L’ESTETICA
DELLA TRASFORMAZIONE PERPETUA
Come il
principe dei nembi è il Poeta che, avvezzo alla tempesta, si ride
dell'arciere: ma esiliato sulla terra, fra scherni, camminare non può per le
sue ali di gigante. (Charles Baudelaire)
L’opera di Daniele Perilli nasce da un gesto
puro e di antica memoria, un gesto unico e irripetibile che plasma la
materia per infondervi la vita.
L’abilità tecnica e la
pratica manuale sono requisiti storicamente legati all’opera d’arte e ad
essa necessari. Tale condizione, però, sembra venire meno in un’era
iper-tecnologica come la nostra, in cui la simulazione si sostituisce
all’esperienza del mondo e il simulacro della realtà ne fa le veci.
In uno scenario come
questo, gesti eclatanti privi di sentimento ed emozione e fredde analisi
concettuali fanno dell’opera un fuoco fatuo e dell’artista una sorta di
anatomopatologo che è intento a manipolare i pezzi di un mondo decaduto, per
decretarne, nella maggior parte dei casi, l’irreversibile morte.
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Da tale punto Daniele
Perilli, insieme ai membri del movimento Neutralista, intende ripartire per
creare una nuova dimensione estetica e umanistica, che sia in grado di
ridefinire la percezione del mondo e le regole della sua rappresentazione.
Il Neutral-ism, che si
propone come punto d’equilibrio tra esperienze culturali diverse e come
inedita sintesi di linguaggi artistici che hanno caratterizzato la
contemporaneità, dal Concettuale all’Informale. Idea ed emozione, dunque,
divengono il centro gravitazionale di un’arte necessaria all’occhio e allo
spirito, che non vuole essere la mera espressione reiterata di un mondo
inflazionato dalle immagini. L’opera neutralista è oscura e misteriosa, come
lo sono l’anima e la natura, essa è portatrice di un sistema di valori nuovo
e complesso, che ha nell’uomo e nella conoscenza la propria ragion d’essere.
I dipinti di Daniele
Perilli sono di matrice astratta, ma vanno ben oltre la radice Informale.
Essi, infatti, non rinnegano la forma, ne accolgono la disgregazione,
facendosi interpreti d’inaspettate metamorfosi. La sua pratica artistica si
nutre del tempo, di piccoli gesti ripetuti con abilità certosina, frutto di
una tecnica rigorosa e segreta che mescola la tradizione pittorica
all’investigazione alchemica. Impercettibili variazioni luminose e
cromatiche, ottenute con colori acrilici e oli, danno luogo a un magma di
materia, che amorfo e caotico sembra espandersi sulla tela.
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Una forza
centrifuga domina le composizioni, mai suddivise in piani
prospettici. La colorazione, che talvolta tende alla monocromia,
rappresenta l’idea stessa del colore, puro e slegato da
qualsiasi superficie, evocando così lo spazio assoluto della
pittura.
Le sue strutture sono
apparentemente semplici, simili a un supporto accartocciato che tenderebbe a
scomparire se egli non offrisse, qua e là, degli appigli. Orizzonti incerti e
figure indeterminate emergono silenziosi, frutto di una tensione intrinseca che
spinge la forma verso una crescita e una rigenerazione senza fine. La
composizione finale è dinamica e vibrante, animata da un’energia sotterranea e
primigenia, responsabile di quel processo miracoloso e sorprendente che è il
divenire della forma. Dal magmatico ammasso di materia fuoriescono abbozzi di
figure: animali, unicorni, pesci, uccelli, conchiglie e uova, manifestazioni,
queste, della vita stessa, che si perpetua attraverso infinite forme e processi
metamorfici.
L’esistenza è per Daniele
Perilli un percorso transitorio, situato tra la nascita e la morte. È
l’itinerario che tutti, uomini, materiali e organismi, compiono attraverso un
tempo e uno spazio indefiniti, a cui sono solo parzialmente e fatalmente legati.
Nelle sue opere, dunque, la
forma è sospesa tra passato e futuro, ordine e disordine, creazione e
distruzione. Il futuro è racchiuso nell’attesa della configurazione della forma,
il passato, invece, nelle sue fascinose rovine, nei fossili, nei relitti e negli
spettri che di essa conserva la memoria. Così egli dà luogo a una collisione
temporale che, similmente al processo di fusione nucleare, è all’origine
dell’universo, dei suoi cicli e del suo destino. Le macerie, simbolo di un mondo
in disgregazione, divengono in tal modo fondamenta su cui edificare una nuova
immagine e una nuova realtà.
Il
gesto di Daniele Perilli è veicolo dei misteri del cosmo, di cui la sua arte si
fa partecipe, affrancandosi dal ruolo di muta testimone o semplice replica,
fedele o distorta, del mondo in cui viviamo.
Il linguaggio statico della
pittura potrebbe a prima vista sembrare un mezzo inadeguato a rappresentare la
realtà in tutte le sue dinamiche sfaccettature. I dipinti necessitano di tempi e
modi di fruizione lenti e contemplativi, diversi rispetto a quelli frettolosi e
bulimici a cui il mercato e i circuiti dell’arte contemporanea ci hanno, troppo
spesso, abituato.
La pittura di Perilli è
disarmante e intima, come lo è la poesia. Al pari di quest’ultima nasce nella
solitudine e nella sofferenza, non cerca mirabilia o effetti speciali, ma ci
pone a tu per tu con il nostro essere e la transitorietà dell’esistenza. La sua
opera catalizza lo sguardo rapito e attonito dello spettatore, rendendolo parte
consapevole del mistero della vita e della sua segreta sorgente e innalzandolo
verso una sfera universale.
A Marcel Duchamp è stata
attribuita la frase «stupido come un pittore», ma forse siamo noi troppo
«stupidi» o distratti per la pittura, soltanto il tempo potrà dirlo; del resto
come scrisse Théophile Gautier «tutto passa, solo l’arte robusta è eterna».
Jenny Dogliani
RossoCinabro
Via Raffaele Cadorna 28
00187 Roma
tel. 06 60658125
www.rossocinabro.com
a cura di Cristina Madini
catalogo in mostra testo di
Jenny
Dogliani
opening 6 dicembre ore 17:00
incontro con l’artista 11
dicembre ore 17:00
ingresso libero
aperto da lunedì a sabato
12-19:30
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