La mostra
“Arturo Dazzi 1881 - 1966, Roma - Carrara -
Forte dei Marmi”, curata da Anna Vittoria
Laghi, racconta l’artista attraverso i
legami privilegiati che instaura e coltiva
nell’arco della sua vita con tre città
italiane: Carrara, città natale e della
formazione, Roma alla quale l’artista dovrà
popolarità e successo e Forte dei Marmi, il
buen retiro dove l’esponente di spicco del
nuovo classicismo scultoreo del ‘900,
lavorerà ad alcune tra le sue più importanti
opere monumentali e dove, infine, si
scoprirà pittore ( “La Versilia che mi fece
diventare pittore”, aveva scritto Dazzi
nell’auto-presentazione della Quadriennale
Romana del 1935).
Tra le tre città, sarà dunque proprio la
Capitale ad ospitare la mostra con cui la
Fondazione Villa Bertelli desidera riportare
all’attenzione nazionale una collezione di
opere oggi custodite in Toscana e parte
della produzione più intima e privata di
Dazzi.
Il Casino dei Principi di Villa Torlonia
aprirà le porte a circa 60 opere
dell’artista, tra sculture, gessi, dipinti e
disegni: alcune provenienti da Carrara dalle
collezioni dell’Accademia di Belle Arti e da
quella della Fondazione Cassa di Risparmio,
altre in prestito dagli eredi Dazzi. Il
nucleo principale dell’esposizione, invece,
è di proprietà del Comune di Forte dei
Marmi, a cui le opere sono state donate nel
1987 dalla vedova Dazzi.
A Roma sono molte le opere di Dazzi che si
conservano già in collezioni pubbliche e
private o si ammirano per la città: dal
gruppo bronzeo de I Costruttori del 1907
alla statua del Cardinal De Luca al
Palazzaccio, arrivando alla Stele a Marconi,
il grande obelisco dell’Eur, passando prima
però per una serie di opere eseguite fra il
1922 e il 1930, tra cui Antonella, Sogno di
Bimba e Cavallino, in esposizione alla GNAM
e alla GAM.
Fino al 29 gennaio 2017, tra le opere
esposte nei Musei di Villa Torlonia,
direttamente dalla Donazione Dazzi di Forte
dei Marmi, sarà possibile ammirare il gesso
dell’Adolescente, scultura esposta alla
mostra sull’arte italiana a Berna del 1938,
che ritrae una fanciulla nuda a figura
intera: una Venere Pudica interpretata con
la più sincera e genuina umanità in un
modellato tenero e sensuale che diviene oggi
immagine simbolo della mostra. A questo
gesso si affianca il modello originale del
Cavallino, la celebre scultura che Dazzi
espose nella Biennale di Venezia del 1928
nella sala a lui dedicata e che rappresenta
in maniera esemplare la grande capacità di
ritrarre “le bellezze della natura” con una
sorprendente perfezione anatomica. Il
pubblico romano, inoltre, potrà per la prima
volta godere di parte di quei modelli e di
quei disegni preparatori della Stele, ultima
e grandiosa opera che Dazzi realizzerà
scegliendo, nonostante l’età, di
reinventarsi un nuovo linguaggio, scabro,
moderno ed essenziale.
L’esposizione, “unica nel suo genere”,come
sottolinea la curatrice, ripercorre le tappe
della vita dell’artista attraverso opere e
documenti che escono per la prima volta
dalle loro sedi. Disposti e organizzati
secondo un percorso cronologico, le
sculture, i modelli e i bozzetti in gesso,
le lettere, gli articoli, i dipinti e i
disegni disvelano con uno sguardo inedito il
‘dietro le quinte’ dell’universo di Dazzi.
La mostra “Arturo Dazzi 1881 - 1966, Roma -
Carrara - Forte dei Marmi”, chefarà parte
del programma annuale di attività didattiche
della Sovrintendenza Capitolina,è corredata
di catalogo, edito Franche Tirature, con il
testo critico di Anna Vittoria Laghi e i
contributi di Claudio Casini e Brigida
Mascitti. |