Il vero canto
popolare è innanzitutto la rappresentazione
di un mondo interiore. Si basa su
un’articolazione di “Segni”, leggibili in
una visione rituale e magico-religiosa dei
canti stessi. Questi infatti sono
comprensibili nella loro molteplice verità
secondo un codice culturale che rapporta i
“segni” ad angosce collettive da esorcizzare
proprio mediante la loro stessa espressione.
Le principali tematiche di tali “Segni”
sono: la donna o la madre, il sesso e la
morte.
Tutto è rivolto alla “figliola” come
vergine, madre, sorella, sposa, come terra,
albero, orto, giardino, rosa, fontana,
pozzo, come montagna, castello, palazzo,
casa, chiesa, e come sole e luna, come
barca, fiume, mare in cui perdersi,
annegare, ma anche viaggiare e poi tornare,
come grotta, caverna dalla quale si è nati
ed alla quale si vorrebbe sempre ritornare.
La figliola prima dolce come mela o
albicocca, ora aspra come limone o foglia di
limone, ha la stessa faccia della morte:
come morte è la vergine sposa che accoglie
il seme e ripartorisce la primavera.
Nella antropologia e psicologia Junghiana e
di Neumann, la Grande Madre rappresenta una
forza numinosa come archetipo di potenza
ambivalente, che può nutrire ma anche
divorare, salvare ma anche distruggere. È il
luogo della magica trasformazione, della
rinascita, dell’occulto e tenebroso, ciò che
divora e seduce.
Essa è datrice non solo della vita ma anche
della morte. Il grembo della terra si
trasforma nelle fauci divoranti e mortali
del mondo sotterraneo seminando distruzione
e pericolo; l’utero da fecondare e la cavità
protettiva della terra e della montagna si
trasformano nell’abisso, nella caverna,
nell’oscura cavità profonda dell’utero
divorante della tomba e della morte,
nell’oscurità priva di luce e nel nulla
proprio della Madre oscura.
Ed è sempre a lei che si tende, lei che sta
in alto su una montagna o giù in una valle,
o nel mare, o sotto terra, comunque sempre
al di là di chi vorrebbe raggiungerla pur
avendo paura di raggiungerla. E per
raggiungerla al di là si passano i ponti, si
traversano i fiumi, si varca il mare in un
eterno viaggio di andata e ritorno, come il
moto dell’onda sulla spiaggia, come il coito
di un universo di angoscia e di amore.
Tutto ciò perché in fondo le cose sono tre:
la madre il sesso e la morte ed entrano una
nell’altra e si scambiano e sono la stessa
cosa in un modo o in un altro.
E se il sesso è la stessa morte, esso
diventa arma, coltello, spada, pistola,
fuoco e combattimento. E se la madre è il
sesso è anche la nascita o una nuova nascita
dopo la morte perché è il sesso che genera
nuovamente.
Ed anche il “Grande Cerchio” rappresenta una
dimensione del femminile. Quell’aspetto che
tende a mantenere fermo ciò che da esso
sorge e a circondarlo come sostanza eterna.
Tutto quello che nasce dal femminile
appartiene ad esso, anche quando l’individuo
diviene autonomo, l’archetipo del femminile
relativizza tale autonomia, rendendola una
variante secondaria della sua essenza
eterna.
Il laboratorio è aperto a tutti coloro che,
pur non avendo precedenti studi di danza,
intendendo compiere una ricerca sul corpo
attraverso alcuni principi base della danza
contemporanea e attraverso i movimenti,
l’analisi dei testi e l’ascolto di alcune
sonorità tipiche della tradizione popolare
campana, in particolar modo LA TAMMURRIATA.
Il laboratorio è aperto a uomini e donne di
qualsiasi età, che abbiano voglia di
scoprirsi, di ricercare e scoprire una
propria visione della danza popolare, in una
ottica nuova, e quindi, contemporanea.
A tutti quelli che intendono compiere questo
viaggio nel femminile, in queste dimensioni:
MADRE = MORTE = SESSO = MADRE
Programma dettagliato:
- Riscaldamento del corpo sulla base della
tecnica contemporanea
- Postura e Accentramento
- Scomposizione e dissociazione corporea
- Lavoro sulle articolazioni
- Esercizi di stile tipici della danza
contemporanea
- Gestualità e mimica tipici della danza
popolare
- Camminate e passi danzati tratti
dall’espressione coreutica popolare e della
danza contemporanea
- Danza nel “Grande Cerchio” in una visione
contemporanea della danza popolare
Bibliografia
Jung C.G., Opere 9, tomo 1, Bollati
Boringhieri, Torino, 1980
Neumann E., La grande madre, astrolabio,
Roma, 1981
De Simone R., Canti e tradizioni popolari in
Campania, ed. Lato side, 1979
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Angela Esposito
Danzatrice, Performer, Coreografa
Direttrice del Laboratorio Stabile Danze del
Sud Italia
Napoli | Portici | Pomigliano D’arco |
Cercola
Nata e cresciuta nella zona vesuviana, fin
da bambina, osserva e partecipa ai rituali
annuali contadini della zona agro-sommese.
Crescendo si appassiona ad altri stili di
danze tradizionali campane, osservando e
assimilando la coreutica delle Tammurriate
dei Monti Lattari e dell'area Domiziana.
Nel 2008 studia e ricerca l'atto
performatico attraverso il corso di danze
rituali della Puglia condotto da Mattia
Doto, presso l’associazione culturale
TARANTA POWER, diretta da Eugenio Bennato.
Percorso in cui matura un profondo lavoro
sul corpo e sulla presenza scenica,
attraverso alcuni principi di lavoro e di
training tipici del teatro-danza
contemporaneo.
Nello stesso tempo prosegue i suoi studi
sulle altre danze del sud Italia, osservando
sul campo, nei luoghi e nei contesti in cui
si svolge la danza, dalla Pizzica Pizzica
del Alto Salento, allo stile ostunese della
Bassa Murgia, dalla Tarantella Cilentana al
Sonu a Ballu Riggitano.
Dal 2011 insegna presso numerose strutture
del territorio campano (Napoli, Pomigliano
d’Arco, Scisciano, Somma Vesuviana, Cercola,
Torre del Greco, Portici).
Nel 2014 collabora con l’antropologo dott.
Fabio Birotti nei Progetti PON rivolti alle
Scuole.
Dal 2012 al 2015 ha collaborato con
l'Associazione SuDanzare, con sede a Parigi,
in qualità di insegnante, danzatrice e
responsabile per la regione Campania.
Nel 2014 partecipa, come componente della
compagnia omonima di teatro danza, allo
spettacolo "sanTarantella", la cui prima
nazionale è andata in scena al Museo
Archeologico Nazionale di Napoli e
successivamente al Teatro Stabile
d'Innovazione Galleria Toledo.
Nel 2015 inizia un percorso di ricerca sulla
visione contemporanea della danza popolare.
Ricerca da cui nascono laboratori e
coreografie, lavori presentati in seguito
durante gli spettacoli di fine anno
dell’Accademia Iris di Portici, diretta da
Valeria Schiano, e del centro studi
Arteballetto di Pomigliano D’arco, diretto
da Daniela Sorrenti.
Collabora con vari artisti della scena
musicale campana e non, come: i Rareca
Antica, A paranza r'o Lione, Paranza
dell’Agro, Pino Jove, Luna Calante, Progetto
Sanacore, Marilù & i Contrabballo, Rione
Junno, e con la danzatrice/performer Ashai
Arop Lombardo (nel Workshop Tammurriata
Nera).
Dal 2015 dirige il Laboratorio Stabile di
danze del Sud Italia, con sede principale a
Napoli presso il Led Spazio Danza, e presso
altre strutture (Accademia Iris di Portici,
Centro Studi Arteballetto di Pomigliano
D'arco, Arte in movimento di Cercola), dove
svolge incontri di danze tradizionali e
sulla visione contemporanea delle danze
popolari.
Alessia Tudda
Danzatrice, performer, coreografa
Nata nella zona vesuviana, frequenta fin da
bambina, a soli sei anni, i corsi di danza
classica e contemporanea presso l'‘Accademia
dello Spettacolo’ di Portici (Napoli),
diretta da Irma Cardano e Virginia Vincenti,
tramite le quali avrà la possibilità di
studiare, nel corso dei dodici anni di
frequenza accademica, con Maestri del
calibro di Lia Calizza, Pedro de La Cruz,
Renato Greco, Bill Hasting, Chet Walker,
Agostino D'Aloia e numerosi altri nomi di
fama internazionale.
Impegno e dedizione alla disciplina, e corsi
di studio avanzato presso centri di danza di
spicco come quello di Rossella Hightower di
Cannes nel 2002, le permettono di
conseguire, a partire dall'età di 11 anni,
‘primi premi’ e riconoscimenti in concorsi
nazionali ed internazionali nell'ambito
della danza contemporanea e di vincere borse
studio come quella all' ‘International Dance
Theatre e Musical Festival’ (Trento) nel
2009.
Il perfezionamento presso altre scuole
napoletane come la scuola ‘Romeo e
Giulietta’ di Floriana Troise e Claudia
Perez, lo stage di danza “modern/jazz”
presso l’evento “Sebs” (Napoli) che la vede
vincitrice della borsa di studio per la
compagnia del Maestro Luigi Grasso nel 2010
e la continua attività didattica rivolta a
classi di danza classica e contemporanea,
inferiori e superiori, a partire dall'anno
2009, mantengono viva la sua attività di
danza ormai ventennale e rappresentano fonte
di continuo arricchimento.
Il senso forte d'appartenenza alla sua terra
ed il forte legame con le sue radici, per
metà vesuviane e per metà “arbereshe”, la
spingono ad approfondire la conoscenza della
tradizione coreutica della sua terra.
L'incontro con Angela Esposito, nel 2012,
l'avvicina istintivamente allo studio delle
danze popolari del Sud Italia, partecipando
attivamente ai corsi, prima come allieva,
poi come assistente.
Opera in seguito in spettacoli di teatro -
danza: nel 2014 con la compagnia Sudanzare
nello spettacolo “SanTarantella” la cui
prima Nazionale si è svolta Napoli, presso
il Museo Archeologico e successivamente
presso il Teatro Stabile d’innovazione
Galleria, ed nel giugno 2015 nello
spettacolo di fine anno “Agape e Nemesis”
dell’Accademia Iris di Portici (Napoli),
diretta da Valeria Schiano.
Ha poi l’occasione di collaborare negli
anni, come ballatrice ospite, per vari
gruppi e nomi storici della tradizione
popolare campana: Luna calante, Pino Iove,
la Paranza dell'agro.
Nel 2015 lavora, per l’intero tour estivo,
con il gruppo “Rione Junno”, con il quale si
esibisce, fra l’altro, nel ‘Kaulonia
Tarantella Festival’, a Caulonia (Rc); nel
‘Pastena Folk Festival’, a Pastena (Fr) e
nella ‘Festa del mare’, a Positano (Sa), con
il Maestro polistrumentista Erasmo Petringa;
nel ‘Gal Gargano Festival’ a Mattinata (Fg),
con Eugenio Bennato; a Manocalzati (Av) con
il percussionista Luca Rossi; nella ‘Notte
bianca’ di San Giorgio del Sannio (Bn), con
Pietra Montecorvino; ad Olevano Romano (Rm)
con Enzo Gragnaniello.
Collabora con il Laboratorio Stabile Danze
del Sud Italia, diretto da Angela Esposito,
in qualità di insegnante ed assistente nei
corsi di danza popolare e in qualità di
danzatrice e coreografa durante gli
spettacoli e saggi di danza popolare e sulla
visione contemporanea della danza popolare. |