Il “testo”
topico, come amava definirlo lo stesso
Pirandello, che meglio di ogni altro
racconta il dramma della “maschera” come
stratagemma dell’esistenza, e dell’identità
o, per meglio dire delle molteplici
identità, e che interpreta, in assoluto, la
complessità dell’individuo moderno.
Il Vitangelo Moscarda (per gli amici Gengè)
interpretato da Lo Verso, così come nel
riadattamento del testo di Alessandra Pizzi
(che cura anche la regia dello spettacolo) è
un uomo di oggi, vaga nelle difficoltà della
quotidianità, alla ricerca di conferme
esterne, sino alla conquista della
consapevolezza del proprio Sé che è l’unico
vero traguardo dell’esistenza.
Come nel romanzo di Pirandello, il pretesto
è “un appunto”, un’osservazione banale che
viene dall’esterno: una critica al proprio
naso. Il dettaglio fisico, di per se
insignificante, acquisisce invece un
significato unico ed eccezionale intorno a
cui dipanare i dubbi di un’esistenza: tutti.
Ecco quindi che il Moscarda di Enrico Lo
Verso, diventa l’eroe di oggi nel tentativo
di cercarsi, di aversi, di essere per sé
uno. Le cento maschere della quotidianità,
lasciano il posto alla ricerca del SE’
autentico, vero, profondo. La vita si apre,
come in un gioco di scatole cinesi, e nel
fondo è l’essenza. Abbandonare i centomila,
per cercare l’uno, a volte può significare
fare i conti con il nessuno, ma forse è un
prezzo che conviene pagare, pur di
assaporare la vita.
Da qui l’idea di una nuova e originale messa
in scena, volta a rendere la “perennità” del
messaggio, l’atemporalità del protagonista
che è uomo di ieri, di oggi di domani.
L’allestimento minimale lascia allo
spettatore la possibilità di completare la
scena con suggestioni che la voce e il testo
sanno produrre. Il linguaggio moderno,
privato degli arcaismi della stesura
originale del romanzo, risente
dell’inflessione della cadenza Siciliana:
l’omaggio di Enrico Lo Verso a Pirandello e
alla sua Terra. L’interpretazione “pulita”,
immediata, “schietta” è volta a sottolineare
la contemporaneità di un messaggio
universale, univoco, perenne: la ricerca
della propria essenza, dentro la giungla
quotidiana di omologazioni; la voglia di
arrivare infondo ed assaporare la vita,
quella autentica, oltre le imposizioni
sociali dei ruoli; la paura di essere soli,
fuori dal grido sociale della massa ed,
infine, il piacere unico, impagabile della
scoperta del proprio “uno”: autentico, vero,
necessario. Il Vitangelo Moscarda
interpretato da Lo Verso diventa uomo di
oggi, di ieri, di domani. Ed il testo
diventa critica di una società che oggi,
come cento anni fa quando il romanzo fu
concepito, tende alla partecipazione di
massa a svantaggio della specificità
dell’individuo. Ma la sua è una storia con
un finale positivo, con la scoperta della
possibilità concessa ad ognuno di trovare se
stesso, dentro la propria bellezza.
L’interpretazione, non manca di ironia,
sagacia, umorismo, per una messa in scena
mutevole in ogni contesto, nel rapporto
empatico con il luogo e con chi ascolta e
che dà forma ad un personaggio, che è uno,
centomila o nessuno, tutti per la prima
volta affidati al racconto di una voce.
Lo spettacolo, tratto dal romanzo di Luigi
Pirandello, con l'adattamento e la regia di
Alessandra Pizzi, è una produzione ERGO SUM.
In tournèe con uno straordinario successo di
pubblico e critica, e dopo circa 20 repliche
sold out, sarà in scena al Teatro Mercadante
di Altamura domenica 13 novembre (ore
21.00).
Info e prevendite: Teatro Mercadante –
Altamura
(080 310 1222),
www.bookingshow.it |