Stoner è un
caso letterario che ha appassionato migliaia
di lettori nel mondo.
La biografia di un anonimo professore
universitario che a cavallo tra la prima e
la seconda guerra mondiale affronta i drammi
e le passione di una vita ‘normale’.
È un libro che racconta lo scorrere del
tempo come un insieme di episodi epici nella
banale naturalezza del loro evolversi.
Nel corso del 2013 il romanzo di John
Williams è diventato un bestseller in
Italia, Inghilterra, Olanda, Francia,
Spagna, Israele e poi negli Stati Uniti;
definito sul New York Times da Morris
Dickstein “Il romanzo perfetto”, oggi è
considerato un classico, l’altro filone
letterario americano che si contrappone al
genere del ‘grande Gatsby’.
Stoner è il compendio della vita di tutti,
ti trascina dentro le sue pagine perché
racconta forza e debolezze di ciascuno di
noi, ti attorciglia le budella perché è
anche, un po’, la nostra biografia.
Da questa storia parte il progetto della
mostra: la volontà di creare un’esposizione
‘emotiva’, intimistica ed immersiva dentro
le pagine del romanzo, di dare forma a un
sentire condiviso che coinvolga non solo il
‘pubblico di Stoner’ ma anche coloro che non
hanno letto il romanzo, facendo vivere –
attraverso l’arte contemporanea – le
atmosfere del libro.
Un’esposizione che attraverso le pagine del
romanzo rende visibile lo scorrere delle
parole: i personaggi si delineano andando
oltre le descrizioni di John Williams,
incanalando in nuove vite le sensibilità
degli artisti che li interpretano .
Gli artisti coinvolti hanno lavorato
ciascuno con il proprio linguaggio –
scultura, fotografia, installazione, video –
interpretando i protagonisti del romanzo e
dando vita a un allestimento che è una vera
e propria impaginazione.
Gli artisti
Mauro Fiorese – uno dei cento fotografi più
quotati al mondo – espone per la prima volta
dodici dittici tratti da
www.libraincancer.it il blog in
cui racconta la sua personale battaglia
contro il cancro. Tenendo fede
all’impostazione letteraria del progetto, le
sue coppie sono composte da un’immagine
testuale che dialoga con la fotografia
affiancata. In mostra interpreta Gordon
Finch, l’amico fraterno di Stoner, e filtra
attraverso i suoi occhi – e quindi
attraverso il grande tema dell’amicizia – la
vita del protagonista.
Roberta Montaruli è Katherine, l’amante di
Stoner. L’artista torinese racconta la loro
storia d’amore in un video di animazione in
cui – mancando la presenza antropica – sono
gli oggetti a narrare le loro vite fatte di
respiri e sospiri, gioie e dolori, fatica e
tensione verso la felicità.
Stefano Lanzardo è Stoner. Con quattro
scatti fotografici sono descritti
altrettanti momenti simbolo dell’esistenza
del protagonista dalla terra che lo ha
generato e alla quale torna, ai corridoi
dell’università in cui passeggia come un
fantasma, allo studio di casa dove poteva
dedicarsi alle amate letture fino alla
relazione con le donne del romanzo.
Eleonora Roaro ha realizzato per la mostra
una video installazione su Edith, la moglie
di Stoner, in cui porta alla luce tutte le
fobie del personaggio, una donna distante,
anaffettiva, che non si fa ‘toccare’ in
tutti i sensi. Attraverso una sineddoche –
Edith è rappresentata solo dal suo occhio
ceruleo – diventa la ‘telecamera di
sorveglianza’ delle vite di chi la circonda.
Al #FLA affiancherà alla video-installazione
una performance in cui interpreterà Edith in
uno dei momenti topici del romanzo.
Jacopo Simoncini ha composto per
l’esposizione un pezzo inedito per viola –
eseguito da Ignazio Alayza – che racconta
attraverso sussulti lo stridore
dell’esistenza. Le corde – come le vite dei
personaggi del romanzo – sono quasi portate
a rompersi, lo vorrebbero, ma non ci
riescono.
Giuliano Tomaino – l’artista che tutti hanno
potuto vedere con le sue sculture nel
decumano di Expo 2015 – interpreta il padre
di Stoner attraverso una cruda installazione
che ferma il momento della sua morte –
assurgendo a simbolo della fine di ciascuno
di noi – proseguendo così la serie dei Santi
che porta avanti dagli anni Novanta.
Zino – noto per le sue opere realizzate con
i lego e la realtà aumentata – qui
interpreta l’antagonista di Stoner e lo
immortala nel momento in cui fa la sua prima
apparizione nel romanzo: fisicamente
menomato, aveva un viso da attore del cinema
sul quale l’artista ha riportato – con la
ASCII art – le frasi della sua presentazione
all’interno del testo. Tra le righe una
frase metalinguistica che Zino rivolge al
suo pubblico “Stoner è un libro del cazzo”,
dando forma a quello che sarebbe stato il
pensiero di Lomax nei confronti del romanzo
stesso.
In mostra, nel Wall of Doonors, ringraziamo
tutti coloro che hanno partecipato al
crowdfunding, i nostri donatori che –
contribuendo alla raccolta – sono diventati
co-produttori del progetto.
INFO E CONTATTI
Cinzia Compalati -
cinzia.compalati1@gmail.com - +39
339 3494536
Andrea Zanetti -
andreazanetti@yabonline.it - +39
334 1283128
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