Degrè Zéro
vuole essere una sintesi che guida il
visitatore attraverso le tappe più
significative del percorso artistico di
Dolla, uno dei protagonisti di quella
temperie culturale e artistica che ha
rivoluzionato la pittura ma anche la società
alla fine degli anni Sessanta.
Il lavoro dell’artista ha costituito, in una
terra fertile di suggestioni come il Sud
della Francia, uno dei più interessanti
capitoli di quella “Scuola di Nizza” che ha
consegnato alla storia dell’arte
internazionale nomi quali Yves Klein, Arman,
Ben Vautier, Claude Viallat.
Egli fu uno dei protagonisti del gruppo
Supports/Surfaces, la corrente che a Nizza
indagò, a cavallo tra la fine degli anni ’60
e l’inizio dei ’70, sulla ragion d’essere
del telaio e della tela, sul recupero di
processi quasi primordiali (le impronte,
l’imbibizione), sull’utilizzo di materiali
diversi su cui intervenire. Nel corso della
prima metà degli anni Settanta, Dolla si
inserì nel più ampio contesto europeo della
Pittura Analitica, che lo portò a esporre e
a farsi conoscere anche in Italia. L’artista
francese contribuì al quel movimento con una
indubbia originalità e una rara coerenza
concettuale. Nei decenni successivi, la sua
indagine ha spaziato anche verso fotografia
e installazione (cosa peraltro riscontrabile
anche tra alcuni dei suoi compagni di strada
europei), sviluppandosi in linee di ricerca
che, assieme al continuo interesse per la
pittura, si intrecciano e si alternano fino
a oggi.
NOËL DOLLA è nato nel 1945 a Nizza, dove
vive e lavora. La sua prima mostra personale
è datata 1969, si tratta delle rocce dipinte
di “Restructuration n° 2”, Cime de l’Authion.
Fin dagli esordi esplora il limite della
pittura e la sua struttura. Nel 1971
partecipa alle mostre che fondano il
movimento “Supports/Surfaces”, tra cui
quelle al Teatro Municipale di Nizza e alla
Cité Universitaire di Parigi. Tra il 1974 e
il 1975 espone in Italia a Firenze (Galleria
Spagnoli), Milano e Genova (Galleria La
Bertesca), ma anche a Bruxelles (Galerie
Baronian), Colonia (Galerie Maenz) e
Düsseldorf (Galerie La Bertesca). Alla fine
del decennio abbandona la serie delle “croci
e dal 1980 si dedica in prevalenza all’altro
filone, quello delle tarlatane. Non
abbandona mai l’interesse per la natura e
l’intervento pittorico negli spazi aperti,
spunti che ha proposto fin dalle prime
“Ristrutturazioni spaziali” di fine anni
Sessanta. Negli anni Novanta continua la sua
ricerca in nuovi territori, come le “Jalousies”,
le persiane alla mediterranea, e le “esche”.
In questi anni espone al Museo d’Arte
Moderna di Saint-Étienne (”Supports/Surfaces”,
1991), al Museo d’Arte di Tel Aviv (1992),
al Museo d’Arte di Saitama (1993) e nel 1999
al Centro Espositivo della Rocca Paolina di
Perugia in “Le soglie della pittura –
Francia Italia 1968-1998”. Negli Anni
Duemila ha preso parte ad alcune importanti
collettive: “Nice Movements, Contemporary
French Art” (Hong Kong Museum of Art, 2000),
“Open Studios” (ISCP, New York, 2001), “Eau
et Gaz à tous les étages” (Mamco, Ginevra,
2003), “Co-conspirators: Artist and
Collector: the Collection of James Cottrell
and Joseph Lovett” (Orlando Museum of Art,
2004), “Supports/Surfaces. Ieri e oggi”
(Fondazione Zappettini, Chiavari e Milano,
2005), “Le superfici opache della Pittura
Analitica” (Fondazione Zappettini, Chiavari,
2009), “Pittura e Pittura” (Palazzo
Robellini, Acqui Terme, 2010). Tra le
personali più recenti ricordiamo quelle
dedicategli dallo stesso Mamco di Ginevra
(2003), dalla sede di Bruxelles della
Galerie Les Filles du Calvaire (2004) dalla
Fondazione Zappettini di Milano (2009) e
l’imponente antologica allestita al Musée
d’Art Contemporain du Val-de-Marne (2009). |