Il Comune di
Milano - Servizio Case Museo e Progetti
Speciali, promuove, negli spazi della chiesa
sconsacrata di San Sisto, sede dello Studio
Museo Francesco Messina, una mostra dedicata
all’iconografia del cavallo fra Oriente e
Occidente. La mostra, dal titolo «Il mio
nome è cavallo» si inserisce nei programmi
di ICOM, la 24th General Conference of the
International Council of Museums.
Patrocinato da ICOM, il progetto prende
ispirazione dalle pagine del libro Il mio
nome è Rosso di Orhan Pamuk, premio Nobel
per la letteratura, keynote speaker alla
conferenza internazionale dei musei.
Nel celebre libro di Pamuk, pubblicato in
Italia da Einaudi come tutti i volumi
dell'autore, viene affrontato un tema di
grande attualità, la convivenza fra culture
e popoli, sullo sfondo di un paesaggio
artistico condiviso e unanimemente
rispettato. Protagonista del giallo,
ambientato alla fine del Cinquecento alla
corte del sultano, è la figura emblematica
del cavallo, ritratto dai miniaturisti
secondo un'iconografia occidentale,
naturalistica, erede della tradizione
estetica veneziana. La mostra restituisce
questo ponte fra Est e Ovest, attraverso un
viaggio ideale che vede proprio nella figura
del cavallo un elemento di congiunzione.
Prodotta da Officina Libraria e ideata da
Maria Fratelli, dirigente del servizio Case
Museo del Comune di Milano, la mostra è
curata dalla storica dell’arte Chiara Gatti.
Il suggestivo allestimento che evoca, sullo
sfondo dei cavalli esposti, paesaggi dal
sapore antico e mediorientale, è un progetto
site-specific degli architetti Fabio
Fornasari e Lucilla Boschi.
La figura del cavallo, protagonista della
cultura visiva di popoli distanti fra loro,
tanto cronologicamente quanto
geograficamente, ritorna in un Auriga
ritratto nel mosaico pavimentale della Villa
di Baccano a Roma, ma anche nella splendida
Testa di cavallo, di cultura Sasanide,
rinvenuta a Kerman, nell'Iran sud-orientale,
e conservata nel Département des Antiquités
orientales del Louvre, da cui giunge in
Italia oggi per la prima volta.
Dall'Institut du Monde Arabe di Parigi,
partner dell'iniziativa, proviene un
cavallino scolpito su un Frammento di giara
scoperto a Susa, in Iran occidentale, che
scalpita su un fregio ornamentale di memoria
classica.
Importanti le opere in arrivo dalle
collezioni dei musei civici milanesi, tutti
raccolti attorno a questo progetto.
La stampa con Teste di cavallo di scuola
leonardesca, custodite alla Raccolta delle
Stampe Achille Bertarelli; una coppia di
disegni con Teste di cavallo legate
all'iconografia dei Dioscuri, prestati dal
Gabinetto dei Disegni del Castello; una
Armatura da cavallo iraniana del Cinquecento
conservata al Mudec, il Museo delle Culture,
oltre a un prezioso Manoscritto bolognese
della Pharsalia, datato 1373, con
illustrazioni attribuite a Nicolò di
Giacomo, prestato dalla Biblioteca
Trivulziana. E, ancora, un Gian Giacomo
Trivulzio a cavallo dalle Raccolte d'arte
applicata del Castello, accostato al
bronzetto di un Cavallo al passo, di scuola
leonardesca, in prestito dalla Cà d'Oro di
Venezia.
Restaurati per l'occasione, due esemplari
del Museo Poldi Pezzoli, fra cui spicca il
Barāki, una testiera per cavallo, di
provenienza persiana, con un cartiglio sulla
fronte che reca l'iscrizione araba “Il
sultano”.
Il percorso contempla un capitolo moderno
punteggiato di dieci bronzetti che lo
scultore Francesco Messina ha dedicato al
tema del cavallo, nel recupero delle fonti
di ispirazione classiche.
La mostra è arricchita da un catalogo
bilingue italiano/francese edito da Officina
Libraria con schede scientifiche dei singoli
pezzi a cura di studiosi italiani, fra cui
Chatia Cicero, Serena Colombo, Chiara Fabi,
Simone Ferrari, Marzia Pontone, oltre a due
saggi firmati appositamente dal direttore
dell'Institut du Monde Arabe di Parigi, Eric
Delpont, e dal conservatore del Département
des Antiquités orientales del Louvre, Julien
Cuny.
Progetto di allestimento a cura degli
architetti Fabio Fornasari e Lucilla Boschi
Studio grafico di Paola Gallerani per
Officina Libraria
Progetto grafico di Elisabetta Martelli per
il Servizio Case Museo e Progetti Speciali
Traduzioni di Myrtille Montaud e Nunzia De
Palma
Arazzi digitali di MAKE, Milano |