Le opere di
The White Gallery:
L’ormai celebre neon “Beato te”, l’aureola
di Matteo Attruia, rubata dall’antica
pittura e resa reale nello spazio
espositivo; una “Dinamica” di Alberto Biasi
del 1984, in un serrato dialogo con
“Bianco”, tela del 1989 di Agostino Bonalumi,
per trovare il luogo in cui fendere lo
spazio e il tempo in cui s’incarna la vita
intorno; di Marco Casentini, sperimentatore
“concreto”, una tela e perspex, in cui si
svela in filigrana il retro della pittura; e
poi il simulacro della forma, il suo ultimo
(o primo?) apparire, oltre il velo
sterminato del bianco, in una “Plaga” di
Paolo Conti; in “Annunciazione” di Marcello
De Angelis l’injection painting si staglia
sullo spazio senza argini, in cui è
sprofondata l’idea di monocromo; i riflessi
poi inseguono l’onda più bianca, la luce di
“Humus”, polita ceramica di Luigi Di Tullio;
nell’opera di Domenico D’Oora emerge l’altra
onda, quella della pittura, sugli
stratificati capitoli della storia; Ivano
Fabbri cerca il bianco sul filo dei tagli
dell’acciaio, nell’affilato abbaglio che
attraversa le sue opere; nelle “Emersioni”
di Matteo Gironi, i bianchi scandiscono il
ritmo in cui la forma/materia diviene
esperienza luminosa; il bianco marmo di Gigi
Guadagnucci è poi un innalzarsi bachiano, in
cui la pietra e la luce segnano il ritmo
della vita; nel “Graffiato bianco” di
Riccardo Licata è l’ombra a incidere l’alta
pasta, nell’altrove della scrittura; il
bianco “Inventario”di Giovanni Lombardini è
la soglia di un vuoto su cui affacciarsi per
dimenticarsi e riconoscersi; le “Quantità”
di Sandro Martini sono un fermarsi
improvviso e transitorio, un volo altissimo
agguantato e subito perduto, un visibile e
un pensabile che indefinitamente si perdono
e si ritrovano; nelle opere di Ben Ormenese
degli anni Sessanta già la forma debordava,
perché i confini del mondo sconfinavano
nell’arte; il bianco di Sandi Renko è il
primo e l’ultimo sguardo in cui un cubo
smarrisce le proprie linee, per trovare le
linee del divenire-cubo; per Jorrit
Tornquist il bianco è anche il passaggio, il
luogo in cui passare di là o penetrare. |