La mostra che
a Sondrio rievoca l’attualità di
quell’esperienza è curata da Mario Piazza,
con la direzione di Cristina Quadrio Curzio
e Leo Guerra. Consente di spaziare
nell’immaginario del grafico e capire in
profondità il suo pensiero e la sua opera.
L’esposizione presenta Dolcini nei suoi
molteplici volti: grafico, progettista,
fotografo, disegnatore, ceramista,
imprenditore, didatta, gastronomo, operatore
culturale, manager, appassionato uomo civile
e artista. Senza tralasciare un aspetto più
privato e personale di Dolcini
rappresentato, per esempio, dai taccuini che
lui stesso disegnava per le figlie, presto
pubblicati per la prima volta da Corraini
Edizioni.
Dopo gli studi al Corso Superiore di Arte
Grafica di Urbino con Albe Steiner e Michele
Provinciali, nel 1971 viene incaricato della
comunicazione del Comune di Pesaro. Sceglie
la strada dell'approccio diretto,
comunicativo, riconoscibile. L’obiettivo è
di far “parlare” le Istituzioni con i
cittadini, coinvolgendoli nel processo
dell’amministrare la cosa pubblica.
Attraverso i suoi manifesti dal segno
inconfondibile, affissi quotidianamente sui
muri pesaresi per oltre vent’anni, la
cittadinanza veniva informata capillarmente
di ogni evento di qualche rilevanza sociale,
politica, culturale, urbanistica e sanitaria
“Il suo segno “grasso” procede per
intuizioni che paiono semplici, ma che sono
il risultato sintetico di scarti analitici
fino ad arrivare al segno più elementare,
che è anche il più narrativo e il più carico
di memorie e “tradizioni” per ognuno di noi”
scrive, a proposito di questa fase del
lavoro di Dolcini, Italo Lupi. “Lo spessore
del suo segno prevale sulla tipografia e sul
lettering; nei suoi manifesti i colori si
inseguono pastosi per giocare su una nuova
tavolozza: di lontano si sentono gli echi
formali certo non più di Steiner, quanto
forse di un Michele Provinciali con la sua
eleganza parmigiana e una contemporanea
padana solidità, terragna ed empirica”.
In quegli anni egli definiva se stesso come
“grafico condotto”, vedendosi come operatore
impegnato in prima persona nel progetto
sociale in cui immetteva tutto il suo
talento. Nate per Pesaro e i pesaresi, le
sue campagne di pubblica utilità diventano
presto un vero punto di riferimento per la
grafica in Italia, stimolando un dibattito
di respiro nazionale sulla progettazione
dell’immagine pubblica e facendo conoscere
il lavoro di Dolcini e del suo studio
Fuorischema a livello internazionale. La
favorevole situazione economica e
industriale del pesarese lo aiutò a tradurre
in pratica l’idea di una evoluzione della
figura di “artigiano-designer” ad una forma
di “impresa della comunicazione", come lui
stesso soleva definirla e dove venisse
preservata e potenziata la qualità del fare
e la trasmissione e condivisione delle
conoscenze.
In quest'ottica, negli ultimi anni – come
annota Mario Piazza – la necessità di una
riappropriazione diretta da parte di Dolcini
delle tecniche della cultura materiale
(illustrazione, tessitura, ceramica, orto,
cucina...) diventa una necessità evidente,
che di fatto affianca pariteticamente la
dimensione strettamente professionale. Non
si tratta affatto di divagazioni
hobbystiche, ma la sintesi finale - o il
germe iniziale - del percorso professionale
e artistico, questi lavori rappresentano con
esiti di grande originalità la pienezza
contemporanea dell’uomo-artigiano alla
Richard Sennett, che ci ricorda come: “le
capacità dell’artigiano di scavare in
profondità si situano al polo opposto di una
società moderna che preferisce la
superficialità, la formazione veloce.(...)
Il fatto di imparare a svolgere bene un
lavoro mette gli individui in grado di
governarsi e dunque di diventare bravi
cittadini. Il lavoro ben fatto è quindi
anche un modello di cittadinanza
consapevole. L’attitudine al fare, comune a
tutti gli uomini, insegna a governare noi
stessi e a entrare in relazione con altri
cittadini su questo terreno comune.” Parole
che Dolcini avrebbe di certo sottoscritto e
approvato.
Coordinate mostra
Titolo
MASSIMO DOLCINI
Grafica per una cittadinanza consapevole
Sedi
Galleria Credito Valtellinese
Piazza Quadrivio, 8 – Sondrio
MVSA, Palazzo Sassi de’ Lavizzari
Via M. Quadrio, 27 – Sondrio
Durata15 luglio – 7 ottobre 2016
Inaugurazione
giovedì 14 luglio 2016, ore 18.30
Sala dei Balli – Palazzo Sertoli
Orari e ingressi
Galleria Credito Valtellinese e MVSA
Ma-Ve h 9.00-12.00 \ 15.00-18.00
Chiusura sabato, domenica e lunedì
INGRESSO LIBERO
Informazioni al pubblico
Galleria Credito Valtellinese
galleriearte@creval.it
www.creval.it
Ufficio Stampa
Studio ESSECI – Sergio Campagnolo
tel. +39 049.663.499
gestione2@studioesseci.net, rif. Simone
Raddi
Mostra prodotta e organizzata dalla
Fondazione Gruppo Credito Valtellinese
a cura di Mario Piazza con il patrocinio di
AIAP |