Nell’appuntamento del 5 settembre, saranno
presentati i nuovi lavori (mai esposti
prima) di Marco Baroncelli, fotografo e
videoartista; risalgono all’ultimo triennio
di lavoro (dal 2014 al 2016) e fanno parte
delle serie Alterità in_forme e Into the
mirror. Le stampe delle foto, insieme alla
proiezione di alcuni filmati di videoarte,
saranno visionabili fino all’8 settembre, a
partire dalle ore 21.00; ogni sera sarà
presente l’artista, che potrà accompagnare i
visitatori alla scoperta di dettagli e
fornire informazioni, come in un salotto
d’arte.
Dice Anna Amonaci: «Con la presentazione
dell’opera di Baroncelli colgo l’occasione
di trattare un preciso momento della storia
fotografica, quello – in pieno spirito
moderno - alla fine degli anni ’50, primi
’60, in cui si è affermata la fotografia di
reportage e di ‘denuncia’, imponendosi sulle
ricerche di contenuto estetico e poetico dei
decenni precedenti. Tale linea documentaria,
in fotografia è proseguita quasi dominatrice
incontrastata nel nostro tempo; un tempo
segnato invece, ormai da oltre tre decenni,
dalla post modernità, che in arte, e quindi
nelle ricerche più propositive di
fotografia, mostra forti intenti di
esprimere pienamente valori estetici. Valori
che scaturiscono dalla via sensibile, tesa
in fondo al recupero forte del sentimento.
Dalle composizioni fotografiche e dai video
di Baroncelli, fin dagli anni ‘90, penso si
colga tale intento. È per questo che la
conferenza, che ho intitolato A proposito di
fotografia e arte: per cominciare Marco
Baroncelli, vuol essere la prima di un
percorso che stiamo definendo con Ivan
Margheri della rassegna Confini, con
presentazioni di ulteriori autori, con
relative esposizioni, sotto l’egida di un
progetto più ampio, teso a promuovere una
cultura fotografica di valore estetico ed
etico insieme. Per cominciare, appunto,
presentiamo il lavoro di Baroncelli,
contestualizzandolo, con la lettura storica
di un periodo».
Aggiunge: «L’appuntamento parte dalla
volontà di dare una risposta alla domanda,
che sento sempre più urgente al giorno
d’oggi: si può fare dell’arte una questione
morale? Un punto di rinascita etica? Sono
voluta partire da Marco Baroncelli perché
credo che l’artista sia protagonista di una
ricerca nuova, con la quale abbandona la
ripresa da cavalletto per fotografare in
maniera più diretta e spontanea. Piuttosto
che reportage, con intenti documentari
oggettivi, egli preferisce fissare momenti
transitori di umanità fragile, fatta di
attimi e di emozioni, di sentimenti e di
abbandoni, che presenta in dittici e
polittici. Lui ferma così in un continuo
variare di messa a fuoco tracce di armonie,
colte nella frammentarietà del quotidiano».
Marco Barracelli è nato a Prato nel 1967, e
attualmente residente a Roma. Le sue prime
esperienze fotografiche risalgono alla fine
degli anni ‘80, quando frequenta la scuola
Dryphoto a Prato. Dopo un inizio in cui
propone immagini di paesaggio alla maniera
di Luigi Ghirri, avvia alla metà dei ‘90,
una ricerca nuova che si rivela nella serie
Lapsus linguae (1998). Da qualche anno si
avvale anche del supporto video con effetti
sonori, sicché le immagini si succedono con
uno scorrere di impressioni, trasfigurando
le cose in attimi di bellezza; sono scenari
insoliti, quasi un universo parallelo, fatto
di armonie che l’occhio comune non coglie.
Al suo attivo conta diverse esposizioni
personali e collettive.
Anna Maria Amonaci ha studiato con Carlo Del
Bravo e Mina Gregori, laureata in Storia
dell’arte medievale e moderna all’Università
di Firenze, si è perfezionata in Critica
all’Università Cattolica di Milano, insegna
dal 2001 Storia della fotografia presso
l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano.
Dopo essersi occupata di arte e di
architettura del Quattro/Cinquecento e del
Settecento, si è dedicata alla fotografica
seguendone il processo storico dagli inizi
ai giorni odierni in rapporto alle altre
espressioni artistiche. A suo attivo conta
scritti di saggistica e repertori di storia
dell’arte, oltre a cataloghi di mostre
collettive e personali di autori
contemporanei. All’attività di ricerca
unisce quella di curatrice per istituzioni
pubbliche e private; collabora inoltre a
riviste e a quotidiani.
La rassegna Confini, giunta alla tredicesima
edizione, espone annualmente opere
fotografiche sperimentali, ottenute con
l’utilizzo di diversi mezzi tecnologici,
forte di un network nazionale di
associazioni e gallerie di ambito
fotografico. A cura dell’associazione
culturale PhotoGallery di Firenze e
MassenzioArte di Roma, dopo il capoluogo
toscano si sposta ogni anno a Roma, Milano,
Pistoia, Genova, Trieste, Cosenza,
Catania/Caltagirone, Venezia Mestre, grazie
alla collaborazione di partner culturali
locali. Le immagini di Confini vengono
esposte sul sito www.photogallery.it e su
www.confini.eu, in contemporanea alla prima
inaugurazione “fisica”. Attraverso un bando
pubblico sul portale photographers.it,
vengono selezionati artisti che nel loro
percorso creativo utilizzano il linguaggio
fotografico per indagare i confini, appunto,
tra la fotografia e le altre forme di
espressione artistica. Una fotografia che
non documenta e spesso non rappresenta il
reale, ma riflette una dimensione personale
e intima. Quest’anno in esposizione le opere
di Alessandra Calò, Silvio Canini, Luciano
D’Inverno, Luca Palatresi, Giovanni
Presutti, Collettivo Synap(see).
Ingresso libero. È consigliata la
prenotazione al numero 347 3333456. |