Winogrand
individuò negli anonimi abitanti delle città
americane il soggetto ideale per dare corpo
alla propria visione del mondo, raccontando
storie laterali, prive di copione o colpi di
scena, catturate sempre in luoghi pubblici:
nei parchi, allo zoo, nei centri
commerciali, nei musei, negli aeroporti,
oppure in occasione di manifestazioni
politiche ed eventi sportivi.
La sua tecnica si contraddistingue per
l’utilizzo di obiettivi grandangolari. I
tanti provini giunti sino a noi dimostrano
come Winogrand ricercasse volontariamente la
presenza di uno spazio esterno al soggetto,
spesso forzando l’inclinazione della
macchina fotografica. Com’è stato scritto in
più occasioni, sarebbe sbagliato liquidare
questi sfondi come elementi secondari, come
un “rumore” visivo irrilevante. Secondo
l’originale visione di Winogrand, i dettagli
esterni, inclusi nella cornice della
fotografia, contribuivano invece ad
accrescere la forza e il significato del
soggetto ritratto.
La mostra al MAN, a cura di Lola Garrido,
realizzata in collaborazione con diChroma
Photography, presenta, per la prima volta in
Italia, la collezione completa delle
fotografie che, nel 1975, andarono a
comporre il celebre volume “Women are
Beautiful”, divenuto oggi un oggetto di
culto. Immagini istantanee, qui proposte
attraverso una serie di stampe originali,
che celebrano la figura femminile con uno
sguardo autentico, in cui si mescolano
ammirazione e ironia, venerazione e
sarcasmo.
Un lavoro per molti aspetti controverso,
parallelo a quello dei poeti della Beat
Generation, a cui non furono risparmiate
pesanti critiche. Se infatti agli occhi di
alcuni interpreti le fotografie apparirono
come una gioiosa riflessione
sull’emancipazione della donna e sulla
sensualità, altri - per la presenza di
figure formose, in abiti sbracciati o
minigonne, o per l’indugiare dello sguardo
di Winogrand sui seni e i fondoschiena - le
avvertirono invece come l’espressione
contorta di una visione maschilista e
misogina.
Ciò che appare evidente è che non si tratta
di una riflessione superficiale sui nuovi
concetti di bellezza, ma piuttosto di una
descrizione delle conseguenze sociali della
controcultura americana, oltre che di una
dichiarazione di sostegno ai diritti e alla
libertà delle donne in un momento in cui il
conservatorismo puritano sembrava volere
rimettere in discussione alcune delle più
importanti conquiste del dopoguerra. Il noto
fotografo Joel Meyerowitz, ha parlato di “un
urto e un abbraccio allo stesso tempo: lui è
una contraddizione e le immagini sono
contradditorie”.
***
Garry Winogrand (1928-1984) nasce in una
famiglia operaia del Bronx. Inizia a
fotografare durante il servizio militare.
Studia pittura al City College di New York e
fotografia presso la Columbia University.
Nel 1949 frequenta un corso di
fotogiornalismo presso la New School for
Social Research di New York e dal 1952 fino
al 1969 lavora come fotoreporter freelance.
La sua prima esposizione di rilievo si tiene
al MOMA nel 1963. Nel 1966 espone le sue
foto all'interno della mostra Toward a
social landscape alla George Eastman House
di Rochester, insieme a Lee Friedlander,
amico e compagno di peregrinazioni. Con lui
e con Diane Arbus partecipa alla mostra New
Documents (MOMA, 1967). Ha vinto tre volte
il Gugghenheim Fellowship Awards (1964,
1969, 1979) e un a volta il National
Endowment of the Arts Award (1979). Le
fotografie documentaristiche di Garry
Winogrand sono apparse in riviste come
“Sports Illustrated”, “Fortune” e “Life”.
Alla sua morte, avvenuta nel 1984 a causa di
un tumore, ha lasciato un enorme archivio di
immagini, molte delle quali mai sviluppate.
Alcune di queste sono state raccolte,
esposte e pubblicate dal MOMA nel volume
Winogrand. Figments from the Real World
(1988). Opere di Winogrand sono presenti
nelle collezioni dei più importanti musei
del mondo, come il MOMA di New York, la Tate
Modern di Londra, il Centre Pompidou di
Parigi.
Lola Garrido è una storica dell’arte
specializzata in fotografia. E' stata
responsabile della collezione della
Fondazione Banesto, che oggi arricchisce il
patrimonio del Museo Reina Sofia. Come
critica d’arte ha collaborato con i più
importanti giornali spagnoli. La sua
personale collezione di fotografia è stata
oggetto di numerose mostre.
Il Museo MAN è un’Istituzione della
Provincia di Nuoro, sostenuta dalla Regione
Autonoma della Sardegna e dalla Fondazione
di Sardegna.
Info:
MAN Museum via S. Satta 27- 08100 Nuoro
tel. +39 0784 25 21 10
opening hours: 10 AM - 1 PM | 3 PM -7 PM
closed Monday
www.museoman.it |