L’inizio di
questi studi ripetuti è ravvisabile a
partire dal 1876 nei dipinti dedicati alla
stazione di Saint-Lazare a Parigi, scenario
che meglio di tutti registra, oltre alla
dinamicità del contenuto, anche le
trasformazioni del progresso industriale in
città. È però con la serie delle Cattedrali
di Rouen, a partire dal 1892, che Monet
raggiunge non solo fama, ma anche
significativi risultati per queste nuove
indagini coloristiche.
Conferma del nuovo modo di concepire lo
spazio come traccia evanescente è
l’approfondimento sulle scogliere, in
particolare sono le amate rocce della
Normandia a rappresentare l’oggetto di un
desiderio avventuroso di mutabilità.
L’opera di Monet Falaises à Pourville,
soleil levant, conservata presso la
Fondazione Magnani Rocca, appartiene proprio
a una serie di cinque dipinti sul tema,
eseguiti dall’artista tra gennaio e marzo
1897 e dialoga con un dipinto del maestro
francese di analogo soggetto, proveniente
dalla collezione Tanzi. L’alba, indagata dal
vero, illumina di rosa le rocce, quinte
teatrali vaporose, che creano tagli
asimmetrici col mare, in cui l’acqua con i
suoi colori costituisce il mezzo per
eccellenza riflettente su cui concentrare
gli studi sulla fusione atmosferica.
In questa direzione, la serie che impegnerà
il pittore nell’ultimo trentennio della sua
vita, ovvero le Ninfee, rappresenta la summa
di una profonda ricerca sulla rifrazione e
non solo.
Per meglio concentrarsi sul nuovo progetto,
si sposta a vivere a Giverny, nell’alta
Normandia. Qui costruisce un giardino e uno
stagno, e coltiva fiori di vario tipo,
comprese le ninfee, piante acquatiche che
rimandano alla sua passione per l’arte
giapponese.
Come nel dipinto esposto alla Fondazione, Le
Bassin des Nympheas del 1904, proveniente
dal Denver Art Museum, lo stagno e
nuovamente l’acqua stimolano inaspettate
sensazioni visive, poiché dissolvono forme e
materia, di cui le ampie e aggiornate
pennellate sono dimostrazione concreta.
Le Ninfee, ciclo che racconta l’ultima
ossessione di Monet, si collocano a metà tra
la pittura di paesaggio e una nuova pittura
decorativa con aspetti artificiosi, quasi
astratti, che hanno nella costruzione
spaziale la loro novità. I toni cromatici,
ora, non esprimono più solo le metamorfosi
della luce e dei riflessi, ma sono mezzi che
trascendono la realtà per creare qualcosa di
completamente inedito, sovratemporale e
intangibile.
Se prima i pittori Barbisonniers - quali
Corot, Rousseau, Courbet - avevano scelto la
foresta di Fontainebleau come
rappresentazione dell'energia che promana
dalla natura anche senza figure umane, con
Monet si arriva alla dissoluzione della
realtà nel sogno luminoso dell'arte. La luce
prende il sopravvento su tutto, abbaglia lo
sguardo del pittore e anche la tela sulla
quale la forma si dissolve e si vaporizza
fuori da ogni gerarchia tra centro e
periferia. Siamo alla profezia
dell'Informale. Giverny diventa la capitale
morale da cui parte una lingua dell'arte che
tende a una comunione panica tra l'uomo e la
natura, a dissolvere i confini del soggetto
e dell'oggetto e creare una emozione capace
di stabilire unione e continuità, concordia
e dissonanza, ma sempre sotto il segno
dell'abbaglio luminoso. Si parte dunque da
Monet, certamente anticipato da Turner, per
approdare quattro decenni dopo a un
linguaggio definito Informale in Europa e
Action painting in America. L'originalità
della profezia di Monet, che dissolve la
forma della luce delle Ninfee nell'acqua,
sta nell'aver scremato il dolore
dell'informale europeo e aver catturato una
felicità e un'energia vicina al vitalismo
americano.
MONET
Quelle ninfee che anticiparono l'Informale
Fondazione Magnani Rocca, via Fondazione
Magnani Rocca 4, Mamiano di Traversetolo
(Parma).
Dal 3 settembre all’11 dicembre 2016. Aperto
anche tutti i festivi. Orario: dal martedì
al venerdì continuato 10-18 (la biglietteria
chiude alle 17) – sabato, domenica e festivi
continuato 10-19 (la biglietteria chiude
alle 18).
Ingresso: € 10,00 valido anche per le
raccolte permanenti e per la mostra ITALIA
POP - € 5,00 per le scuole.
Informazioni e prenotazioni gruppi: tel.
0521 848327 / 848148 Fax 0521 848337 info@magnanirocca.it
www.magnanirocca.it Il martedì ore 15.30 e
la domenica ore 16, visita alla mostra con
guida specializzata; non occorre prenotare,
basta presentarsi alla biglietteria; costo €
13,00 (ingresso e guida). Ristorante e
Caffetteria nella corte del museo. |