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Mostra: Mauro Staccioli - Roma (19 Maggio / 9 Luglio 2016)

 
 

MAURO STACCIOLI “Creare scultura significa esistere in un luogo”
19 maggio – 9 luglio 2016

La Galleria Marchetti di Roma dedica una personale a uno dei più grandi scultori contemporanei, Mauro Staccioli: la mostra - MAURO STACCIOLI – “Creare scultura significa esistere in un luogo” (a cura di Silvia Pegoraro), realizzata in collaborazione con L’Archivio Mauro Staccioli, inaugurerà giovedì 19 maggio e resterà allestita fino al 9 luglio 2016. Comprenderà opere realizzate tra il 1990 e il 2006: una decina di sculture, tra cui alcuni inediti – come la grande “mezzaluna” Senza titolo del 2004 - e una ventina di bellissime carte (acrilici e grafite su carta) di grandi dimensioni, a sottolineare l’importanza del disegno come premessa e insieme dimensione autonoma e parallela alla scultura .
Mauro Staccioli (Volterra, 1937) ha assunto a partire dagli anni ’80 un ruolo di assoluto primo piano nel panorama della scultura internazionale, accanto ad artisti quali Anthony Caro, Tony Smith, Richard Serra, Philip King, artisti che come lui, in un'epoca di contaminazioni ed azzeramenti dei generi artistici, sono rimasti fedeli a una concezione dell'arte come ultima grande utopia, capace di rendere l'uomo più consapevole del suo rapporto con il mondo. La passione morale ed il rigore creativo con cui Mauro Staccioli da sempre svolge il proprio compito di artista fanno sì che le intense problematiche estetiche, culturali e sociali del suo lavoro si dispieghino con la forza e l'evidenza di un vero messaggio per l'uomo.

 

   

Il binomio scultura/ambiente è stato fondamentale per Mauro Staccioli sin dagli esordi del suo operare come scultore, nel 1968: la scultura deve essere pensata per un luogo, per interagire con lo spazio fisico della sua destinazione. "Creare scultura significa esistere in un luogo", afferma lo stesso artista . Quest’idea è resa perfettamente già dalle monumentali sculture realizzate nel corso degli anni ’70, nelle quali prende letteralmente corpo il suo linguaggio potente ed essenziale, dove geometrie elementari sono rese ancor più efficaci ed incisive, oltre che dalle grandi dimensioni, dall'uso di materiali “forti”, non appartenenti alla tradizione aulica della scultura, quali il ferro, il cemento o la pietra serena. Staccioli intende affrontare non solo i problemi dello spazio fisico, ma anche quelli dello spazio sociale, dunque condiviso, dunque interattivo, implicante cioè una circolarità di relazioni : non solo tra uomo e ambiente, ma anche tra uomo e uomo, con tutte le complesse implicazioni simbolico-concettuali che tutto ciò comporta. Le grandi installazioni degli anni ’80 inaugurano una nuova fase della ricerca artistica di Staccioli: mentre viene mitigata una certa aggressività visivo-tattile degli esordi, tende a farsi più audace e complessa la concezione progettuale, che va sempre più a sfidare gli equilibri statici dell'opera e le armonie architettoniche o naturali del contesto, creando effetti stranianti e ri-semantizzanti dello spazio, spazio che viene continuamente messo in discussione. Questo tipo di ricerca si estende e si approfondisce per tutti gli anni ’90, conducendo ad esiti formali sempre più arditi e stimolanti. Con l’inizio del nuovo millennio si apre per Staccioli un'ulteriore fase creativa: pur senza abbandonare le componenti più esplicitamente socio-politiche della sua poetica, l’artista si concentra di più su temi filosofico-esistenziali, benché sempre collegati al problema della presenza dell'uomo nel mondo e del suo rapporto con l'ambiente e con gli altri uomini. Le sue geometrie elementari non abbandonano il carattere di temerarietà e di sfida all'equilibrio statico sviluppato nei due decenni precedenti, ma si fanno sovente meno “dure”, grazie alla scelta di soluzioni curvilinee (il cerchio, la sfera) che alludono nello stesso tempo alla totalità, al movimento e alla ricorsività, suggerendo il senso di una nuova armonia dell’essere. L'opera abbraccia lo spazio e ne è abbracciata, lo possiede e ne è posseduta, invitandoci a coglierlo al di là delle apparenti ovvietà e dei vari automatismi percettivi: “La scultura non trova più la sua funzione in opere di abbellimento o in quanto forma controllata ed autoreferenziale; essa si presenta invece come l'opportunità di una riflessione critica, ed il suo scopo è di istituire rapporti rivitalizzati fra noi e il mondo” (Mauro Staccioli). Staccioli resta fedele al cardine teorico della modernità, quello che soprattutto la contrappone al postmoderno: l’idea di arte come grande utopia, attività vitale ed energica che irrompe nella nostra vita di individui per cambiarla, rendendola cosciente della dimensione collettiva - sia quella urbana che quella degli spazi semplicemente aperti - come il luogo deputato di questo suo operare, che trova appunto il suo fine nella comunità e nella condivisione. Spesso assimilata alle strutture primarie del Minimalismo, l’arte di Staccioli in realtà se ne distacca decisamente, sia per il carattere fortemente fisico e individuale attribuito all’esperienza creativa (in contrapposizione all'atteggiamento impersonale degli artisti minimal), che comporta l’uso di una geometria carica d’intuizione ed emozione, piuttosto che freddamente razionale, sia soprattutto per il rapporto di interazione/interpretazione con l’ambiente circostante, ben lontano da quello di opposizione/aggressione che caratterizza l’arte minimal . Tutto ciò rimane inalterato anche quando Staccioli abbandona la dimensione monumentale per affrontare le medie o piccole dimensioni della scultura, come possiamo renderci conto osservando le opere in mostra a Roma presso la Galleria Marchetti, in cemento, in cemento e ferro e in acciaio corten (realizzate tra il 1990 e il 2006) o i bellissimi acrilici su carta degli anni ‘90, esempio dell’altissima qualità del “disegno” di Staccioli, della sua sorprendente capacità di “scolpire” anche lo spazio bidimensionale.

NOTA BIOGRAFICA
Mauro Staccioli nasce a Volterra (Pisa) nel 1937 e si diploma presso il locale Istituto Statale d'Arte nel 1954. La sua attività artistica, iniziata a partire dai primi anni ‘60, è stata sempre saldamente intrecciata a quella didattica ed a quella di intellettuale militante, impegnato ad analizzare il nesso problematico fra arte e società. Partito dalla pittura e dell'incisione, dal 1968 si concentra sulla scultura, arrivando a formulare la sua personale concezione ambientale dell'opera, chiamata ad interagire con lo spazio fisico al quale è destinata, e per il quale è stata pensata, come dimostrano le grandi installazioni in ferro e poi in cemento realizzate nel corso degli anni ‘70 a Milano (Galleria Toninelli), Volterra (negli spazi pubblici della città), a Grenoble (Maison de la Culture), a Parma (Piazza della Steccata) ed infine a Venezia (Biennale, edizioni XXXVII e XXXVIII). Gli anni ‘80 vedono la consacrazione di Staccioli come artista di levatura internazionale: prima in Germania (Stadtische Galerie, Regensburg), poi in Gran Bretagna (Hayward Gallery, Londra), in Israele (Tel Hai College, Tel Hai), in Francia (ELAC, Lione) e negli Stati Uniti (Amherst, Massachusetts, University Gallery). Le grandi installazioni realizzate in questi luoghi inaugurano una nuova fase della ricerca artistica di Staccioli, che tende a mitigare l’aggressività degli esordi, orientandosi verso una più ardita concezione progettuale, intesa a sfidare gli equilibri statici dell'opera e le armonie architettoniche o naturali del contesto. Fra la fine degli anni ’80 e l'inizio degli anni ’90 l’artista lavora sempre più spesso all'estero, soggiornando a lungo soprattutto in California ed in Corea del Sud. Nel 1987 il Museum of Contemporary Arts di La Jolla, San Diego, gli dedica la prima personale americana, seguita da un'importante commissione da parte della Djerassi Foundation : nove grandi sculture da collocare nel parco della fondazione a Woodside (California). Nello stesso anno è chiamato a Seul con l'incarico di realizzare una scultura permanente per il parco olimpico, e da qui inizia anche un'attiva frequentazione della Corea del Sud per conferenze nelle università, nuove installazioni, come quella realizzata al Contemporary Art Musem di Kwachon-Seul nel 1990. Sempre nell’’87 il Comune di Milano gli dedica la prima importante personale in Italia, alla Rotonda della Besana. Negli anni ‘90 l’artista continua a sperimentare nuove forme: tra le realizzazioni più significative, l'installazione per il Symposium Internazionale di Scultura di Andorra, per il quale realizza un grande cerchio in acciaio rosso alto 12 metri; due grandi sculture per il rinnovato Contemporary Art Museum di San Diego (1996); il celebre Equilibrio sospeso al Rond Point de l’Europe a Bruxelles (1998).
Negli ultimi anni sono numerose le grandi installazioni realizzate, sia in Italia che all’estero, tra cui il Lapiz Building a La Jolla (San Diego 2003), a Taiwan (2003), a Puerto Rico (2004), a Voisins-le-Bretonneux (Francia 2008), a Greve in Chianti (2009) e Impruneta (2009), a Roma, di fronte alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna (2011). La grande mostra Mauro Staccioli. Volterra 1972-2009 - Luoghi d’Esperienza, inaugurata a Volterra nel settembre 2009, ha ricevuto una medaglia di riconoscimento da parte dal Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano: oltre a disegni, piccole sculture e fotografie, 19 grandiose sculture ambientali nella città di Volterra e in tutto il suo territorio; molte di esse, ideate per l'occasione, sono tuttora installate, a formare una sorta di immenso parco di sculture al’aperto. E’ inaugurata nel 2010 la monumentale Piramide – 38° parallelo (circa 30 metri d’altezza, in acciaio cortèn) nel parco di sculture “Fiumara d’Arte”, a Motta d’Affermo (Messina) . Lo stesso anno si tiene a Padova la mostra Mauro Staccioli - Lo spazio nudo, personale organizzata dalla galleria Fioretto , che coinvolge, oltre alla galleria, alcuni luoghi chiave del centro storico, dal Caffè Pedrocchi all’oratorio di San Rocco, ai Musei Civici agli Eremitani.
Nel 2011 al Parco archeologico di Scolacium e al MARCA di Catanzaro si tiene la mostra Mauro Staccioli. Cerchio Imperfetto , e lo stesso anno la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma acquisisce e installa una nuova scultura ambientale di Staccioli - un anello di 10 metri di diametro - davanti alla sua celebre scalinata d’ingresso. Il 2012 si apre con la collocazione dell’opera Cerchio imperfetto nel giardino interno dell’Università Bocconi di Milano. In febbraio la Galleria Il Ponte di Firenze e la Galleria Niccoli di Parma inaugurano due mostre che rileggono i primi quindici anni di lavoro dell’artista, pubblicando il volume monografico Mauro Staccioli. Gli anni di cemento 1968-1982. Lo stesso anno, una personale alla Galleria Invernizzi di Milano esplora nuove prospettive di ricerca, che trovano piena espressione nella partecipazione alla Biennale di Scultura di Racconigi nel 2013. Mauro Staccioli è membro associato dell’Académie Royale des Sciences, des Lettres et des Beaux-arts de Belgique e Accademico Nazionale di San Luca.
Vive e lavora attualmente tra Milano e Volterra.


SCHEDA TECNICA

Mostra: MAURO STACCIOLI – “Creare scultura significa esistere in un luogo”
A cura di: Silvia Pegoraro
Sede: Galleria d’Arte Marchetti
Indirizzo: Via Margutta 8 - 00187 Roma
Inaugurazione: giovedì 19 maggio 2016, ore 18.00
Periodo espositivo: 19 maggio – 9 luglio 2016
Ingresso: libero
Orari: LU 16.00-19.30 ; MAR-SA 10.30-13.00 / 16.30-19.30 (chiuso i giorni festivi)
Informazioni: tel/fax 06 3204863 – www.artemarchetti.it ; info@artemarchetti.it
Catalogo: in galleria, Edizioni Grafiche Turato, a cura di Silvia Pegoraro



Gli artisti
“Dasein. Essere nel Tempo”
Sergio Fiorentino
nasce a Catania dove vive e lavora. Dopo gli studi classici e l'Accademia di Belle arti si dedica per anni allo studio ed alla ricerca del design e delle arti decorative del XX secolo. Nel 2011 riprende a dipingere. Da quel momento presenta varie mostre in sedi pubbliche e gallerie private. Tra le altre, “Sognatori” (2011), all’ Ex Collegio dei Gesuiti di Noto; “Doppio Sogno” a Scicli, alla Fondazione Mazzullo di Taormina, al Castello di Donnafugata
a Palazzo della Cultura di Catania. partecipa alla collettiva “Artisti di Sicilia” a cura di Vittorio Sgarbi, alla ex Tonnara Florio di Favignana, al Palazzo Sant’Elia a Palermo e Castello Ursino a Catania. Nel 2015 espone a Young Sicilians a Roma, all’ Expo arte di Varedo, a cura di Vittorio Sgarbi. “Daisen. Essere nel Tempo” è già stata presentata all’ex convitto Ragusa di Noto.



“Paesaggi…sei artisti due realtà siciliane”
Giacomo Failla
nasce a Catania dove vive e lavora. Diverse le partecipazioni a mostre personali e collettive in Italia ed all’estero, significativi i riconoscimenti di critica e di pubblico in Germania dove ha esposto più volte tra il 2007 e il 2013 a Norimberga, e all’Art Market di Budapest nel 2013. Ha partecipato alla 54° Biennale di Venezia Padiglione Italia 2012; alla mostra “Artisti di Sicilia” a cura di Vittorio Sgarbi a Palermo e a Catania. Come personali: “Di Luce di colore” a Palazzo Platamone (Catania) nel 2010; “Sublime peso della leggerezza” a Palazzo Sant’Elia (Palermo) nel 2012; e “Hologram” a Palazzo Ziino (Palermo) nel 2015.

Melchiorre Napolitano
nasce a Palermo dove si laurea in Architettura ed insegna discipline pittoriche al Liceo Artistico statale. Dal 1966 ad oggi ha allestito numerose personali e collettive in Italia e all’estero. Dal 2009 ad oggi ha esposto nella Federazione Russa, con personali a Mosca, Novosibirsk, Irkutsk, Krasnoyarsk, Omsk, Samara, Togliatti, Ekaterinburg, Staroutkinsk, Pervouralsk. Nel 2011 è stato selezionato per la 54° Biennale di Venezia, Padiglione Italia, per esporre le sue opere a Mosca presso l’Istituto Italiano di Cultura.

Luciana Anelli
nasce a Catania dove vive e lavora. Diplomata all’Istituto Statale d’Arte, ha insegnato nello stesso istituto Progettazione per la pittura e la grafica. Inizia nel ‘60 a partecipare a mostre personali e collettive in Italia e all’estero: da Atene a Parigi, a Berlino accompagnate da importanti contributi critici. La sua pittura nasce in forma neorealistica, segue un’arte di narrazione intimistica. E’ narrazione la lettura dei muri ‘80 dove scopre la presenza del linguaggio spontaneo. Seguono la ricerca del segno, l’approfondimento della poesia visiva, le citazioni.

Enzo Venezia
nasce a Palermo dove vive e lavora. Laureato in architettura, ha lavorato come grafico prevalentemente nell’ambito dei beni culturali. Suoi sono molti dei manifesti e depliant su svariati eventi culturali in Italia e all'Estero tra cui alcune edizioni del Festino di Palermo. Per il teatro Biondo Stabile ha realizzato diversi manifesti e scenografie di spettacoli. Ha curato l’allestimento di numerose mostre promosse dalla Regione Siciliana, dal Comune di Palermo, e da diversi istituti universitari siciliani. Tra i suoi allestimenti più recenti, “L’urbanistica e l’architettura nella Sicilia greca”, al museo archeologico di Agrigento. La sua passione per il teatro lo ha condotto ad insegnare scenografia dal 1987 al 2000 nella scuola di teatro diretta da Michele Perriera.. E' appassionato il suo impegno di artmaker: numerose sono state, negli anni le mostre di sue opere. Tra le installazioni, “Luminaria”, nel giugno del 2003 ai Cantieri culturali alla Zisa di Palermo.

Enzo Rovella
nasce a Catania, dove vive e lavora. Tra le sue principali esposizioni spiccano la partecipazione alla 14° Quadriennale di Roma (Anteprima, Napoli, Palazzo Reale) nel 2003; alla 54° Biennale di Venezia (padiglione Sicilia) nel 2011. Nel dicembre 2012 è stato premiato a Pechino con la 2° Cup International of Art Water Cube ed una sua opera è stata acquisita per il museo del Water Cube. Ultima acquisizione quella del Comune di Alcamo per il Museo del Vino (Castello dei Conti di Modica). Nel 2011 espone in una bipersonale alla Fondazione Sambuca di Palermo, partecipa alla mostra “Sicilia sopra tutti” al Montevergini di Siracusa. Nel 2010 espone alla galleria Antonio Battaglia di Milano, nel 2007 al Monastero dei Benedettini di Catania e alla galleria Bianca Maria Rizzi di Milano. Nel 2005 espone alla 2° Biennale di Pechino. Per Il Rito della luce 2014, di Fiumara d’Arte di Antonio Presti, ha realizzato una grande pittura murale donata alla città di Catania.

Rosetta D’Alessandro
nasce a Palermo dove vive e lavora. A Venezia frequenta i corsi di tecniche incisorie alla Scuola internazionale di grafica. Dal 1974 al 2009 insegna discipline pittoriche al Primo Liceo Artistico di Palermo. Dal 1962 (la prima mostra da Flaccovio a Palermo) ad oggi ha partecipato a rassegne d’arte nazionali ed internazionali. Dal 1996 ha riprodotto libri d’artista con storie e tecniche diverse, rendendoli preziosi con fogli oro, carta lavorata e plasmata come argilla. Da alcuni anni è presente ne “L’arte contemporanea nelle antiche dimore” tra cui “Il Chiostro del Bramante”, edizioni Mondadori.

I.D.E.A hub è l’acronimo di Interactive Data European Artistic hub, community di artisti e professionisti nata dalla volontà di alcuni docenti che operano in ambito artistico e credono nella forza generatrice dell’arte. Un cantiere per promuovere nuove realtà culturali, per valorizzare quelle passate, facilitare la migrazione delle conoscenze e sostenere la condivisione di idee; favorire l'integrazione socio culturale, catalogare e pubblicizzare i processi d'ibridazione e le trasformazioni della società contemporanea.

 

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