Il titolo
della mostra, “Light Visions”, va
interpretato nella sua intenzionale
ambiguità (la parola light, infatti, si
traduce sia nel sostantivo luce che
nell’aggettivo leggero): fa riferimento alle
“visioni di luce” come elemento da sempre
caratterizzante la creatività dell’artista,
ma anche ad un’altra componente fondamentale
del suo lavoro, quale la ‘leggerezza’,
fisica e ideale, che ne ha contraddistinto
poetica ed esiti.
L’opera di Biasi prende avvio alla fine
degli anni Cinquanta - in un contesto che lo
vede da subito in un dialogo serrato con le
emergenti situazioni di Azimut e ZERO - da
una visione di azzeramento della superficie
che giunge alla ridefinizione stessa degli
statuti dell’immagine, in particolare
attraverso nuove tecniche di realizzazione,
libere sperimentazioni di materiali e
strutture, e ricerche di interazione tra
opera e fruitore. L’artista ha privilegiato
una visione razionale e sistematica
dell’azione artistica, concepita come
strumento di conoscenza delle coordinate
elementari dell’esperienza umana come il
vedere e il movimento.
“Il suo percorso – spiega Francesca Pola nel
testo pubblicato in catalogo - trova la
propria cifra inconfondibile nel grande
laboratorio europeo dell’arte programmata e
cinetica degli anni Sessanta, ma anche nei
decenni a seguire ha creato opere nelle
quali il dinamismo ottico dell’immagine
intende risvegliare continuamente
l’attenzione dell’osservatore che viene
intenzionalmente coinvolto non più in una
neutralità contemplativa, ma in un processo
attivo di ragionamento, esperienza e messa
in questione delle sue potenzialità
sensoriali e psichiche, in una sfida
costante alle convenzioni del suo rapporto
con il mondo”.
Principio di fondamentale continuità
nell’opera di Biasi è la presenza di
un’energia visiva concreta, determinata
dalla componente luminosa, nella sua natura
di elemento che modifica l’immagine, secondo
una declinazione a carattere
fisico-percettivo che intende favorire
l’esperienza di uno scarto tra la realtà
oggettuale e quella visiva dell’opera. È
spesso una dialettica tra spazio positivo e
negativo a costituire la reale
strutturazione dell’immagine, che procede
secondo una dinamica polivalente al contempo
centripeta e centrifuga, moltiplicata ed
espansa dalla ripetizione dell’elemento
focale e dall’intreccio di strutture
radianti.
Lo sfasamento del centro, l’apertura di zone
irregolari che contraddicono la
strutturazione geometrica di base,
l’intenzionalità di sottolineare la
componente di energia e intersezione visiva,
la stratificazione dell’immagine,
percettivamente e strutturalmente, lasciano
aprirsi e approfondirsi sovrapposizioni
ottiche, che avvicinano alcune opere di
Biasi alle coeve ricerche percettive della
Optical Art. Tuttavia, la ricchezza e
imprevedibilità di questo aspetto dinamico e
cinetico ripropone la questione della
complessità e singolarità dell’opera di
Biasi nel contesto dei gruppi di arte
programmata degli anni Sessanta, anche e
soprattutto nell’ideazione e realizzazione
di strutture multipercettive complesse,
precocemente declinate su scala ambientale.
Completa la mostra un catalogo bilingue,
italiano ed inglese, con un testo critico di
Francesca Pola.
Cenni biografici
Alberto Biasi (Padova, 1937) è un
protagonista assoluto della storia dell’arte
italiana del dopoguerra. La sua figura è una
delle più coerenti e autorevoli a livello
internazionale nel campo di quella che in
Italia è stata definita “arte programmata”,
o anche “arte cinetica”, e altrove “optical
art”. Dal 1959, anno che segna l’esordio
delle ricerche artistiche del giovane Biasi,
a oggi, la sua attività si è mossa
costantemente all’insegna dell’indagine
percettiva, attraverso cicli di lavori,
ciascuno dei quali ha affrontato
poeticamente e scientificamente alcuni
problemi legati alla visione: dalle prime
Trame alle famosissime Torsioni, dai Light
Prisms agli Ottico-dinamici.
Nel 1988 tiene una sua antologica al Museo
Civico agli Eremitani di Padova. Nel 2000
Biasi elabora una sintesi delle ricerche
precedenti e crea gli Assemblaggi,
soprattutto dittici e trittici
prevalentemente monocromatici,
d’impressionante effetto plastico e
coloristico. Nel 2006 espone nelle Sale
dell’Ermitage di San Pietroburgo.
Oltre alle dodici esposizioni del Gruppo
Enne, Biasi ha allestito più di cento
esposizione personali in prestigiose sedi
come il Palazzo Ducale di Urbino, il Wigner
Institute di Erice, il Museo della
Cattedrale di Barcellona, il Museo Nazionale
di Villa Pisani, la Galleria Nazionale di
Praga e il MARCA di Catanzaro. Ha inoltre
partecipato a più di cinquecento collettive,
fra cui ITALIAN ZERO & avantgarde ‘60s al
Museo MAMM di Mosca, la XXXII e la XLII
Biennale di Venezia, la XI Biennale di San
Paolo, la X, XI e XIV Quadriennale di Roma e
le più note Biennali della grafica,
ottenendo numerosi e importanti
riconoscimenti.
Scheda della mostra
Titolo Alberto Biasi – Light Visions.
Visioni leggere, visioni di luce
Sede Dep Art | Via Comelico 40, 20135 Milano
Date 12 ottobre – 17 dicembre 2016
Inaugurazione martedì 11 ottobre, ore 18.30
Orari Da martedì a sabato, ore 10.30 – 19.
Chiuso domenica e lunedì.
Ingresso libero
Catalogo bilingue italiano/inglese, con
testo di Francesca Pola
Informazioni al pubblico Dep Art | tel.
02.36535620 | art@depart.it |
www.depart.it |