Con
Gianni Ascione (Puccetto), Massimo Finelli (Olopierno), Ettore
Nigro (Cantore),
Monica
Palomby
(Cantrice), Simona Barattolo (Perpetua)
voci
Leila D’Angelo e Giuseppe De Liso.
Regia
Massimo Maraviglia
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Puccetto e Olopierno
è un’antifavola che ha per protagonista un Orco,
Olopierno, e un Dàimon, Puccetto, che s’incontrano
qualche briciolo d’eterno prima che l’Orco tiri le
cuoia. Olopierno è malato, forse perché ha mangiato
troppo o male o entrambe le cose, o forse perché ha
vissuto distrattamente, rinunciando ai suoi talenti per
concentrarsi ad ammazzare le mosche sue ignare nemiche.
La sua storia è già scritta e nessuna delle sue
improbabili magie gli consentirebbe di cancellarla e poi
riscriverla.
Ma se una storia è già scritta, ciò non
toglie che la si possa interpretare nel migliore dei
modi.
«Interpretare nel migliore dei modi è
davvero un lavoraccio che Olopierno – come tutti gli
orchi – non si è reso conto di dovere, potere, sapere,
voler fare. E poi per cosa, visto che qualsiasi cosa si
scelga di fare è oggetto d’obolo da meretrice?
Se un senso manca, perché cercarlo?
Perché cercare l’oro nelle proprie vene quando a un
costo meno oneroso lo si può acquistare ovunque?
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Rinunciare
a cercare vuol dire ammalarsi, l’orco lo sa e per questo nega a se stesso
d’essere ammalato, perché a dispetto di tutto non vuole ancora rinunciare a
un’altra possibile storia.
Ora, perché
la propria storia diventi un’altra, diventi d’altri, ci vuole un salto per
scavalcare il solco, ma Olopierno è goffo e camuffato a se stesso, e allora non
gli resta altro da fare che cavalcare il suo malestrìno a dondolo,
ripercorrersi, ubriacarsi di fandonie mescidate a verità (ove mai abbia un senso
distinguere le due), raccontare le sue sconclusionate favole al poroso Puccetto,
suo dàimon ed altro possibile se stesso, forse per farlo addormentare una volta
e per sempre o, forse, per cercare di guarirlo dal male distratto di vivere».
Massimo
Maraviglia
Nota di
regia
L’orco
dissemina monetine nella sabbia, poi le ritorna a scavare, le cerca, le rigetta,
ed è esattamente quello che dovrebbe fare lo spettatore con le parole di questo
testo intenzionalmente letterario e antiteatrale, che nella scrittura scenica si
trasforma in una partitura di contrappunti e dissonanze, in pesi speculari e
invertiti di suoni e gesti che cercano, nell’esercizio degli eccessi, un centro
di levità transeunte.
Cercare
microindizi in ciò che accade nella penombra, nei gesti che da un personaggio
all’altro rimbalzano, scegliere – come lo stesso orco invita a fare – i tasselli
disseminati per poi ricompilare i sensi da restituire a Puccetto e Olopierno,
magari perché non sia la sempiterna storia del chi vince e del chi perde. È
questo il gioco.
Musiche:
Canio Fidanza
Scene:
Nicola Di Fiore
Costumi:
Annalisa Giacci
Disegno luci:
Ettore Nigro
Assistente alla regia:
Patrizia Eger
Direzione tecnica:
Armando Alovisi
Prezzo biglietto: 10 euro
Infoline: 081 30 31 305
dal lunedi al venerdi dalle 16 alle 21/
incrociarti@gmail.com
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