In particolare
la mostra pone l’accento su due aspetti
fondamentali, che legano tra loro le
ricerche artistiche delle diverse correnti
dell’espressionismo: la volontà di
sviluppare una nuova forma di espressione
soggettiva, libera da condizionamenti
letterari, simbolici o tematici, e la
ricerca di valori primordiali, da ritrovare
sia nella vita delle città, sia – e
soprattutto – nel contesto naturale.
I linguaggi sperimentati dagli artisti
tedeschi reagivano alle trasformazioni della
società moderna e agli eventi politici
dell’Europa dell’inizio del XX secolo.
Stretti tra il conservatorismo della
politica imperiale e la crescita di una
cultura di massa favorita dallo sviluppo
industriale, gli artisti trovarono così
rifugio nei valori dell’individualismo e del
primordio, alla ricerca di esperienze di
vita autentiche e originali.
Autori come Ernst Ludwig Kirchner, Otto
Mueller ed Emil Nolde indagarono
l’espressione dei corpi umani, guardando sia
ai lavoratori delle province tedesche sia ai
nativi delle colonie lontane. Un lavoro
fortemente legato all’attualità, che
intendeva avanzare una critica al sistema
politico e alla crescita incontrollata delle
città e allo stesso tempo ribadire
l’importanza del singolo, con i suoi
sentimenti, i suoi stati d’animo,
all’interno di una società sempre più
massificata.
Nolde in particolare – e con lui Max
Pechstein – intraprese lunghi viaggi nei
territori coloniali tedeschi d’oltremare,
nel Sud del Pacifico, mentre Erich Heckel e
Karl Schmidt-Rottluff si dedicarono invece
al tema del paesaggio, lavorando spesso a
Dangast, nel territorio morenico del Mare
del Nord, dove realizzarono opere di grande
originalità, dai colori accesi e brillanti,
ricche di movimento e di pathos.
A queste tendenze si affiancò anche la
ricerca di nuove forme, più individuali, di
religiosità, da cui la riscoperta
soprattutto dei temi della Passione di
Cristo, a cui si dedicò – oltre allo stesso
Nolde - anche Christian Rohlfs.
Quest'ultimo, in particolare, insieme a
Kirchner e Nolde, fu uno degli artisti
dell’espressionismo maggiormente amati da
Osthaus e per ben trentasette anni mantenne
il proprio atelier all’interno dell’edificio
che ospitava la collezione del grande
mecenate, il Folkwang Museum, inaugurato ad
Hagen nel 1902 grazie al contributo di Henry
Van de Velde, che ne curò l’arredamento e la
decorazione interna.
In forme diverse anche Franz Marc e Alexej
von Jawlensky – esponenti di punta del
gruppo del “Cavaliere azzurro” insieme a
Wassily Kandinsky – testimoniarono una
profonda tensione spirituale, che nel primo
trovò espressione negli scenari che
circondano i suoi celebri animali – quasi la
ricerca di una nuova condizione paradisiaca
originale – e nel secondo si manifestò
invece nelle realizzazione di figure
iconiche, sulla scia della tradizione
pittorica orientale, portata avanti, in
maniera quasi ossessiva, a partire dal 1911.
Completata con una serie di lavori di Max
Pechstein, Lyonel Feininger, Max Beckmann,
Max Liebermann, Conrad Felixmüller e
Gabriele Münter, la mostra al MAN di Nuoro –
realizzata in collaborazione con l’Institut
für Kulturaustausch (Tübingen) - costituisce
un’occasione unica in Italia per la
conoscenza di uno dei movimenti più
influenti nella storia delle avanguardie
pittoriche del XX secolo.
***
Artisti in mostra: Max Beckmann, Walther
Bötticher, Lyonel Feininger, Conrad
Felixmüller, Erich Heckel, Alexej von
Jawlensky, Wassily Kandinsky, Max Liebermann,
Ernst Ludwig Kirchner, August Macke, Franz
Marc, Ludwig Meidner, Otto Mueller, Gabriele
Münter, Emil Nolde, Max Pechstein, Christian
Rohlfs, Karl Schmidt-Rottluff.
Tayfun Belgin è direttore dell’Osthaus
Museum di Hagen. Dal 1985 al 1988 ha diretto
il Kunstverein Ruhr di Essen. Dal 1990 al
2003 ha lavorato come responsabile della
collezione e capo-dipartimento per il Museo
Ostwall di Dortmund. Dal 2003 al 2007 ha
diretto la Kunsthalle di Krems, in Austria.
Nel 2007 è stato nominato direttore dell’Osthaus
Museum di Hagen. Dal 2012 è anche direttore
del Dipartimento culturale di Hagen. Ha
curato numerose mostre a livello nazionale e
internazionale dedicate ai movimenti e agli
artisti dell’espressionismo tedesco, oltre a
retrospettive su Alexej von Jawlensky, Miró,
Immendorff, Lüpertz, Schmidt-Rottluff e
altri.
Lorenzo Giusti è direttore del Museo MAN di
Nuoro, per il quale ha organizzato mostre
retrospettive dedicate a figure di primo
piano della storia dell’arte e della
fotografia del XX secolo (Alberto Giacometti,
Maria Lai, Jean Arp, Marino Marini, Vivian
Maier, Paul Klee, Garry Winogrand) e curato
progetti d’arte contemporanea collaborando
con artisti internazionali, tra i quali,
negli ultimi anni, Thomas Hirschhorn, Hamish
Fulton, Michael Höpfner, Michel Blazy, Roman
Signer e altri. Curatore del Centro per
l’arte contemporanea EX3 di Firenze tra il
2009 e il 2012, è docente a contratto presso
l’Università di Sassari (Decamaster) e dal
2015 membro del direttivo AMACI
(Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea
Italiani).
Museo MAN
via S. Satta 27- 08100, Nuoro
tel. +39 0784 25 21 10
orari: 10-20 lunedì chiuso
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