Le cinquanta
opere in mostra presso la suggestiva
location di Casa Cava sono tratte da una
serie di realizzazioni su carta, eseguite
con penne a sfera di tipo biro nere e
colorate, una scelta certamente singolare e
inconsueta nel panorama artistico nazionale
e non solo.
L’artista, nato a Milano nel 1939 ha
maturato sin dall’ infanzia la passione per
l’ arte dovuta all’ incontro con lo scultore
Ettore Calvelli, il quale lo incoraggia a
coltivare questo interesse. Laureato in
fisica presso l’Università degli Studi di
Milano è stato a lungo insegnante di fisica
e matematica, si è dedicato
continuativamente alla pittura dal 1987. Le
opere di Damico affollate di casupole,
villaggi, arche, paesini, fantasmi,
cattedrali, elementi sospesi nel vuoto,
capovolti, duplicati e rimodulati, fino a
generare quella varietas, mai banale,
catturano gli occhi dello spettatore fino a
trasportarlo in quella dimensione onirica
dalla quale scaturiscono. I tratti delle
penne a sfera colorate, decisi e fitti,
danno vita ad una infinità di texture,
intrecciate sapientemente dalla mano dell’
artista che disvela paesaggi vertiginosi,
arche volanti, cattedrali navali, una
commistione di elementi ibridi che si
insinuano nella mente dello spettatore fino
a condurlo negli abissi dell’ anima. L’
ideale ‘tavolozza’ di Damico varia dai
gialli tenui al fucsia, passando per l’
arancio e il rosso, senza tralasciare le
tonalità del verde e del blu.
A Matera, Capitale Europea della Cultura
2019, una città caratterizzata dall’
equilibrata alternanza tra pieni e vuoti che
ha fatto della sua unicità il suo punto di
forza e rinnovamento, le opere dell’artista
potranno trovare la loro collocazione
ideale, instaurando un dialogo con l’
ambiente che le circonda e dando vita ad una
compenetrazione tra opere d’ arte e
contenitore espositivo. Nei suoi disegni,
che Damico stesso definisce
“l’encefalogramma della mente volatile”
dell’artista, caleidoscopiche visioni si
arricchiscono di corrispondenze visive e
innegabile coerenza compositiva, vivacizzata
da quel racconto fantasioso che si rivela
anche nei titoli delle opere, stringhe
semantiche efficaci che descrivono ed
esprimono ciò che accade sulla carta. Il
‘doppio simmetrico’, intestazione suggerita
dal titolo di un’opera in mostra, è quello
specchio distorto dove la realtà può
cambiare all’improvviso e sdoppiandosi
numerose volte genera una nuova esistenza,
come in una mitosi artistica. |