Gli scatti,
tutti in bianco e nero, raccontano il
rapporto fra Leonard Freed e l'Italia -
terra che ha amato profondamente e che lo ha
ospitato per oltre quarantacinque soggiorni
- tappa importante della sua autorevole
carriera.
Emerge dai suoi lavori, colmi di sentimento,
una colossale forza che si scorge nei volti
e nelle inquadrature, ritratti in maniera
realistica e liberi da stereotipi, ma dotati
di grande sensibilità ed umanità.
"La storia d'amore" con l'Italia, così come
lui stesso la definiva, ha inizio tra il
1952 e il 1958, quando, mosso dall'interesse
per l'arte, compie i primi viaggi in Europa
e scopre la passione per la fotografia.
Da sempre attratto dallo studio della natura
umana, dei comportamenti, dei caratteri,
s'innamora da subito degli italiani che ne
incarnano le differenti tipologie e che ha
modo di osservare anche nella Little Italy
di New York, dove si trasferisce nel 1954.
Passano quindi in secondo piano i paesaggi,
l'arte, l'architettura, la politica, che
rappresentano lo sfondo della sua
personalissima analisi della società.
La ricerca di Leonard Freed, sensibile
all'antropologia culturale e all'indagine
etnografica, scaturisce dalla necessità di
ritrovare il senso delle proprie origini
attraverso lo studio di comunità
tradizionali. Ne deriva il suo esser
affascinato dalla vita della gente comune,
dal calore e dalla spontaneità che si
osserva negli scatti che immortalano
lavoratori siciliani, persone che
passeggiano, bambini che giocano o che vanno
a scuola, uomini e donne che compiono i
gesti tipici della loro quotidianità,
soldati, aristocratici veneziani e romani.
La sua analisi trasversale della società
offre uno spaccato di 50 anni di storia,
dove se da un lato sono evidenti i
cambiamenti e le differenze socio-economiche
legati al trascorrere degli anni, dall'altro
si percepisce una continuità gestuale che
esula dal passare del tempo. Gli
atteggiamenti, le espressioni, i gesti
appaiono come cristallizzati in un passato
che diviene presente.
Il suggestivo percorso espositivo offre
quindi una minuziosa descrizione della
popolazione italiana, dove a scene di uomini
che spingono carretti di legno - per il
trasporto di frutta nella Little Italy di
New York degli anni '50 o nel frettoloso
spostamento di un enorme pesce nell'assolata
Sicilia degli anni '70 - si alternano scene
di semplice rilassatezza. Lo si scorge negli
scatti con persone sedute davanti alla
propria abitazione o nell'immagine di un
uomo intento ad offrire prodotti tipici
(Sicilia, 1974), secondo i costumi
dell'ospitalità mediterranea.
Spiccano opere dal gusto vivace e ironico in
cui i preti giocano a tirarsi palle di neve
in Piazza San Pietro (Roma, 1958), o dove
tre cani attendono di entrare in una
Farmacia (Venezia, 2004) o, ancora, una
movimentata panoramica su un gruppo di
ragazzini, divertiti dall'esplosione di
petardi (New York, 1955). Il carattere
poetico e riflessivo, ma al contempo di
estrema forza, è trasmesso da Napoli, 1956:
il ritratto di una ragazza dallo sguardo
espressivo fisso in camera si staglia sullo
sfondo di un gruppo di donne che guardano
all'orizzonte. Della stessa carica emotiva,
seppur priva di sguardi e di espressioni
dirette, è Firenze, 1958, che cattura un
momento di riposo di tre giovani soldati
seduti su un ponte della città, avvolta da
una leggera foschia.
Del rapporto con la fotografia e con i suoi
soggetti Leonard Freed aveva un'idea molto
chiara e affermava infatti: "Sono come uno
studente curioso, che vuole imparare. Per
poter fotografare devi prima avere
un'opinione, devi prendere una decisione.
Poi quando stai fotografando, sei immerso
nell'esperienza, diventi parte di ciò che
stai fotografando. Devi immedesimarti nella
psicologia di chi stai per fotografare,
pensare ciò che lui pensa, essere sempre
molto amichevole e neutrale". E ancora:
"Voglio una fotografia che si possa
estrapolare dal contesto e appendere in
parete per essere letta come un poema".
La mostra Leonard Freed. Io amo l'Italia è
corredata da un volume italiano-inglese,
riccamente illustrato, edito da Admira
Edizioni.
Centro Saint-Bénin
La struttura espositiva, diretta da Daria
Jorioz, dirigente regionale dell'Assessorato
dell'Istruzione e Cultura, è aperta al
pubblico sin dal 1986. Le esposizioni
temporanee sono ospitate negli ambienti
della seicentesca cappella del complesso
monumentale del priorato di Saint-Bénin,
fondato intorno all'anno Mille e diventato a
partire dal 1604 Collegio di studi
superiori. Per più di tre secoli il "Collège
Saint-Bénin" alimentò la cultura locale e
formò la classe dirigente laica della Valle
d'Aosta. Secondo la tradizione, fu proprio
dai Benedettini di Saint-Bénin che S.
Anselmo apprese i primi rudimenti della
cultura e coltivò la vocazione che lo
avrebbe portato sul seggio primaziale di
Canterbury.
L'edificio, restaurato dalla Soprintendenza
per i beni e le attività culturali della
Valle d'Aosta, presenta ancora l'antico
campanile romanico a bifore del XII secolo e
conserva al suo interno un sontuoso altare
barocco ornato da colonne tortili.
Il Centro Saint Bénin di Aosta ha offerto al
pubblico numerose mostre dedicate all'arte
moderna e contemporanea nazionale e
internazionale ed ha ospitato diversi
importanti artisti quali: Arturo Martini,
Francesco Messina, Felice Casorati, Antonio
Canova, Auguste Rodin, Maurizio Cattelan,
André Derain, Maurice De Vlaminck, Damien
Hirst, Anish Kapoor, Wolfgang Alexander
Kossuth, Shirin Neshat, Mimmo Paladino, Giò
Pomodoro, Giorgio De Chirico, Andy Warhol.
Coordinate mostra
Titolo Leonard Freed. Io amo l'Italia
A cura di Enrica Viganò
In collaborazione con Leonard Freed Archive,
New York e Admira, Milano
Sede Centro Saint-Bénin - Via Festaz 27,
Aosta
Date 21 maggio - 20 settembre 2016
Inaugurazione venerdì 20 maggio, ore 18
Orari tutti i giorni dalle 9 alle 19
Catalogo italiano-inglese, edito da Admira
edizioni (in mostra € 34)
Ingresso € 6 intero, € 4 ridotto, € 3 per i
soci del Touring Club Italiano e Alpitur,
gratuito per minori di 18 anni e scuole
Ingresso cumulativo con la mostra Enrico Baj.
L'invasione degli ultracorpi, (11 giugno - 9
ottobre 2016) al Museo Archeologico
Regionale di Aosta al costo di € 10 intero e
€ 6 ridotto.
Informazioni al pubblico
Regione autonoma Valle d'Aosta - Assessorato
Istruzione e Cultura
Attività espositive: tel. 0165.274401 /
u-mostre@regione.vda.it
Centro Saint-Bénin: tel. 0165.272687
www.regione.vda.it |