Gli alberi di
Pecoraino portano dentro simbolicamente un
valore di forte presenza quasi umana.
Svettano aitanti, tengono la scena con
fierezza tra il passaggio delle stagioni e
degli eventi che trasformano la terra, come
i fuochi, gli stessi che hanno lambito le
fronde della magica quercia ritratta tante
volte dall’artista, divenuta immortale. I
fuochi tingono di rosso la Natura. La Natura
Madre dà la vita mutandola di stato e
talvolta radendola al suolo. In questo caso
restano le terre, che Aldo Pecoraino
interiorizza come paesaggi dell’anima, anima
siciliana che dalla sua terra d’origine trae
tutti i colori forti, le passioni e i
fuochi. Come scriveva Carlo Carrà - che di
Pecoraino è stato uno dei maestri - nel
libro “Segreto professionale”, a proposito
del difficile mestiere del pittore
“contemporaneo”: l’artista è obbligato a
vivere “diverse vite” nel contesto dei
mutamenti culturali che scorrono veloci.
Anche Aldo Pecoraino è passato per questi
trascorsi, attenendosi pur tuttavia allo
stile e alla immaginazione che era stata la
prima rivelazione del suo tracciato
espressivo, la sua poetica nel profondo, tra
le pietraie e il bosco, le piante e i
declivi, le fronde sorprendenti e i nudi
rami. Come è stato per la sua magica quercia
immortale, resistente ad un tremendo
incendio. Dalle brume terrose ai verdi, ai
rossi stupefacenti, come in un cerchio
continuo di nascite e rinascite.
Biografia
Aldo Pecoraino nasce il 10 dicembre del 1927
e inizia giovanissimo a disegnare e
dipingere. Si diploma in pittura
all’Accademia delle Belle Arti di Palermo
nel 1954 dove terrà la cattedra di restauro
fino al 1996.
Fra gli anni ‘50 e ’60 vince numerosi premi
per le arti figurative. Sono anni di intensa
attività artistica ed espositiva e di
sodalizio, amicizia e crescita con
l’ambiente intellettuale palermitano. Primi
fra tutti Enzo e Elvira Sellerio, che gli
saranno sempre accanto e diverranno i suoi
principali collezionisti, Leonardo Sciascia,
lo scultore Giacomo Baragli, il fratello
scultore Mario Pecoraino e molti altri.
E’ del 1989 un’importante antologica,
allestita presso la Civica Galleria d’Arte
Moderna di Palermo, con testi e interventi
di Vincenzo Consolo, Vittorio Fagone e Maria
Giuseppina Mazzola.
Dal 1993, dopo un’ultima mostra a Gibellina,
“Il canto della Terra”, trascorre un periodo
di isolamento dalla kermesse artistica, ma
continua a dipingere e a esprimere la sua
visione di Sicilia e di natura.
Nel 2010 riprendono le esposizioni,
personali e collettive, l’ultima nel 2015
dove espone a Castellana Sicula presso il
Club Culturale Castellanese, “La vita per la
pittura, visioni madonite” a cura di Filippo
Pecoraino.
Vive e lavora tra Palermo e Gibilmanna dove
ritrae all’infinito la magica quercia
immortale di Piana delle Fate, sopravvissuta
all’epico incendio, che anni fa distrusse in
parte anche la sua abitazione. |