Il binomio
scultura/ambiente è stato fondamentale per
Mauro Staccioli sin dagli esordi del suo
operare come scultore, nel 1968: la scultura
deve essere pensata per un luogo, per
interagire con lo spazio fisico della sua
destinazione. "Creare scultura significa
esistere in un luogo", afferma lo stesso
artista . Quest’idea è resa perfettamente
già dalle monumentali sculture realizzate
nel corso degli anni ’70, nelle quali prende
letteralmente corpo il suo linguaggio
potente ed essenziale, dove geometrie
elementari sono rese ancor più efficaci ed
incisive, oltre che dalle grandi dimensioni,
dall'uso di materiali “forti”, non
appartenenti alla tradizione aulica della
scultura, quali il ferro, il cemento o la
pietra serena. Staccioli intende affrontare
non solo i problemi dello spazio fisico, ma
anche quelli dello spazio sociale, dunque
condiviso, dunque interattivo, implicante
cioè una circolarità di relazioni : non solo
tra uomo e ambiente, ma anche tra uomo e
uomo, con tutte le complesse implicazioni
simbolico-concettuali che tutto ciò
comporta. Le grandi installazioni degli anni
’80 inaugurano una nuova fase della ricerca
artistica di Staccioli: mentre viene
mitigata una certa aggressività
visivo-tattile degli esordi, tende a farsi
più audace e complessa la concezione
progettuale, che va sempre più a sfidare gli
equilibri statici dell'opera e le armonie
architettoniche o naturali del contesto,
creando effetti stranianti e
ri-semantizzanti dello spazio, spazio che
viene continuamente messo in discussione.
Questo tipo di ricerca si estende e si
approfondisce per tutti gli anni ’90,
conducendo ad esiti formali sempre più
arditi e stimolanti. Con l’inizio del nuovo
millennio si apre per Staccioli un'ulteriore
fase creativa: pur senza abbandonare le
componenti più esplicitamente
socio-politiche della sua poetica, l’artista
si concentra di più su temi
filosofico-esistenziali, benché sempre
collegati al problema della presenza
dell'uomo nel mondo e del suo rapporto con
l'ambiente e con gli altri uomini. Le sue
geometrie elementari non abbandonano il
carattere di temerarietà e di sfida
all'equilibrio statico sviluppato nei due
decenni precedenti, ma si fanno sovente meno
“dure”, grazie alla scelta di soluzioni
curvilinee (il cerchio, la sfera) che
alludono nello stesso tempo alla totalità,
al movimento e alla ricorsività, suggerendo
il senso di una nuova armonia dell’essere.
L'opera abbraccia lo spazio e ne è
abbracciata, lo possiede e ne è posseduta,
invitandoci a coglierlo al di là delle
apparenti ovvietà e dei vari automatismi
percettivi: “La scultura non trova più la
sua funzione in opere di abbellimento o in
quanto forma controllata ed
autoreferenziale; essa si presenta invece
come l'opportunità di una riflessione
critica, ed il suo scopo è di istituire
rapporti rivitalizzati fra noi e il mondo”
(Mauro Staccioli). Staccioli resta fedele al
cardine teorico della modernità, quello che
soprattutto la contrappone al postmoderno:
l’idea di arte come grande utopia, attività
vitale ed energica che irrompe nella nostra
vita di individui per cambiarla, rendendola
cosciente della dimensione collettiva - sia
quella urbana che quella degli spazi
semplicemente aperti - come il luogo
deputato di questo suo operare, che trova
appunto il suo fine nella comunità e nella
condivisione. Spesso assimilata alle
strutture primarie del Minimalismo, l’arte
di Staccioli in realtà se ne distacca
decisamente, sia per il carattere fortemente
fisico e individuale attribuito
all’esperienza creativa (in contrapposizione
all'atteggiamento impersonale degli artisti
minimal), che comporta l’uso di una
geometria carica d’intuizione ed emozione,
piuttosto che freddamente razionale, sia
soprattutto per il rapporto di
interazione/interpretazione con l’ambiente
circostante, ben lontano da quello di
opposizione/aggressione che caratterizza
l’arte minimal . Tutto ciò rimane inalterato
anche quando Staccioli abbandona la
dimensione monumentale per affrontare le
medie o piccole dimensioni della scultura,
come possiamo renderci conto osservando le
opere in mostra a Roma presso la Galleria
Marchetti, in cemento, in cemento e ferro e
in acciaio corten (realizzate tra il 1990 e
il 2006) o i bellissimi acrilici su carta
degli anni ‘90, esempio dell’altissima
qualità del “disegno” di Staccioli, della
sua sorprendente capacità di “scolpire”
anche lo spazio bidimensionale.
NOTA BIOGRAFICA
Mauro Staccioli nasce a Volterra (Pisa) nel
1937 e si diploma presso il locale Istituto
Statale d'Arte nel 1954. La sua attività
artistica, iniziata a partire dai primi anni
‘60, è stata sempre saldamente intrecciata a
quella didattica ed a quella di
intellettuale militante, impegnato ad
analizzare il nesso problematico fra arte e
società. Partito dalla pittura e
dell'incisione, dal 1968 si concentra sulla
scultura, arrivando a formulare la sua
personale concezione ambientale dell'opera,
chiamata ad interagire con lo spazio fisico
al quale è destinata, e per il quale è stata
pensata, come dimostrano le grandi
installazioni in ferro e poi in cemento
realizzate nel corso degli anni ‘70 a Milano
(Galleria Toninelli), Volterra (negli spazi
pubblici della città), a Grenoble (Maison de
la Culture), a Parma (Piazza della Steccata)
ed infine a Venezia (Biennale, edizioni
XXXVII e XXXVIII). Gli anni ‘80 vedono la
consacrazione di Staccioli come artista di
levatura internazionale: prima in Germania (Stadtische
Galerie, Regensburg), poi in Gran Bretagna (Hayward
Gallery, Londra), in Israele (Tel Hai
College, Tel Hai), in Francia (ELAC, Lione)
e negli Stati Uniti (Amherst, Massachusetts,
University Gallery). Le grandi installazioni
realizzate in questi luoghi inaugurano una
nuova fase della ricerca artistica di
Staccioli, che tende a mitigare
l’aggressività degli esordi, orientandosi
verso una più ardita concezione progettuale,
intesa a sfidare gli equilibri statici
dell'opera e le armonie architettoniche o
naturali del contesto. Fra la fine degli
anni ’80 e l'inizio degli anni ’90 l’artista
lavora sempre più spesso all'estero,
soggiornando a lungo soprattutto in
California ed in Corea del Sud. Nel 1987 il
Museum of Contemporary Arts di La Jolla, San
Diego, gli dedica la prima personale
americana, seguita da un'importante
commissione da parte della Djerassi
Foundation : nove grandi sculture da
collocare nel parco della fondazione a
Woodside (California). Nello stesso anno è
chiamato a Seul con l'incarico di realizzare
una scultura permanente per il parco
olimpico, e da qui inizia anche un'attiva
frequentazione della Corea del Sud per
conferenze nelle università, nuove
installazioni, come quella realizzata al
Contemporary Art Musem di Kwachon-Seul nel
1990. Sempre nell’’87 il Comune di Milano
gli dedica la prima importante personale in
Italia, alla Rotonda della Besana. Negli
anni ‘90 l’artista continua a sperimentare
nuove forme: tra le realizzazioni più
significative, l'installazione per il
Symposium Internazionale di Scultura di
Andorra, per il quale realizza un grande
cerchio in acciaio rosso alto 12 metri; due
grandi sculture per il rinnovato
Contemporary Art Museum di San Diego (1996);
il celebre Equilibrio sospeso al Rond Point
de l’Europe a Bruxelles (1998).
Negli ultimi anni sono numerose le grandi
installazioni realizzate, sia in Italia che
all’estero, tra cui il Lapiz Building a La
Jolla (San Diego 2003), a Taiwan (2003), a
Puerto Rico (2004), a Voisins-le-Bretonneux
(Francia 2008), a Greve in Chianti (2009) e
Impruneta (2009), a Roma, di fronte alla
Galleria Nazionale d’Arte Moderna (2011). La
grande mostra Mauro Staccioli. Volterra
1972-2009 - Luoghi d’Esperienza, inaugurata
a Volterra nel settembre 2009, ha ricevuto
una medaglia di riconoscimento da parte dal
Presidente della Repubblica Italiana Giorgio
Napolitano: oltre a disegni, piccole
sculture e fotografie, 19 grandiose sculture
ambientali nella città di Volterra e in
tutto il suo territorio; molte di esse,
ideate per l'occasione, sono tuttora
installate, a formare una sorta di immenso
parco di sculture al’aperto. E’ inaugurata
nel 2010 la monumentale Piramide – 38°
parallelo (circa 30 metri d’altezza, in
acciaio cortèn) nel parco di sculture
“Fiumara d’Arte”, a Motta d’Affermo
(Messina) . Lo stesso anno si tiene a Padova
la mostra Mauro Staccioli - Lo spazio nudo,
personale organizzata dalla galleria
Fioretto , che coinvolge, oltre alla
galleria, alcuni luoghi chiave del centro
storico, dal Caffè Pedrocchi all’oratorio di
San Rocco, ai Musei Civici agli Eremitani.
Nel 2011 al Parco archeologico di Scolacium
e al MARCA di Catanzaro si tiene la mostra
Mauro Staccioli. Cerchio Imperfetto , e lo
stesso anno la Galleria Nazionale d’Arte
Moderna di Roma acquisisce e installa una
nuova scultura ambientale di Staccioli - un
anello di 10 metri di diametro - davanti
alla sua celebre scalinata d’ingresso. Il
2012 si apre con la collocazione dell’opera
Cerchio imperfetto nel giardino interno
dell’Università Bocconi di Milano. In
febbraio la Galleria Il Ponte di Firenze e
la Galleria Niccoli di Parma inaugurano due
mostre che rileggono i primi quindici anni
di lavoro dell’artista, pubblicando il
volume monografico Mauro Staccioli. Gli anni
di cemento 1968-1982. Lo stesso anno, una
personale alla Galleria Invernizzi di Milano
esplora nuove prospettive di ricerca, che
trovano piena espressione nella
partecipazione alla Biennale di Scultura di
Racconigi nel 2013. Mauro Staccioli è membro
associato dell’Académie Royale des Sciences,
des Lettres et des Beaux-arts de Belgique e
Accademico Nazionale di San Luca.
Vive e lavora attualmente tra Milano e
Volterra.
SCHEDA TECNICA
Mostra: MAURO STACCIOLI – “Creare scultura
significa esistere in un luogo”
A cura di: Silvia Pegoraro
Sede: Galleria d’Arte Marchetti
Indirizzo: Via Margutta 8 - 00187 Roma
Inaugurazione: giovedì 19 maggio 2016, ore
18.00
Periodo espositivo: 19 maggio – 9 luglio
2016
Ingresso: libero
Orari: LU 16.00-19.30 ; MAR-SA 10.30-13.00 /
16.30-19.30 (chiuso i giorni festivi)
Informazioni: tel/fax 06 3204863 –
www.artemarchetti.it ; info@artemarchetti.it
Catalogo: in galleria, Edizioni Grafiche
Turato, a cura di Silvia Pegoraro
Gli artisti
“Dasein. Essere nel Tempo”
Sergio Fiorentino
nasce a Catania dove vive e lavora. Dopo gli
studi classici e l'Accademia di Belle arti
si dedica per anni allo studio ed alla
ricerca del design e delle arti decorative
del XX secolo. Nel 2011 riprende a
dipingere. Da quel momento presenta varie
mostre in sedi pubbliche e gallerie private.
Tra le altre, “Sognatori” (2011), all’ Ex
Collegio dei Gesuiti di Noto; “Doppio Sogno”
a Scicli, alla Fondazione Mazzullo di
Taormina, al Castello di Donnafugata
a Palazzo della Cultura di Catania.
partecipa alla collettiva “Artisti di
Sicilia” a cura di Vittorio Sgarbi, alla ex
Tonnara Florio di Favignana, al Palazzo
Sant’Elia a Palermo e Castello Ursino a
Catania. Nel 2015 espone a Young Sicilians a
Roma, all’ Expo arte di Varedo, a cura di
Vittorio Sgarbi. “Daisen. Essere nel Tempo”
è già stata presentata all’ex convitto
Ragusa di Noto.
“Paesaggi…sei artisti due realtà siciliane”
Giacomo Failla
nasce a Catania dove vive e lavora. Diverse
le partecipazioni a mostre personali e
collettive in Italia ed all’estero,
significativi i riconoscimenti di critica e
di pubblico in Germania dove ha esposto più
volte tra il 2007 e il 2013 a Norimberga, e
all’Art Market di Budapest nel 2013. Ha
partecipato alla 54° Biennale di Venezia
Padiglione Italia 2012; alla mostra “Artisti
di Sicilia” a cura di Vittorio Sgarbi a
Palermo e a Catania. Come personali: “Di
Luce di colore” a Palazzo Platamone
(Catania) nel 2010; “Sublime peso della
leggerezza” a Palazzo Sant’Elia (Palermo)
nel 2012; e “Hologram” a Palazzo Ziino
(Palermo) nel 2015.
Melchiorre Napolitano
nasce a Palermo dove si laurea in
Architettura ed insegna discipline
pittoriche al Liceo Artistico statale. Dal
1966 ad oggi ha allestito numerose personali
e collettive in Italia e all’estero. Dal
2009 ad oggi ha esposto nella Federazione
Russa, con personali a Mosca, Novosibirsk,
Irkutsk, Krasnoyarsk, Omsk, Samara,
Togliatti, Ekaterinburg, Staroutkinsk,
Pervouralsk. Nel 2011 è stato selezionato
per la 54° Biennale di Venezia, Padiglione
Italia, per esporre le sue opere a Mosca
presso l’Istituto Italiano di Cultura.
Luciana Anelli
nasce a Catania dove vive e lavora.
Diplomata all’Istituto Statale d’Arte, ha
insegnato nello stesso istituto
Progettazione per la pittura e la grafica.
Inizia nel ‘60 a partecipare a mostre
personali e collettive in Italia e
all’estero: da Atene a Parigi, a Berlino
accompagnate da importanti contributi
critici. La sua pittura nasce in forma
neorealistica, segue un’arte di narrazione
intimistica. E’ narrazione la lettura dei
muri ‘80 dove scopre la presenza del
linguaggio spontaneo. Seguono la ricerca del
segno, l’approfondimento della poesia
visiva, le citazioni.
Enzo Venezia
nasce a Palermo dove vive e lavora. Laureato
in architettura, ha lavorato come grafico
prevalentemente nell’ambito dei beni
culturali. Suoi sono molti dei manifesti e
depliant su svariati eventi culturali in
Italia e all'Estero tra cui alcune edizioni
del Festino di Palermo. Per il teatro Biondo
Stabile ha realizzato diversi manifesti e
scenografie di spettacoli. Ha curato
l’allestimento di numerose mostre promosse
dalla Regione Siciliana, dal Comune di
Palermo, e da diversi istituti universitari
siciliani. Tra i suoi allestimenti più
recenti, “L’urbanistica e l’architettura
nella Sicilia greca”, al museo archeologico
di Agrigento. La sua passione per il teatro
lo ha condotto ad insegnare scenografia dal
1987 al 2000 nella scuola di teatro diretta
da Michele Perriera.. E' appassionato il suo
impegno di artmaker: numerose sono state,
negli anni le mostre di sue opere. Tra le
installazioni, “Luminaria”, nel giugno del
2003 ai Cantieri culturali alla Zisa di
Palermo.
Enzo Rovella
nasce a Catania, dove vive e lavora. Tra le
sue principali esposizioni spiccano la
partecipazione alla 14° Quadriennale di Roma
(Anteprima, Napoli, Palazzo Reale) nel 2003;
alla 54° Biennale di Venezia (padiglione
Sicilia) nel 2011. Nel dicembre 2012 è stato
premiato a Pechino con la 2° Cup
International of Art Water Cube ed una sua
opera è stata acquisita per il museo del
Water Cube. Ultima acquisizione quella del
Comune di Alcamo per il Museo del Vino
(Castello dei Conti di Modica). Nel 2011
espone in una bipersonale alla Fondazione
Sambuca di Palermo, partecipa alla mostra
“Sicilia sopra tutti” al Montevergini di
Siracusa. Nel 2010 espone alla galleria
Antonio Battaglia di Milano, nel 2007 al
Monastero dei Benedettini di Catania e alla
galleria Bianca Maria Rizzi di Milano. Nel
2005 espone alla 2° Biennale di Pechino. Per
Il Rito della luce 2014, di Fiumara d’Arte
di Antonio Presti, ha realizzato una grande
pittura murale donata alla città di Catania.
Rosetta D’Alessandro
nasce a Palermo dove vive e lavora. A
Venezia frequenta i corsi di tecniche
incisorie alla Scuola internazionale di
grafica. Dal 1974 al 2009 insegna discipline
pittoriche al Primo Liceo Artistico di
Palermo. Dal 1962 (la prima mostra da
Flaccovio a Palermo) ad oggi ha partecipato
a rassegne d’arte nazionali ed
internazionali. Dal 1996 ha riprodotto libri
d’artista con storie e tecniche diverse,
rendendoli preziosi con fogli oro, carta
lavorata e plasmata come argilla. Da alcuni
anni è presente ne “L’arte contemporanea
nelle antiche dimore” tra cui “Il Chiostro
del Bramante”, edizioni Mondadori.
I.D.E.A hub è l’acronimo di Interactive Data
European Artistic hub, community di artisti
e professionisti nata dalla volontà di
alcuni docenti che operano in ambito
artistico e credono nella forza generatrice
dell’arte. Un cantiere per promuovere nuove
realtà culturali, per valorizzare quelle
passate, facilitare la migrazione delle
conoscenze e sostenere la condivisione di
idee; favorire l'integrazione socio
culturale, catalogare e pubblicizzare i
processi d'ibridazione e le trasformazioni
della società contemporanea. |