti a mano
e realizzati nel 1977 per la trasmissione “Supergulp”,
di Rai Due.
La mostra è accompagnata da un catalogo
edito da Silvana Editoriale.
Info: www.civicimuseiudine.it;
www.udinecultura.it |