La mostra
procede poi con quelli che si possono
considerare i precursori del linguaggio Pop
propriamente detto, una serie di autori che,
a partire dagli anni dell'immediato secondo
dopoguerra hanno affrontato i temi del nuovo
paesaggio visivo in un paese che andava
uscendo dai traumi della guerra e aprendosi
a nuovi, inediti stili di vita, capaci di
generare naturalmente anche nuove immagini:
Gianni Bertini, Enrico Baj, Mimmo Rotella,
Fabio Mauri, hanno saputo cogliere per primi
la nuova temperie culturale, il nuovo clima
anche sociale che andava maturando negli
anni Cinquanta, e le loro opere si pongono,
stilisticamente e temporalmente, a fianco di
quelle dei neo-dadaisti statunitensi come
Jasper Johns e Robert Rauschenberg o dei
coevi esponenti del francese “Nouveau
Rèalisme”. Assieme a loro, alla fine degli
anni Cinquanta anche autori come Schifano,
Renato Mambor, Gianfranco Baruchello
riflettono sui temi dello schermo e dell'oggettualità
della pittura, ponendo le basi per lo
sviluppo della vera e propria stagione d'oro
della Pop Art italiana tra il 1960 e il
1966.
Un momento di straordinario fervore
artistico che investe l'intera penisola, che
ha i suoi centri nevralgici nelle città di
Milano e di Roma, ma che trova luoghi di
diffusione estremamente significativi anche
a Torino e in Toscana, per non citare che i
centri dove maggiore è l'incidenza di tale
tendenza sulla scena artistica. In questa
sezione si vedranno quindi i capolavori di
Mimmo Rotella ed Enrico Baj, degli autori
romani riuniti sotto l'etichetta di “Scuola
di Piazza del Popolo”, i già citati
Schifano, Festa, Mambor, Mauri e poi Franco
Angeli, Umberto Bignardi, Mario Ceroli,
Giosetta Fioroni, Sergio Lombardo, Cesare
Tacchi, Claudio Cintoli, le opere degli
artisti operanti a Milano come Valerio Adami,
Lucio Del Pezzo, Emilio Tadini, Antonio
Fomez, i torinesi Piero Gilardi, Aldo
Mondino, Michelangelo Pistoletto, i toscani
Roberto Barni, Adolfo Natalini, Gianni Ruffi,
Roberto Malquori.
Una lettura che si conclude con la
presentazione di un altro fenomeno cruciale
nell'evoluzione del linguaggio Pop in
Italia, vale a dire quella declinazione che,
a partire dal 1966 e almeno fino ai primi
anni Settanta utilizza le immagini e gli
stilemi della cultura di massa per
realizzare un'arte esplicitamente politica,
che riflette il nuovo clima sociale diffuso
in tutto il mondo alla fine del decennio: in
questa sezione si trovano opere di alcuni
autori presenti in quelle precedenti come
Schifano, Angeli, Bertini, ma soprattutto
degli esponenti di quella ”figurazione
critica” - come Giangiacomo Spadari, Paolo
Baratella, Fernando De Filippi, Sergio Sarri,
Umberto Mariani, Bruno di Bello o Franco
Sarnari - che si rivelano oggi come
un'ulteriore, originale contributo italiano
alla diffusione del “popism” in ambito
internazionale.
Ciò che rende questa mostra un autentico
unicum, irripetibile nel panorama espositivo
non solo nazionale, è la possibilità di
vedere una serie di sculture nelle
straordinarie sale della Villa dei
Capolavori, la dimora storica di Luigi
Magnani, artefice della Fondazione Magnani
Rocca: gli animali in metacrilato di Gino
Marotta, le sculture di Pino Pascali, i
legni di Mario Ceroli, la “Prima televisione
a colori” di Gianni Ruffi dialogano con gli
arredi e i dipinti della Fondazione, in un
sorprendente confronto tra il mondo classico
e la cultura popolare degli anni Sessanta.
Anche uno splendido e rarissimo quadro di
Domenico Gnoli, grande artista morto
giovanissimo, proveniente da un'importante
collezione privata, entra in dialogo con
capolavori della pittura antica della
Fondazione.
In mostra, accompagnano le opere pittoriche
e scultoree alcuni significativi pezzi di
design dell'epoca, oltre a rimandi
all’editoria e alla discografia, che
permettono allo spettatore di immergersi
appieno nel clima culturale del periodo,
momento cruciale di svecchiamento della
cultura italiana in chiave internazionale,
al confronto diretto con la nuova cultura di
massa, analizzata in quegli stessi anni da
grandi intellettuali attivi nel nostro paese
come Pier Paolo Pasolini o Umberto Eco.
La mostra, curata da Stefano Roffi e Walter
Guadagnini – già autore di storiche
ricognizioni sull'argomento come “Pop Art UK
1956-1972”, “Pop Art Italia 1958-1968”,
entrambe alla Galleria Civica di Modena,
“Pop Art 1956-1968” alle Scuderie del
Quirinale a Roma, nonché di numerose
personali dedicate ai protagonisti del
movimento – è accompagnata da un catalogo
edito da Silvana Editoriale, contenente i
saggi dei curatori e di altri studiosi,
oltre alla riproduzione di tutte le opere
esposte.
ITALIA POP. L’arte negli anni del boom
Fondazione Magnani Rocca, via Fondazione
Magnani Rocca 4, Mamiano di Traversetolo
(Parma).
Dal 10 settembre all’11 dicembre 2016.
Aperto anche tutti i festivi. Orario: dal
martedì al venerdì continuato 10-18 (la
biglietteria chiude alle 17) – sabato,
domenica e festivi continuato 10-19 (la
biglietteria chiude alle 18).
Ingresso: € 10,00 valido anche per le
raccolte permanenti - € 5,00 per le scuole.
Informazioni e prenotazioni gruppi: tel.
0521 848327 / 848148 Fax 0521 848337
HYPERLINK "info@magnanirocca.it" info@magnanirocca.it
www.magnanirocca.it
Il martedì ore 15.30 e la domenica ore 16,
visita alla mostra con guida specializzata;
non occorre prenotare, basta presentarsi
alla biglietteria; costo € 13,00 (ingresso e
guida).
Mostra e Catalogo (Silvana Editoriale) a
cura di Walter Guadagnini e Stefano Roffi,
saggi in catalogo di Antonio Carnevale,
Mauro Carrera, Walter Guadagnini, Gaspare
Luigi Marcone, Stefano Roffi, Alberto
Zanchetta. |